Gerardo Pulli, l'intervista dopo il primo Ep da vincitore di Amici
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Gerardo Pulli, l'intervista dopo il primo Ep da vincitore di Amici

Il vincitore del talent show di Canale 5 si oppone a ogni possibile pregiudizio. A ogni costo

Gerardo Pulli ha vinto "Amici di Maria De Filippi" nell'edizione più difficile, quella che ha visto Alessandra Amoroso trionfare tra i Big e che meno spazio (per ragioni televisive) ha dato ai suoi giovani talenti.

Il talento di Torino, nei negozi con il suo primo Ep che porta esclusivamente il suo nome, è il quinto album più venduto della settimana nella clasifica Fimi. Un risultato abbastanza inaspettato.

Tra un pianto, un'opinione espressa con forza e una voce sempre emozionata e a volte rotta dal pianto, stupisce con nove tracce, tutte sue, di indubbia originalità per avere solo 19 anni. Un nuovo nome sotto la scuderia di Mara Maionchi (e Emi) che si affianca (tra gli altri) a Antonino Spadaccino.

Sull'inciso dell'Ep e nelle sue parole la buona fattura della sua musica di Gerardo non rimane indifferente (cosa molto rara nel suo genere), per non parlare della personalità non convenzionale che per molti respinge, ma che di certo si fa notare (e non si fa dimenticare).

Sembra non avere niente a che vedere con il mood più comune di chi esce fuori da un talent show.

Ti vedi in classifica e cosa pensi?
Che è solo l'inizio, ora devo tornare a casa a fare quello che facevo prima, scrivere. La solitudine è bellissima, l'unica attività sociale che avevo era solo dentro la mia testa. Non mi interessa stare dentro il gregge. Non ho gli impegni di un cantante di successo ora, non sono nessuno e quindi non ho nessuna ragione per pensarmi diverso da prima.

La tua vita non sarà più la stessa, lo sai vero?
La differenza tra il pre e post Amici è solo mentale, sarà mio compito dare importanza alla libertà e fare tutti i sacrifici necessari per la musica solo quanto questi verranno spontanei, guidati solo dalla passione.

Ma almeno sei un po' più felice di prima?
Sono più sereno, ma non meno triste del solito. Il grande traguardo raggiunto non è la gioia di quel momento, ma la possibilità di aver condiviso la mia passione con persone che finalmente mi ascoltavano. Dentro e fuori la scuola.

In questa edizione focalizzata sui big, non ti sei sentito un po' messo da parte?
Quando un ragazzo come me passa dallo stare chiuso in cameretta a cantare all'Arena di Verona, chi si sentirebbe messo da parte? Stare dentro un luogo dove finalmente sono riuscito a dire la mia quando nella vita non l'ho mai fatto è un piccolo miracolo. "Amici" è stato il mio coming out umano e personale. Un neonato pulcino che esce dall'uovo.

Però ti prendi molto, forse troppo sul serio.
Sono conto il buonismo ma sono anche in grado di prendermi in giro. Quando parlo sul serio, però. sono intransigente. Allo stesso modo rispondere alle tue domande e quelle di tutti ha un valore importante. Quando un ragazzo in una tavolata di amici chiede a tutti qualcosa, io non rispondo. Prendo in considerazione solo chi vuole parlare con me, guardandomi negli occhi, perché è interessato a ascoltarmi.

Hai un carattere molto forte, come ti proteggerai da una possibile nomea di antipatico?
Sono un ragazzo come tanti che vuole fare musica, io faccio la mia e continuerò a farla esattamente come prima, quando non ero un nome di "Amici". Ho i miei ideali, ho la mia passione e rifiuto ogni possibile pregiudizio che magari ha investito altri ragazzi finora.

Qual è la tua visione sui tanti pregiudizi verso chi fa un talent show o più nello specifico, "Amici"?
I ragazzi del talent vengono spesso catalogati all'interno dell'insieme "musica commerciale", nella peggior accezione del termine. La musica commerciale in fondo la fanno tutti, anche gli snob che si promuovono usando solo Youtube. I nuovi artisti che remano contro chi fa televisione, dimenticano che anche loro sono un prodotto commerciale, perché esattamente come tutti entrano dentro una visibilità offerta da un sito con degli spot e che guadagna con i click di chi ascolta e guarda i loro videoclip.

Quindi tra chi fa Amici e sta su Youtube non c'è differenza?
C'è solo l'ignoranza di chi non guarda a un talent show come la naturale evoluzione discografica del mercato. È come andare a cavallo quando ci sono le macchine ibride che vanno a energia pulita. Chi dice che la vera musica la fanno solo i Pink Floyd è fuori dal tempo e dal mondo. Sono cose che mi fanno molto arrabbiare.

Cosa è stato per te Amici?
Un vero ufficio di collocamento nello spettacolo. È un programma televisivo, anche, un programma che insegna tanto a chi vi partecipa. Pochi sanno che Amici vuol dire lezioni dalle sette e mezza del mattino e per tutto il giorno, c'è poco relax e lavori sodo. Ma soprattutto hai l'opportunità unica per la difficile situazione economica attuale di fare corsi di canto con professionisti di livello. La gara per me non è mai esistita, c'era solo la volontà di cantare le mie cose. Sì, alle volte sono stato sgarbato, ma è stata la lotta contro me stesso per uscire allo scoperto, a volte in modo brusco.

Alcuni hanno parlato di un Ep che ricorda il primo Vasco Rossi, tu hai detto che non ti sembra per nulla un capolavoro.
Un capolavoro non dev'essere stabilito da chi lo fa, ma al massimo da chi lo ascolta. Non credo che i pittori chiudessero le loro opere più famose reputandole già dei capisaldi dell'arte. Questo è il momento in cui preferisco che qualcuno mi dica che il mio disco fa schifo, perché ho ancora tutto da imparare.

Sembri uno contro le regole, ma di fatto hai detto anche che il talent show è un compromesso come tanti.
Nella vita qualsiasi cosa tu voglia fare dovrai accettare piccoli o grandi compromessi. Ci sono persone con lavori normalissimi che accettano orari massacranti, contratti che non rispettano il loro lavoro, lontananza dalla famiglia e dagli affetti e il più delle volte non possono opporsi a questo per portare avanti la famiglia. L'unica cosa da difendere e proteggere, tranne in casi estremi, è la passione per quello che si fa.

Parli in modo diverso dai tuoi coetanei.
Non sono uno studente modello, ma amo tanto leggere e parlare. Mi piace la filosofia e un modo di pensare dove anche le virgole sono importanti. Ho letto molti classici anche durante l'esperienza in tv. Appena potrò, voglio chiudere il mio percorso del liceo scientifico e chissà, magari studiare filosofia all'università. Ma ci devo arrivare con dedizione, non posso guadagnare un diploma o una laurea solo pensando al traguardo. Il vero successo dello studio è l'accesso alla cultura, alla lettura, all'insegnamento.

A cosa tieni di più?
Vorrei difendermi da questa popolarità tutelando la mia vita e non cambiando la mia natura. Se inizio a avere qualche fan è perché mi hanno conosciuto in un certo modo e quel modo di essere non deve trasformarsi. Devo esigere da me stesso la massima umiltà, perché l'illusione è sempre dietro l'angolo.

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Alessandro Alicandri