Quanto resteremo ancora in Afghanistan
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Quanto resteremo ancora in Afghanistan

Dal 2015 inizierà una missione addestrativa che impegnerà centinaia di militari: la missione durerà fino al 2017

La morte del capitano Giuseppe La Rosa, ucciso sabato mattina a Farah da una granata lanciata all’interno del suo blindato Lince, ha riaperto il dibattito politico circa la presenza militare italiana in Afghanistan. Alle richieste di ritiro giunte come di consueto da forze di sinistra si sono aggiunte dichiarazioni analoghe o richieste di riflessione sul senso della permanenza del contingente militare anche da parte di molti ambienti del centro-destra. Il premier Enrico Letta ha risposto sostenendo che “non si pone il problema dell'uscita dall'Afghanistan che è stato già fissato nel 2014”. In realtà la presenza militare italiana verrà però mantenuta ben oltre l’anno prossimo, quando si concluderà l’attuale missione Nato/Isaf  e secondo gli accordi già stipulati tra Roma e l’Alleanza Atlantica verrà prolungata almeno fino al 2017.

Nei giorni scorsi la Nato ha infatti ufficializzato il via libera alla missione addestrativa “Resolute Support”  nella quale l’Italia e la Germania hanno accettato di mantenere il comando dei “centri di coordinamento” (attuali comandi regionali) nel Nord e nell’Ovest. Per fare un confronto con altri partner europei si tratta di un impegno ben maggiore di quello assunto da Francia e Gran Bretagna e inferiore solo a quello degli Stati uniti che manterranno i comandi nel Sud e nell’Est e lasceranno in Afghanistan circa 10 mila militari.
Circa la missione che prenderà il via nel 2015 (per la quale il numero uno del Pentagono, Chuck Hagel, ha pubblicamente ringraziato Roma e Berlino) il ministro della Difesa, Mario Mauro, ha spiegato in un’intervista a Radio Rai che  “è ancora molto presto” per dire quanti saranno gli italiani impegnati “ma stiamo parlando sicuramente di decine di uomini a fronte degli attuali 3.200”.
Numeri che risultano però ben poco probabili per un Paese che manterrà un ruolo di leadership nell’Afghanistan Occidentale:  basti pensare che i tedeschi hanno già reso noto che per la loro missione addestrativa afghana basata a Mazar-i-Sharif saranno necessari 600/800 militari.

Potranno forse essere poche decine i consiglieri militari ma la loro presenza nella basi di  Herat (esercito) e Shindand (aeronautica) richiederà la presenza di altre centinaia di uomini per curare la logistica, la sicurezza e garantire una forza di reazione rapida con truppe d’assalto, elicotteri e forse droni in grado di intervenire in caso di necessità.

Il fatto poi che la nuova missione non sia più di combattimento ma solo di supporto alle forze afghane non escluderà i rischi rispetto a oggi poiché già l’attuale fase di progressivo ritiro di Isaf  (a settembre gli italiani lasceranno Farah) vede i militari alleati sempre meno impegnati nelle aree più calde, lasciate ai reparti di Kabul affiancati dai consiglieri alleati. Non è un caso che il capitano La Rosa fosse alla guida di un Military Advisor Team (MAT), cioè una squadra di consiglieri militari aggregata ai reparti afghani: il tipo di unità destinata a restare in Afghanistan almeno fino al 2017 con compiti che espongono particolarmente i militari agli attacchi nemici.   

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Gianandrea Gaiani