Daft Punk: la recensione di Random Access Memories, il disco dell'anno
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Daft Punk: la recensione di Random Access Memories, il disco dell'anno

I geni mascherati della dance pubblicano il loro 'classic album'

In questi tempi di musica frammentata nei mille rivoli della Rete o tra le pieghe dei sempre più scadenti talent show, è quasi un evento parlare di un album nella sua interezza. Un album inteso come un progetto musicale ragionato, con un sound definito che fa da filo conduttore dall'inizio alla fine. Un album pieno di idee e di musica. Che questa volta non viene da un'icona del rock, di quelle che non invecchiano mai, che hanno sempre un asso nella manica da estrarre al momento opportuno. Random Access Memoriesè un bel disco di musica dance che guarda verso la golden age di questo genere (ascoltare l'iniziale Give life back to music), tra i Settanta e gli Ottanta, quando scrivere brani da dancefloor era un'arte per niente minore.

Nel loro disco più atteso, i Daft Punk, sempre iconicamente mascherati, spiazzano con una serie di canzoni che guardano dritto al funky che fu, quello degli Chic, qui rappresentati da quel 'mostro' delle linee di basso che risponde al nome di Nile Rodgers, ben presente nel groove di Get Lucky. A riconnettere i fili tra passato e presente c'è poi Giorgio Moroder, guru italiano della disco music e regista delle hit di Donna Summer. Giorgio By Moroder è una intelligente suite (9 minuti) che tiene insieme la voce narrante di Moroder e il sound dolcemente ipnotico del duo francese (nel brano Moroder parla della dance e delle sue evoluzioni e delle sue prime notti nei disco club tedeschi all'inizio dei 70's).

Quello che sorprende sono le roboanti aperture del brano che a tratti ricordano i larghi respiri del prog rock dei Settanta. Un crash tra generi, un incontro impossibile e impensabile per i puristi. Ma, in fondo, i Daft Punk sono qui per questo, per sparigliare e per tenere insieme quel che insieme non era mai stato messo. Non c'è solo ritmo in Random Access Memories.

Within è una efficace ballad elettronica, un'altra delle mille facce del sound del duo francese. E poi c'è Instant Crush, il match tra Daft Punk e Strokes (alla voce Julian Casablancas, frontman della band newyorkese). Gran pezzo e bella atmosfera. Splendida Lose yourself to dance. Al microfono, come in Get Lucky, Pharrell Williams. L'intro psichedelico di Touch (featuring Paul Williams, compositore e autore di colonne sonore, ha vinto un Oscar per la soundtrack di E' nata una stella) spalanca le porte a un pop rock rarefatto: otto minuti che si chiudono con una impertinente cavalcata strumentale tra Ennio Morricone e gli Enigma. Passano i brani durante l'ascolto, da Beyond fino a Contact, ma non ci si annoia. E, alla fine, quando rieggi quel che hai scritto, ti accorgi che hai digitato la recensione di quello che ha tutti i numeri per diventare il disco dell'anno. VOTO: 9

Daft Punk: Get Lucky

 

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Gianni Poglio