La Cia e la morte di Michael Hastings
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La Cia e la morte di Michael Hastings

C'è la conferma che il giornalista stesse lavorando su di un articolo su John Brennan, il nuovo capo della Cia, prima di morire in un incidente stradale

Ricordate Michael Hastings, il cacciatore di scoop, morto nello schianto della sua Mercedes a Los Angeles in una notte di metà giugno? Ricordate che qualche ora prima aveva mandato una mail alla sua redazione in cui spiegava che stava lavorando su di una storia molto importante, che aveva i federali alle costole e che per quel motivo era meglio che sparisse per un poco dalla circolazione? A due mesi di distanza si è venuto a sapere che la rivista Rolling Stone dovrebbe pubblicare (condizionale d'obbligo, visto che nessuno l'ha ancora confermato) un articolo postumo del giornalista sul nuovo capo della Cia, John Brennan. Era quella la "grande storia" di cui parlava? Probabilmente si.

La morte del trentenne astro nascente del giornalismo americano, dell'uomo che con il suo ritratto di Stanley McChrystal, il comandante in capo delle forze americane in Afghanistan, aveva provocato un terremoto politico, la prima grande crisi tra Obama e i suoi generali, ha colpito molto il pubblico statunitense; la dinamica dell'incidente aveva suscitato domande e dubbi, fatto sorgere perplessità e, infine, dato ossigeno alle immancabili teorie del complotto . Il fatto che ora anche la Cia compaia sul palcoscenico, non farà altro che alimentarle. La vedova di Michael Hastings, Elise Jordan ha detto alla Cnn di non crederci. Per lei si è trattata di una tragica fatalità. Il marito è morto in un "banale" incidente stradale. "Per sua sfortuna e per sfortuna del mondo."  

L'articolo su John Brennan

All'inizio di agosto, Kimberly Dvorak, un cronista del canale televisivo San Diego 6, ha realizzato un servizio sulla scomparsa di Hastings. Nel pezzo ha parlato di un documento, già pubblicato da Wikileaks nel 2012. Si tratta di una mail riservata inviata da Fred Burton, il presidente di Stratfor, il prestigioso think tank di Austin, che oltre a fornire analisi di geopolitica ai suoi lettori, foraggia con i suoi report l'apparato di intelligence del governo americano, la Cia in particolare. In questa mail, Burton affermava che John Brennan, allora consigliere per la lotta al terrorismo di Barack Obama, era il vero fautore della caccia alle streghe contro i giornalisti che pubblicavano notizie riservate sulla sicurezza americana. Dvorak ha collegato questa mail al lavoro di Michael Hastings sull'Agenzia e ha scritto alla Cia per avere un commento ufficiale. Che non si è fatta attendere.

Un portavoce ha risposto che la Cia era a conoscenza del fatto che Michael Hastings stesse lavorando sul Numero Uno di Langley, ha spiegato che i rapporti con il reporter erano collaborativi e poi ha aggiunto che:"ogni ipotesi sul fatto che John Brennan possa aver violato il diritto costituzionale della libertà di stampa è offensiva e senza alcuna fondamenta." 

Che il capo della Cia, insieme a quello della National Security Agency, e al ministro della giustiza Eric Holder sia il perno dell'offensiva dell'amministrazione Obama contro le fughe di notizie non può essere certo considerata una sorpresa. La scelta del governo americano è stata quella di mettere sotto sorveglianza, se non addirittura incriminare, i cronisti che hanno pubblicato informazioni riservate. I controlli sono a tappeto. Il New York Times in un recente articolo ha spiegato come la Nsa possa leggere il contenuto delle comunicazioni tra i cittadini americani, e quindi anche quelle tra i giornalisti che stanno conducendo una delicata inchiesta. Lo stesso Edward Snowden, la talpa del Datagate, ha confermato che sorvegliare i cronisti è uno dei compiti dell'intelligence. 

Con tutta probabilità anche Michael Hastings era nel mirino. A causa di quell'inchiesta? La domanda per ora non ha risposta. L'unica cosa certa è che qualche ora prima della morte aveva contattato Jennifer Robinson, un avvocato di origine australiana con base a Londra, legale di Wikileaks, l'organizzazione di Julian Assange. E aveva mandato quell'allarmata mail alla redazione di BuzzFeed, la rivista on line con la quale collaborava: "Occhio...i federali stanno facendo domande ai miei amici. Forse, è meglio pensare ad attivare i nostri avvocati. Sto lavorando a una storia importante ed è meglio che esca dal raggio dei radar per un poco. Speriamo di vederci presto. Michael". L'Fbi smentirà poi di aver indagato sul cronista, ma che Hastings, l'uomo degli scoop, fosse entrato nel raggio di sorveglianza di qualche agenzia governativa può essere ritenuto così incredibile? In realtà, visto l'aria che tira, sarebbe incredibile il contrario

Il nuovo video 

Alla fine di agosto le autorità giudiziarie avranno gli esiti degli esami tossicologici sul cadavere del giornalista. Verrà detto anche l'ultima parola sulla dinamica dell'incidente. Per la polizia californiana non si sono dubbi di sorta: una fatalità, causata dall'alta velocità con cui la Mercedes di Michael Hastings viaggiava lungo i boulevard di Los Angeles. Negli ultimi giorni è comparso però un nuovo video che mostra gli ultimi istanti di quella corsa. Le immagini sono state riprese dalle telecamere di una vicina pizzeria. Si vede la macchina schiantarsi contro la palma. Secondo alcuni commentatori , questo video mostra una clamorosa novità: prima dell'impatto con l'albero c'è stata un'esplosione a bordo.

Difficile decifrare le immagini. Michael Krikorian, un veterano della cronaca della città, ne ha parlato con chi conduce l'inchiesta. Per loro, il video non significa molto. Ma, per chi pensa invece al complotto, quella sequenza è la prova che la morte di Michael Hastings non sia stata provocata da un incidente.

E per suffragare la tesi vengono elencati altri elementi. Una persona che quella sera aveva chiamato il 911 per chiedere soccorso aveva detto all'operatore di aver avvertito un botto prima dello schianto; il motore della Mercedes è stato ritrovato a notevole distanza, come se fosse saltato in aria; la base della palma non aveva subito danni compatibili con l'esplosione di un auto; e, infine, secondo un esperto interpellato da Alex Jones, un cronista specializzato in storie anti governative basate sulla teoria della cospirazione, la macchina non andava a velocità così elevata da pensare a un perdita di controllo della guida.

Per gli inquirenti, sono solo fantasie. Però anche loro stessi devono avere alcune risposte prima di considerare il caso chiuso. E, in particolare devono capire se e perché Michael Hastings corresse così veloce (se è stato proprio così) quella notte di inizio estate 

L'America del Datagate 

La sua morte è arrivata in un momento particolare. Qualche giorno dopo lo scoppio del Datagate, in un epoca di stretto controllo dei giornalisti da parte dell'amministrazione Obama. Il cronista, come ha confermato la stessa moglie, lavorava su di un ritratto di John Brennan, il nuovo capo di Langley, l'architetto della politica di sicurezza della Casa Bianca. Da quello che si è capito, attraverso i suoi ultimi messaggi, e il contesto in cui si muoveva, probabilmente si sentiva sorvegliato, controllato dai federali, un uomo con il fiato sul collo. Ecco, in fondo, è questo il grande mistero della sua morte. Perché nell'America di Obama il Liberal, un giornalista è costretto a lavorare con questo Grande Fratello alle spalle?  

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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