A Berlino nasce l'alleanza Monti-Bersani (e Merkel)
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A Berlino nasce l'alleanza Monti-Bersani (e Merkel)

Tutto come previsto. Adesso sappiamo per chi e per cosa si vota  - lo Speciale Elezioni 2013 -

La politica è dei camaleonti, si sa. Berlusconi l’ha persino teorizzato, da imprenditore e poi da politico. “Bisogna essere convessi con i concavi e concavi con i convessi”. Ma almeno lo dice, mette le carte in tavola. Lo vedono tutti. Crozza, nella sua magistrale cifra comica, ne ha fatto il cuore della parodia del Cavaliere: Berlusconi è un venditore (di tappeti, direbbe qualcuno, di sogni direbbero altri). I politici, gli imprenditori, gli uomini di successo, in fondo lo sono sempre. Silvio più di altri, meglio di altri, forse con più candore e spavalderia di altri. Ma, almeno, fa il venditore in Italia. Vende agli italiani la sua ricetta semplice: meno tasse più crescita, meno Stato più cittadini, meno vincoli più libertà.

Pier Luigi Bersani, invece, va a Berlino a vendere il fumo del nostro futuro. E dice la verità ai tedeschi più di quanto non la bofonchi a noi con le sue frasette a Piazzapulita da strapaese che non significano nulla (“mica si ferma l’acqua con le mani”).

Dice che è “prontissimo” a collaborare con Monti, il quale se ne compiace e duetta pure lui, occhi e orecchie tutti per la Merkel.

Bersani riesce a dire le solite banalità persino a Berlino, ma in modo più ragionato: “La Germania è il nostro primo partner culturale, economico e politico”. Elogia le riforme fatte dai tedeschi, vorrebbe imitarle per quanto siano del tutto diverse, anzi incompatibili sia con il programma della Cgil, sia con la visione (be’, visione è una parola grossa) del responsabile del Pd per gli affari economici, Fassina (che Tremonti si diverte a confondere con Fassino).

Il premier è stato pochi giorni fa anche lui in Germania incassando un patetico incoraggiamento del cancelliere tedesco. “Monti difende, a volte con forza, gli interessi dell’Italia”, ha giurato la Merkel. Come dire: non sembra ma credetemi, lui tifa Italia, non Germania. Detto dalla coach teutonica.

Ora, io non capisco e non ho mai capito l’esagerazione di certi toni anti-tedeschi, ma neanche m’illudo che gli interessi della Germania coincidano con quelli dell’Europa e tanto meno con quelli dell’Italia, per quanto sia vero che Berlino è il nostro principale partner economico (non direi culturale e politico, ma insomma “vabbè dài, ‘sta cosa qui”, direbbe Pier Luigi).

Adesso, però, vorrei che la verità sul futuro del governo italiano, ovvero l’alleanza che si prepara tra Monti e Bersani con l’emarginazione di Nichi Vendola a cui è destinato lo strapuntino vilipeso della Cultura, Bersani ce la venisse a dire anche a noi che votiamo qui in Italia, non in Germania. Non pare che a Berlino il segretario del Pd abbia biascicato frasi melense tra una boccata di sigaro e una piadina. Piuttosto, è andato a inchinarsi e a rassicurare gli sponsor esterni (e benedicenti) di un esecutivo italiano al servizio della Bundesbank.

Chi vota Berlusconi sa di votare un venditore. Chi vota Grillo sa di votare un distruttore. Chi vota Ingroia sa di votare un magistrato comunista. Ma chi vota Monti deve sapere che non vota solo Monti, vota anche la Merkel e Bersani. E chi vota Bersani deve sapere che vota pure Monti e Schäuble (il ministro delle Finanze tedesco che ha incontrato ieri).

Se proprio devo comprare qualcosa, voglio sapere cosa. E lo voglio sapere qui. Non da Berlino. Al “vota Klaus, vota Klaus!” preferisco, nonostante tutto, il “vota Antonio, vota Antonio!”.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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