Quirinarie, una farsa a cinque stelle
Una gestione del voto online opaca e priva di verifiche ed ecco che spunta Milena Gabanelli, una brava giornalista ma terribilmente unfit a salire sul gradino più alto del Colle. Amato in pole - I commenti in rete
Milena Gabanelli superstar. Televisiva. Sarà poi vero che il candidato del Movimento 5 Stelle per il Colle è proprio lei? O si tratta solo del risultato di una consultazione politicamente gestita da Casaleggio che tiene coperto un secondo nome, quello vero, da giocare dopo il terzo scrutinio? Il nome di una persona che Casaleggio conosce bene: Romano Prodi…?
Ecco, questo Movimento 5 Stelle alla prova della politica lascia molto a desiderare dal punto di vista dei fondamentali del grillismo: la democrazia diretta e la trasparenza. Che democrazia diretta è quella in cui a votare sono neanche 50mila elettori online previo invio del proprio documento d’identità a Casaleggio che è anche il gestore tecnico dello spoglio?
Quale credibilità può avere il risultato se Casaleggio stesso ha delineato, con la votazione ancora in corso, l’identikit del candidato ideale (che poi combacia alla perfezione con Milena Gabanelli “casualmente” risultata vincente)?
Si può ancora chiamare democrazia diretta quella in cui si esprime un elettore del M5S su 170 e non si conosco dettagli su numeri e criteri?
Inoltre, sembra di capire che il curriculum sia una specie di totem per i grillini, come metro oggettivo del merito. Ma anche, anzi soprattutto, il ruolo di capo dello Stato richiede un curriculum. In nessun paese al mondo potrebbe diventarlo chi non abbia mai gestito, nella propria vita, qualcosa di più di una piccola redazione. L’Italia ha avuto presidenti che erano stati premier, governatori della Banca d’Italia, presidenti dell’Iri, etc. Mai si era arrivati al punto di proporre degli “opinionisti” privi di talento manageriale e di esperienze di mediazione “politica”. O si crede davvero che il capo dello Stato, nella situazione attuale, debba essere una figura buona come specchietto per le allodole, forte solo di una popolarità televisiva?
Altri nomi che si sono fatti in questi giorni e in passato hanno competenze e curriculum. Magari controversi, ma li hanno. Promuovere la Gabanelli sarebbe come proporre Gad Lerner, Daria Bignardi o Barbara D’Urso (che peraltro hanno diretto gruppi ben più numerosi di professionisti che non la Gabanelli). Ottimi giornalisti, forse. Uomini/donne di spettacolo. Ma unfit per il Colle.
Ecco, mentre il grillismo avrebbe dovuto portare nel Palazzo una ventata di novità vera, di riconoscimento del merito, e di paese reale, quello che sta emergendo è il contrario: una gestione misteriosa, una conduzione teleguidata, un ancoraggio a vecchi schemi ideologici e a improbabili teorie retrosceniste iper-politiche. E, per finire, una sostanziale incapacità al dialogo che dovrebbe essere il cuore della politica. In definitiva, un pericoloso contributo alla torre di Babele che è diventata la politica italiana. L’immagine più banalmente realistica delle contraddizioni del MoVimento è il capogruppo al Senato, Vito Crimi, che dorme in prima classe sul Frecciarossa, oppure il leader del M5S, Grillo, che evoca per amor polemico le “salme riportate in vita” parlando di Berlusconi il quale, indipendentemente dal giudizio sull’uomo, è più vivo che mai e ha alle spalle un passato ben altrimenti produttivo di quello del comico.