Iron Maiden: trionfo a Roma - Recensione, scaletta e video
Gabriele Antonucci
Musica

Iron Maiden: trionfo a Roma - Recensione, scaletta e video

La band capitanata da Bruce Dickinson ha trascinato per due ore di pura adrenalina i 20.000 spettatori del Postepay Sound Rock in Roma

I nuovi brani di "The book of souls" non sfigurano accanto ai classici del gruppo inglese

C’è un ristretto gruppo di concerti che, a prescindere dai personali gusti musicali, vanno visti almeno una volta nella vita. Uno di questi è certamente il live degli Iron Maiden, gli alfieri dell’heavy metal, che dal 1980, anno del folgorante album di debutto eponimo, portano avanti con assoluta coerenza e onestà il loro adrenalinico stile musicale, unendo almeno due generazioni di fan.

Spesso, nei concerti delle band con diversi lustri sulle spalle, i brani nuovi sono vissuti quasi come uno scotto necessario per arrivare finalmente ai grandi classici del passato. Non è stato così per l’esibizione di ieri degli Iron Maiden a Roma, dove i nuovi brani dell’eccellente The book of souls, già metabolizzati e imparati a memoria dai fan,  si amalgamavano alla perfezione con gli evergreen della ricca produzione discografica dei Maiden.

Vedendo l’atmosfera giocosa e il sano divertimento degli spettatori al Postepay Sound Rock in Roma, fa sorridere che nel 1982, anno di usicta del capolavoro The number of the beast, la band inglese sia stata accusata di satanismo. Nell’esecuzione dell'iconica canzone il caprone con le corna, tradizionalmente indicato come il simbolo del demonio, è in realtà un pupazzo di gomma dall’aria buffa e innocua, che scoppia al termine del brano.

Nell’era del digitale e delle scenografie ultratecnologiche, fa sorridere come i Maiden, a cui certo non mancano le possibilità economiche, si affidino ancora a teloni teatrali con le varie declinazioni del mostro Eddie e a pupazzi di gomma, una scelta volutamente vintage in perfetta continuità con i gloriosi anni Ottanta, il decennio di massimo splendore per il metal.

Il concerto prende il via poco dopo le 21, introdotto dalle note registrate di Doctor Doctor degli Ufo. L'entrata in scena dei Maiden è una scarica di adrenalina, con Bruce Dickinson, reduce un anno fa dalla vittoriosa  lotta contro un cancro alla gola, che corre a perdifiato da una parte all'altra del palco mentre canta If Eternity Should Fail e Speed of the dead, coinvolgendo ed esaltando gli spettatori.

"Benvenuti a Roma, benvenuti al tour di The book of souls -saluta il frontman/pilota- Oltre ai brani del nuovo album, faremo anche delle canzoni del passato. Chi era nato di voi quando è uscito The number of the beast nel 1982? Non dire sciocchezze(indica uno degli spettatori delle prime file n.d.r), tu al massimo avrai 16 anni!”. Un boato accompagna le prime battute dell’oscura Children of the damned, cui segue l'emozionante Tears of a clown, dedicata al compianto Robin Williams.

Il coinvolgimento del pubblico, che accompagna con un coro da stadio la linea melodica di ogni brano, è totale, e gli Iron Maiden appaiono in forma smagliante, con il bassista e fondatore Steve Harris che incita gli spettatori a ogni canzone, mentre il chitarrista ritmico Janick Gers balla tutto il tempo e fa le piroette con la sua inseparabile sei corde. Eccellenti sia le luci del palco che il suono, potente e chiaro,due marchi di fabbrica dei live targati Maiden, una macchina perfettamente oleata in ogni suo più piccolo meccanismo.

Divertimento e affiatamento sono le parole chiavi del concerto, con Dickinson incontenibile nei suoi travestimenti da scimmia e da combattente di wrestling, sorretto in modo impeccabile da un muro di chitarre e da una ritmica prodigiosa.

“C’era una volta l’Impero Romano -sottolinea il frontman- ma poi è caduto, come tutti gli altri imperi. Ogni impero cresce e ogni impero cade, è inevitabile. Questi stronzi vogliono costruire nuovi imperi, ma noi vogliamo solo bere birra. In ogni caso, siate gentili con le persone quando le cose vi vanno bene, in modo che non vi volteranno le spalle nei momenti di difficoltà”.

Il concerto è un crescendo di emozioni, che si chiude con due brani cult come Fear of the Dark e Iron Maiden, quest'ultimo tratto dal loro album di debutto del 1980che fanno scattare l'inevitabile "pogo", il caratteristico ballo dei metallari.

Il bis, davvero fenomenale, da solo vale il prezzo del biglietto, con il tris The Number of the Beast, Blood Brothers e Wasted Years. Blood brothers viene introdotto da un lungo e apassionato discorso di Bruce Dickinson: "Siamo felicissimi di essere qui a Roma, dopo 72 date di un tour incredibile. Per fortuna siamo tutti vivi,nessuno è morto, nessuno è stato accoltellato (chiaro il riferimento agli ultimi tragici fatti di cronaca n.d.r.). Noi siamo qui per l'amore per la musica e per la famiglia, non ci interessa cun cxxxo da dove veniate, di che religione siete e del vostro colore della pelle, ciò che importa è che noi siamo frateli di sangue".

Un discorso che, al di là della musica, spiega bene la magia della famiglia allargata degli Iron Maiden che, dal 1980, si arricchisce ogni anno di nuovi parenti. [Cliccare su Avanti per Scaletta e Video]

Setlist del concerto al Postepay Sound Rock in Roma del 24 luglio

Doctor Doctor

(UFO song)

If Eternity Should Fail

Speed of Light

Children of the Damned

Tears of a Clown

The Red and the Black

The Trooper

Powerslave

Death or Glory

The Book of Souls

Hallowed By The Name

Fear of the Dark

Iron Maiden

Encore:

The Number of the Beast

Blood Brothers

Wasted Years

Powerslave

Fear of the dark

Wasted years

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Gabriele Antonucci