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ANSA/ANGELO CARCONI
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Montecitorio e lo strano caso di Udc e Civici e innovatori

Perché la Presidente della Camera deroga alla regola che i gruppi parlamentari si possano costituire se hanno almeno 20 deputati

Gruppi, gruppetti e gruppuscoli. Mentre il Paese si lacera sui vitalizi, procede indisturbata a quota periscopica la stravaganza di tenere in vita, almeno alla Camera, dei gruppetti parlamentari costituiti al di sotto della soglia minima di 20 deputati previsti dal regolamento.

Tanto che l’Udc ha appena potuto chiedere alla Presidenza della Camera di formare un gruppi di soli 5 deputati. Non che le deroghe non esistano, figuriamoci: ma sono previste solo per i partiti politici che hanno partecipato alle ultime elezioni.

Quel che è successo a Scelta civica, che ha potuto mantenere un gruppo parlamentare con 16 deputati, proprio perché il partito aveva preso parte con proprie liste alle ultime elezioni politiche.

Allo stesso tempo però è stata concessa una deroga temporanea (ma protratta a oggi già per otto mesi!) dalla Boldrini al gruppo dei Civici e innovatori, composto da deputati fuorusciti da Scelta civica. La deroga non prevedeva un numero minimo o massimo di mesi ma un tempo congruo per verificare la possibilità di raggiungere il numero minimo di 20 deputati previsti dal regolamento per i gruppi che non sono legati a un partito politico.

Ma questa crescita da 16 a 20 non c’è ancora stata e da otto mesi il numero di deputati iscritti al gruppo dei Civici e innovatori è fermo a 16. Evidentemente non sono riusciti a raggiungere il numero previsto dal regolamento.

Non è una questione di principio ma di finanziamenti. I costi della democrazia sono reali: i gruppi costano all’erario circa 30 milioni all’anno di rimborsi, quasi 50 mila euro a deputato. Quindi ben venga, in teoria, il diritto dell’Udc di costituirsi come gruppo autonomo con soli 4 deputati, fermo restando il dubbio gusto, ma è stravagante che in una fase storica di asserita austerity la Presidenza della Camera sia così di manica larga.

Anche perché, dai colleghi del Senato, arrivano segnali ben diversi: il presidente Pietro Grasso ha appena disposto lo scioglimento del gruppo di Fitto che era andato da poco più di un mese, a causa di varie defezioni, sotto il numero minimo di 10 senatori previsto a Palazzo Madama per tenere in piedi il gruppo in quanto tale e non far confluire i senatori nel gruppo misto. Due Camere e due misure?

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Sergio Luciano