La morte del ministro palestinese sarà il casus belli?
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La morte del ministro palestinese sarà il casus belli?

Scontri al funerale e polemiche sull'autopsia: la morte del ministro Anp durante una manifestazione riaccende il fuoco della guerra tra i due popoli

Gli scontri, inevitabili, durante il funerale a Hebron. Le polemiche, anch'esse prevedibili, sulle reali cause della morte del ministro dell'Autorità Nazionale PalestineseZiad Abu Ein, deceduto durante una pacifica manifestazione a Ramallah in Cisgiordania contro i nuovi insediamenti israeliani. E ora, sempre diverso, sempre uguale, lo spettro di una nuova Intifada nei Territori, il timore di una nuova occupazione su vasta scala della West Bank che coinciderebbe, guarda caso, con il periodo elettorale in Israele. Non c'è pace in Terra Santa. Né le afone petizioni pacifiste degli scrittori ebrei Amos Oz, David Grossman e Abraham Yehoshua e del Nobel per l'Economia Daniel Kahneman sembrano trovare una platea, in Israele come in Palestina, disposta ad ascoltare.

Tutti corrono verso la guerra: i due popoli, i leader del governo Netanyahu, gli uomini d Abu Mazen a Ramallah, il leader dei detenuti palestinesi Marwan Barghouti, i miliziani di Hamas che governano Gaza. E mentre la comunità internazionale, con in testa l'amministrazione americana, guarda altrove, in Siria e in Iraq, l'Autorità Nazionale Palestinese e Tel Aviv annunciano la fine di qualsivoglia collaborazione sulle aree a controllo misto dei territori occupati. Un segnale, per niente minore, che il precipizio si sta avvicinando.

Serve a poco capire, a questo punto, come siano andate le cose. Se Ziad Abu Ein sia morto per infarto come sostiene il governo israeliano oppure, come vanno dicendo i militanti palestinesi presenti a Ramallah, a causa dei colpi che gli hanno inferto i soldati israeliani e dei gas lacrimogeni che ha respirato. Serve a qualcosa vedere quella foto in cui un soldato israeliano stringe per il collo il ministro poco prima di morire? Quando tutti corrono verso la guerra, la causa scatenante è sempre un pretesto. E di pretesti - che siano il controllo dei luoghi santi di Gerusalemme, la morte di un ministro o un accoltellamento nella città vecchia - i due campi ne offrono sempre molti, troppi, all'avversario. Come se, dopo un secolo di guerra, non avessero imparato altro che il linguaggio delle armi. 


Il video diffuso su Youtube sul malore del ministro

Israele, gli ostacoli che impediscono la pace

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Paolo Papi