Alexia: "Ho di nuovo l'energia degli esordi"
Remo di Gennaro
Musica

Alexia: "Ho di nuovo l'energia degli esordi"

L'intervista alla cantante ligure, che ha da poco pubblicato l'album "Tu puoi se vuoi"

Il 5 maggio è uscito Tu puoi se vuoi, l’ultimo album di Alexia, che è tornata con un nuovo sound e con un nuovo look con dei coloratissimi tatuaggi sulle braccia, simboli evidenti di un profondo cambiamento. Il disco, composto da dieci canzoni in italiano con sfumature soul, blues e funky, è stato anticipato dal singolo Il mondo non accetta le parole, che invita a riappropriarsi del linguaggio delle emozioni e di non vergognarsi dei propri sentimenti. Tutto l’album è attraversato dalla voglia di lasciarsi alle spalle un periodo difficile e di lanciarsi in nuove sfide, grazie a una voce sempre potente ed emozionante.

Abbiamo incontrato Alexia, che si è raccontata con un’onestà e con una franchezza rare da trovare in un mondo che vive spesso di risposte preconfezionate.

Alexia, il primo brano Tu puoi se vuoi mi ha ricordato nelle chitarre Beat it di Michael Jackson.E’ un caso o è un omaggio a lui?

“No, è assolutamente casuale, pensa che non lo avevo mai notato. Beat it la cantavo da ragazzina quando suonavo nelle cover band, è uno dei brani di rock commerciale che funzionava di più in pista. Tu puoi se vuoi è la canzone che ha scatenato il mio ritorno, la voglia di ripartire da zero con un’energia diversa, visto che il rock è un genere che non proponevo mai. Mi piaceva l'idea di dare un suono più ruvido, anche perché spesso la vita ci fa passare dei momenti ruvidi, che ho raccontato anche con queste sonorità”.

Nei testi delle canzoni si avverte l’urgenza e anche la voglia di liberarsi di un peso attraverso la sublimazione artistica. E’ così?

“Sì, ho fatto un grande lavoro su me stessa perché ogni taglio con il passato rappresenta un dolore. L’ultimo taglio che ho fatto è stato a settembre, quando ho deciso di ripartire da sola, di camminare con le mie gambe, senza il sostegno che mi dava certezze e garanzie. Avevo voglia di esprimermi liberamente raccontando anche i miei tormenti, perché sono quelli ti portano ad avere la forza di ripartire e di raccontare con le emozioni quello che hai vissuto sulla tua pelle, in modo che la gente si possa riconoscere nelle tue canzoni”.

Nell'album troviamo molte sonorità nere, soul, funky e blues, che impreziosiscono le canzoni. Secondo te il pubblico italiano è pronto oggi per questo tipo di sound, che da noi è sempre stato di nicchia?

“Questo tipo di sound è più diretto, c’è dentro il soul, ma anche l’intenzione di avere un canto più diretto e una modalità meno virtuosistica. Sono partita dai testi in italiano, mentre prima, per avere un risultato più r&b, partivo dall’inglese e questo mi portava ad avere enormi difficoltà a convertire il tutto in italiano. E’ difficile passare dalla metrica inglese a un testo in italiano che abbia poesia e musicalità e che dica cose che entrino sottopelle. Con questo disco sono partita dalle parole. La radice black c’è, ma sono soprattutto canzoni. Spero che il pubblico le accolga”.

Perché, stando al titolo del tuo primo singolo, Il mondo non accetta le parole? Forse perchè, abituato a Facebook e Instagram, preferisce le immagini?

“Non era riferita ai social, era più un discorso sull’incapacità di usare il linguaggio delle emozioni. I social hanno solo peggiorato una situazione che era già difficile, ma non voglio puntare il dito contro i social, che sono fondamentali nella vita di oggi. Sono gli uomini, le persone a non avere più la forza di esprimere le proprie emozioni, che hanno un valore inestimabile. Non dobbiamo vergognarci di chiedere aiuto se soffriamo, se abbiamo bisogno di un abbraccio, di un amico, ma anche di dire che siamo felici o che stiamo soffrendo. Sono tutte cose che colorano la nostra esistenza di tutti i giorni. Abbiamo un po’perso questo atteggiamento infantile positivo che ci porta a essere noi stessi e ad essere emozionati. In questa canzone racconto questo mio passaggio. Io avevo smesso di usare il linguaggio delle mozioni, mi ero chiusa molto in me stessa, poi è arrivato questo brano grazie a Alberto De Rossi, che usa spesso il linguaggio delle emozioni, forse anche troppo: a volte devo arginarlo, perché è un vulcano”.

Si nota anche un cambiamento nel look con evidenti tatuaggi sulle braccia. Che significato hanno per te e perchè in questo momento?

“Perché volevo una copertina che scioccasse, con colori che si notassero immediatamente. Questi disegni rappresentano ciò che ho vissuto negli ultimi 5 anni, caratterizzati da una grande ricerca su me stessa. C’è una ragnatela che accompagna tutto il disegno. Non è solo una fase di stallo, le ragnatele si trovano in genere nei posti dove non va nessuno, ma é anche un lavoro di cesello fatto da un ragnetto. Mi sentivo un po’ così, in questi anni ho lavorato tantissimo, ho fatto tanti live, che mi hanno fatto trovare nuove energie, grazie anche all’alchimia che si è creata con i ragazzi della band. Così è nata l’idea di fare il disco, di trovare un nostro suono e una nostra strada. C’è anche un cuore trafitto da una nota musicale perché è lei la mia grande passione. C’è il mare, rappresentato da un’ancora, il ritorno al mare è basilare per le mie origini ligure.  Il sole, che sembra un fiore, rappresenta la rinascita, la primavera. Le stelline riflettono gli alti e bassi dello show biz dove i riflettori si accendono e dopo si spengono, ma ormai ho imparato a fare i conti con quello. Infine le iniziali della mia famiglia, che è la cosa più importante della mia vita”.

Hai dichiarato “Ho vinto sull’incapacità di credere in me stessa”. Quindi non bastano una vittoria a Sanremo, 5 milioni di dischi, 8 dischi d’oro e 2 di platino per una solida autostima?

“Ma va, assolutamente. Ti devi mettere continuamente in gioco. In realtà più sali la vetta e maggiori devono essere le forze interiori per confermarti. Quando non ho avuto cose interessanti da dire ho preferito fermarmi. L’autostima viene lavorando sodo ogni giorno, cercando di ripartire da pochi concetti molto chiari. Ora sono cosciente di ciò che ho fatto, ma sono soprattutto cosciente di ciò che sono adesso, con la mia maturità e con i miei cambiamenti. Il mio cruccio era quello di far capire di essere una persona che ha delle cose da dire. Sai, dopo brani come Ti amo ti amo e Oooh la la la non era facile far capire questi cambiamenti, in parte c’ero riuscita con Dimmi come e Per dire di no, però l’immaginario legato al mio nome era sempre quello della cantante carina, energica e frizzante. Ci sono anche delle storie che voglio raccontare e alla fine ho trovato il mio modo, il mio stile nel raccontarle e mi sono decisa che era questo il momento di uscire con un nuovo album”.

Ho letto che, dopo la vittoria a Sanremo del 2003 con Per dire no, è seguito un periodo difficile. Che cosa è successo?

“Ho avuto tantissima attenzione da parte dei media, della casa discografica. Tutto ruotava intorno a me stessa, ero al settimo cielo. Poi le priorità all’interno di una casa discografica cambiano e io, che ero ancora molto giovane e già inserita in un meccanismo faticoso da gestire, mi sono sentita messa da parte. Oggi sono perfettamente in grado di capire che questo tipo di lavoro ha dei tempi e dei meccanismi che vanno rispettati, ma quando sei così giovane e prima ti fanno salire sul podio e poi non ti chiamano più, diventa difficile da gestire. E’ stato un momento in cui mi sono dovuta mettere in gioco con me stessa, ho capito di essere una persona al di là del lavoro, una cosa che avevo perso di vista perché mi ero mai fermata dal 1995, dopo otto anni di lavoro intensissimo ero disorientata. E’ stato il primo step, ora sono molto felice di come mi sento, mi è tornata la voglia degli esordi, ho riscoperto la motivazione per cui un giorno ho deciso di fare questo mestiere e questi sacrifici, perchè, anche se il lavoro della cantante sembra fighissimo, in realtà  richiede tanti sforzi. Sono felice di quello che sono stata, ma non rimpiango nulla. Ho di nuovo l’energia di quando ero emergente”.

Come ti ha cambiato come artista, il fatto di essere diventata mamma di due bambine, Maria Vittoria e Margherita? Ti hanno dato dei suggerimenti sul disco?

“No, anzi, l’unico suggerimento che mi danno è che cosa preferiscono per cena o per pranzo. Sono perfettamente coscienti che so cantare, che vado in televisione, che faccio video e concerti. Quando vado via ci restano un po’ male. Le mie bambine mi hanno fatto capire che nella vita ci sono priorità che vanno ben oltre la posizione in classifica o il gradimento da parte del pubblico. Sono riuscita, anche attraverso questa esperienza di madre, a dover ritagliare degli spazi per il mio lavoro e a farmelo assaporare con un gusto e con una passione che avevo quasi dimenticato. Mi hanno fatto capire che per fare bene questo lavoro devo essere prima di tutto a posto con me stessa e devo questo nuovo equilibrio alla sensibilità che sono riuscite a regalarmi”.

Che ricordi hai della tua fortunata esperienza con Ice Mc, che ha segnato la musica dance degli anni Novanta?

“E’ stato un periodo bellissimo, tra poco incontrerò Ice a un festival estivo a Barcellona, dove probabilmente duetteremo. Ho un ricordo pazzesco, con lui ho lavorato tanto dietro le quinte e quando il produttore ha deciso che Ice Mc aveva bisogno di una cantante stabile, ha chiamato me. Abbiamo girato il mondo e ci siamo tolti tantissime soddisfazioni. Da lì è cominciato tutto. Chissà, magari un giorno torneremo a fare qualcosa nell’ambito della musica dance”.


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Gabriele Antonucci