Cristiano De André, 'Come in cielo così in guerra', l'intervista
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Cristiano De André, 'Come in cielo così in guerra', l'intervista

Il grande cantautore italiano si racconta tra musica, attualità, sentimenti e una passione inattesa, quella per Fabri Fibra.

Dopo la pubblicazione del primo singolo "Non è una favola", in occasione dell'uscita dell'album "Come in cielo così in guerra", ecco il resoconto del nostro incontro e dell'intervista con Cristiano De André.

L'album, realizzato in 7 mesi dopo una lunghissima pausa da un album di soli inediti che dura dal 2001 con "Scaramante" è prodotto da Corrado Rustici, grande nome che negli ultimi anni ha lavorato (tra gli altri) a tutti i lavori di Noemi. Cristiano De André ha registrato il suo album anche a Los Angeles.

Continua nei prossimi giorni invece il suo tour teatrale in Italia. Dopo la data anteprima di Firenze del 28 marzo, riprenderà dal 9 aprile 2013 a Napoli e fino a fine mese con una serie di date in cui dedicherà (come sempre) una parte a papà Fabrizio.

Com'è andata la prima data anteprima a Firenze?
"È stato emozionante. Il teatro era pieno e poi era la prima volta che presentavo i brani di un nuovo album, non mi era mai capitato di far sentire le mie canzoni inedite e mai ascoltate prima in un contesto pubblico così importante. Abbiamo fatto una cosa che si faceva molto negli anni 60. La reazione del pubblico è stata grandiosa".

Qual è il male peggiore dell'Italia, di cui parla molto nel disco?
"È dare il Paese in mano agli ignoranti. Vivere in un mondo dove vince la legge del più furbo, le caste, la politica degli affari sporchi. La bellezza è nell'imperfezione, nella poesia, è tutto ciò che dobbiamo mandare avanti, insieme ai giovani autori, pittori e artisti. In reazione a questo, oggi, emerge un nome come Beppe Grillo".

Nel disco affronta la crisi nel modo più cupo, anche con poca speranza.
"Bisogna avere il coraggio di affrontare le cose per come sono. È inutile vedere degli spiragli di luce se non si sa per cosa si combatte. Il mio è un disco realista. È inopportuno parlare di un mondo migliore se chi lo vuole non sa come arrivarci".

Qual è il suo rapporto con la Chiesa Cattolica, oggi? La copertina suggerisce qualcosa...
"La chiesa è un'istituzione come lo Stato. Credo in Dio, sono religioso ma non credo nell'istituzione, come molti. E lo penso anche alla luce dell'abdicazione di Benedetto XVI, un grave segno di crisi, anche per loro. Ci sono sicuramente uomini di Chiesa che, come il nuovo Papa Francesco I, probabilmente hanno davvero coltivato la parola di Cristo che ritengo comunque essere il più grande rivoluzionario di tutti i tempi. Nella Chiesa, c'è davvero bisogno di persone che ci somiglino".

Cos'è per lei la felicità?
"È come fare l'accordo con gli angeli e andare a cercarli per tutta la vita. Ma bisogna anche abituarsi a convivere con il dolore, perché è lui che riesce a portare poi la felicità. Io sono orgoglioso di soffrire meravigliosamente perché mi fa crescere a apprezzare la vita. I momenti brutti vanno accettati e anche i mostri che sono dentro di noi".

Cosa c'è nell'iPod di Cristiano De André?
"Moltissima musica anni 70, statunitense e inglese. David Bowie, Lou Reed, Peter Gabriel, Doors, U2, Sting, tantissimo soul".

Ha lavorato con Corrado Rustici alla produzione. Cosa ha dato in più a questo disco?
"Ha portato la sua innovazione, la sua sperimentazione. Mi piace il suo modo di lavorare, è la prima volta che collaboro con lui. Gli ho lasciato i brani, li ha arrangiati a modo suo usando suoni che non conoscevo. Ha reso il tutto molto più contemporaneo".

Ho visto che negli ultimi anni non ha lasciato i suoi testi a nessun altro artista, è frutto di una precisa scelta?
"No, la verità è che non mi è mai stato chiesto. E su questo io non avrei alcun problema, anzi".

Dei giovani di oggi chi le piace?
"Devo dire che tra i più giovani e italiani mi piace molto Fabri Fibra. Il problema è che sono davvero in pochi quelli che vanno oltre il racconto dell'amore, delle cose troppo semplici e fruibili. Troppi pochi artisti parlano del mondo e della loro visione di ciò che li circonda. Fabri Fibra è un artista che ha coraggio, e lo si sente dalla sua musica che ho ascoltato finora. Anche se non l'ho mai conosciuto di persona".

Ha detto che 40 anni fa noi tutti abbiamo buttato in discarica qualcosa di importante. Cosa?
"La bellezza dell'amore, un senso anarchico della società. Una realtà dove il nonno era un saggio e non un peso, una realtà dove ognuno aveva un ruolo e nessuno delegava i propri doveri e responsabilità. Siamo in un'era dove abbiamo trecento social network, tantissime possibilità tecnologiche ma ci sentiamo soli. Non abbiamo più il coraggio di migliorarci e seguire le cose che ci servono per crescere. Ho visto molta più felicità negli occhi di chi non ha più niente che in noi".

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Alessandro Alicandri