Intervista a Carlito e Ze: "Ecco il primo tg dedicato all'hip hop italiano"
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Intervista a Carlito e Ze: "Ecco il primo tg dedicato all'hip hop italiano"

Gli inventori del sito Hano.it raccontano il genere dal 2002 e presentano un nuovo format video per raccontare tutte le news della scena italiana

Uno spazio nato quasi per gioco, per raccogliere materiale alle serate milanesi dello Show Off. Ze e Carlito sono gli ideatori di www.hano.it , il portale di riferimento dell'informazione sulla musica rap e su tante realtà della cultura hip hop italiana. Dopo aver creato una community che unisce decine di migliaia di appassionati il progetto diventa ambizioso. Su youtube è stato infatti lanciato il tg settimanale del portale con un vero e proprio notiziario su dischi in uscita e curiosità che riguardano gli artisti. Panorama.it ha intervistato Ze e Carlito, per una volta protagonisti dopo tanti anni impegnati per dare spazio a nuove generazioni e artisti che con il tempo hanno trovato il successo discografico.

Come è nato il progetto Hano.it?

Carlito: E' nato nel 2002, io avevo ancora i capelli! Prima c'era stato Grottesque Kingdom, il nostro primo spazio su HotMc. Il nome del sito attuale nasce invece da un trittico di maschere che portavamo in giro durante le serate dove registravamo i video di freestyle. Il tutto è nato grazie a Bassi Maestro, Rido e Supa con lo Show Off che ci ha dato la possibilità di farci conoscere e raccogliere un sacco di materiale. Abbiamo coinvolto un po' di gente, noi siamo stati i primi a fare un po' di informazione sulla scena hip hop italiana.

Ze: Nel nostro primo progetto sul web avevamo un limite di spazio, mettevamo video di freestyle girati allo Show Off e in contesti simili. Poi caricavamo tutto on line nel nostro topic di HotMc "La grotta". La gente scaricava talmente tanto il nostro materiale che finivamo sempre lo spazio. Dopo l'avvento dei social network non potevamo più fare solamente un forum e così abbiamo deciso di lanciarci in un progetto più grande. Carlo cura più la parte di pubbliche relazioni e fa le video interviste, io penso più a quella tecnica del web, anche se quello che vogliamo pubblicare lo vediamo insieme. Abbiamo visioni e gusti opposti anche se a volte capita di essere d'accordo.

Come vi siete avvicinati al genere hip hop?

Carlito: Mi sono avvicinato all'hip hop con "Aspettando il sole" di Neffa, ho cercato un supporto emotivo nel rap. Poi sono passato ai Sottotono e con il tempo ad uscire in piazza, conoscere gente della scena. Io e Ze ci siamo conosciuti al parco Sempione dove lui era bravissimo a dipingere, non ho mai capito perché ha smesso. Anche la scena genovese mi ha aiutato tantissimo perché le mie origini sono mezze liguri.

Ze: Da quando ero bambino ho abitato in una zona molto attiva e vicino casa avevo writers come Cone della SAD, mi piaceva di brutto lo stile hip hop e il writing, poi in prima superiore un mio compagno mi ha passato i Public Enemy e da lì è iniziato il tutto.

Quali sono gli artisti con cui avete creato anche un rapporto d'amicizia?

Ze: Amicizie poche, buoni rapporti tanti. Perché alla fine ci si vede per lavorare. Le persone che diventano amiche le trovi prima, non sul lavoro. Le eccezioni sono gli Hugaflame, Dydo, Hegokid, Albe Ok e Kamo ma in generale abbiamo un rapporto unicamente lavorativo con gli artisti. E' anche vero che tanti artisti con il tempo si sono dimenticati di noi quando prima erano loro a cercarci. Per esempio Universal, quando è uscito il primo disco di Fabri Fibra ci ha invitato in sede e fatto intervistare l'artista, probabilmente perché non sapevano il successo che avrebbe potuto avere. Tanti artisti quando escono abbandonano le realtà di settore, sbagliando, perché oggi sei famoso ma domani chissà...

Carlito: Per tante cose siamo stati tra i primi ad avere certe intuizioni. Entics lo abbiamo lanciato noi, prima che Vacca lo portasse in tour. Il suo primo progetto era stato prodotto quasi tutto da me. Alcuni artisti sono arrivati a considerarci in maniera negativa perché pensano che sfruttiamo la loro immagine invece vogliamo unicamente informare su un genere musicale.

Come sono cambiati i vostri rapporti con gli artisti dopo il boom del genere rap negli ultimi anni?

Ze: Ci sono due grandi generi: gli artisti che fanno le star perché effettivamente lo sono e quelli un po' meno famosi che tendono ad arrivare in alto oppure ad autodefinirsi underground. Il discorso sull'essere o meno underground si spaccia per una questione di contenuti ma anche negli artisti main ci sono concetti e idee. Ad esempio Fedez, nell'ultimo disco ha toccato tanti tasti e tanti argomenti facendo un prodotto di livello.

Carlito: In questo periodo l'artista che si definisce underground è una questione politica e di etichette. Ci sono artisti main che hanno molto spessore, anche io sono rimasto sorpreso dal disco di Fedez che ha diversi testi impegnati e tante idee. Il rap di oggi spesso è basato su autocelebrazioni e sdegno nei confronti della classe politica ma la parola underground ha perso un po' troppo il suo valore originale.

Cosa ne pensate delle trasmissioni Amici e Spit che hanno scelto di puntare forte sul rap?

Carlito: Mtv è il Mac Donald della musica quindi c'è di tutto. Il punto principale è che però sono programmi che creano odience, il rap ora è un fenomeno ma il rischio è quello che diventi un fenomeno da baraccone. Mtv aiuta molto come trampolino di lancio, l'esempio è Moreno che dopo Spit è finito da Maria De Filippi. Adesso il web permette di diffondere molto la propria musica ma in tanti casi si diventa famosi perchè si è derisi, guardiamo gente come Spitty Cash o Lil Angel$. La mia paura è quella, l'hating mediatico. Sono due programmi che ti propinano i cheeseburger ad un euro spacciandoli per piatti di qualità. E poi nel caso di Spit non ha senso avere in giuria artisti che con il genere non centrano nulla come Max Pezzali, che è l'imbucato del genere rap di oggi e Morgan un tossico a piede libero. Noi non critichiamo i concorrenti nel modo più assoluto ma quello che gira intorno ai soldi viene sempre fuori un po' snaturato.

Ze: Il rap in tv piace, il problema è come lo fai. Adesso viene fatto per fare lo spettacolo a tutti i costi. Spit è figo ma ci sono scelte opinabili: Ensi e Paola Zukar ne sanno tantissimo ma Morgan e Max Pezzali non c'entrano nulla. Sono artisti che sono grandi musicisti e compositori ma il rap è un'altra cosa. E il freestyle è un'altra cosa ancora. Bisogna chiamare persone esperte, ad esempio Bassi Maestro, Il Danno, Emis Killa. Ensi che è il miglior freestyler ma a Spit ha fatto i suoi peggiori freestyle di sempre e anche altri artisti bravi hanno fatto peggio del solito. Sicuramente c'è l'effetto filtro e della telecamera che limitano la spontaneità.

Da poco avete aperto anche un'etichetta discografica come nasce questo progetto?

Carlito: L'etichetta è sempre stata un nostro pensiero, già dal freedownload marchiavamo tanti artisti. Siamo stati i primi a mettere musica scaricabile gratuitamente e adesso abbiamo avuto un contatto con Zimbalam che ci ha dato la possibilità di finire su tutti i digital store. Questa è un'arma a doppio taglio perchè personalmente non mi aspettavo ci fosse tutto questo sbattimento dietro. Con Dydo abbiamo ottenuto ottimi risultati.

Ze: Il lato negativo è che tante, troppe persone che seguono il rap fanno anche rap. Quindi un portale che mette sotto etichetta un artista viene visto in una luce diversa.

Avete scelto di fare un tg dedicato all'hip hop, come nasce questa idea?

Carlito: Il tg è sempre stato una chiave di lettura del progetto. Il video per me è tutto e adesso, avendo un portale come il nostro, avere un tg è necessario. Abbiamo pensato che una figura femminile fosse naturalmente meglio del sottoscritto. Stiamo migliorando puntata dopo puntata. Sicuramente ci copieranno, ma nel frattempo non sveliamo i prossimi contenuti che saranno un format vero e proprio a cura di Gianluca Simone

Ci sono delle "leggende di strada" della scena rap/hip hop che volete sfatare?

Ze: Si dice sempre che chi arriva in alto sono i raccomandati. Che per il 5% può essere vero ma se non sei bravo non ci arrivi. Quindi secondo me tutte le persone che si vedono in tv  sono effettivamente i più bravi.

Carlito: La leggenda da sfatare è che i Club Dogo non sono più quelli di "Mi fist". Sono anche passati dieci anni, coraggio, guardate oltre...

Spesso siete stati criticati per la scelta dei contenuti, quale è la vostra logica di selezione per il portale?

Ze: La nostra logica è la più inattaccabile che c'è. Noi pubblichiamo i big italiani, che non sono solo i primi dieci in classifica ma tutti i nomi conosciuti. Per noi Hano.it è anche un lavoro e dobbiamo dare un senso anche alle pubblicazioni. Non possiamo mettere il video di un ragazzo di 15 anni che al portale porta dieci click. Perchè saremmo sotterrati di segnalazioni inutili. Non possiamo pubblicare solo chi va a tempo, andare a tempo non vuole dire essere bravi. Tanti dicono che i Dogo e i Fibra fanno schifo ma in cameretta poi li imitano. Noi avendo la pagina Facebook riceviamo anche tante critiche, anche sul fatto di non "spingere" i nuovi artisti. Noi non pubblichiamo sempre i soliti artisti, la nostra è solo una questione di qualità.

Carlito: Adesso va molto di moda l'extra beat, tanti neo rapper lo hanno scoperto ma in pochi sanno farlo. Quindi il consiglio è di non farlo. Per il resto ha detto tutto Ze.

Vi siete mai ritrovati in situazioni spiacevoli a causa di un parere negativo su un disco?

Carlito: All'inizio c'era stata una brutta recensione a Fedez. Lui mi ha scritto insultandomi e minacciando, poi dopo parecchie vicessitudini abbiamo chiarito. Da una parte fa piacere, perché un insulto vuole dire che ti considerano.

Ze: Se scrivi che un disco è bello nessuno ti chiama per ringraziare se sei critico invece se la prendono. I cantanti sono spesso pieni di sé e c'è sempre quello che ti dice "aspetta che ti becco". Da un lato è bello dall'altro è un problema continuo perché si subiscono tante critiche.

Cosa non sopportate del progetto che avete creato e cosa invece vi convince a continuare?

Ze: Secondo me il nostro progetto è il migliore attualmente sul web in Italia. La cosa spiacevole sono la massa di persone dette "haters", chi critica qualunque cosa a prescindere e trasversalmente. Qualsiasi cosa tu pubblichi avrai sempre critiche a non finire. Pensavo che Kaos fosse l'unico inattaccabile, quando ho visto che c'era un commento contro ho capito che non esiste nulla di inattaccabile. Se tanti emergenti non sono su Hano secondo loro è perché non sono raccomandati, ma la realtà è che spesso la qualità è bassa.

Carlito: A me non piace il fatto di non riuscire a dare spazio a sufficienza agli emergenti. Ed è colpa loro. Prendo ad esempio i nostri concorsi dove dopo la scelta del vincitore riceviamo insulti e basta. Per tanti siamo venduti alle etichette ma per essere venduto devi essere pagato. Se fossimo venduti non saremmo a fare un lavoro diverso per vivere. Noi siamo venduti unicamente alla cultura hip hop. Gli emergenti puntano all'estetica ma poi non fanno cose di qualità, il rap spesso è di basso livello. Conta più l'apparenza del contenuto, come nella politica italiana.

Quali sono i progetti futuri e le idee che avete in serbo per Hano.it?

Ze: Il nostro obiettivo è metterci 24 ore su 24 solo su questo progetto. Vorremmo fare tutto in maniera migliore ma ora è faticoso perchè non c'è molto tempo e mancano i soldi. Le interviste di Carlito sono le uniche dove il personaggio che viene intervistato esce fuori per quello che è realmente, una chiacchierata di musica tra due persone qualsiasi. Un punto di vista differente che non parla solo del disco. Se un artista non sa reggere un'intervista con Carlito come fa a credere di poter andare in tv?

Carlito: Abbiamo tante idee e ringraziamo tutti quelli che collaborano con noi. Non siamo figli di papà, abbiamo sempre lavorato e continuiamo a farlo. Le mie interviste sono spesso criticate, tra le più prese di mira quella a Nardinocchi: è stato molto disponibile ma pensava fossi un giornalista serio. Io invece io cerco semplicemente di fare una chiacchierata, con il mio stile e il mio modo di provocare...

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Matteo Politanò