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Medioriente: quali sono gli scali più sicuri

Egitto, Marocco, Giordania, Algeria: quali sono le tratte più pericolose? Parla Selwan El Khoury, direttore del Centro Studi sul mondo arabo Cosmonitor

 

Non ha dubbi, Bernard Selwan El Khoury, analista italo-libanese di Limes e direttore del Centro Studi sul mondo arabo Cosmonitor.

Quello che sta avvenendo in queste settimane negli scali egiziani, con decine di testimonianze di turisti stranieri che mettono in luce le falle nei controlli e nei sistemi di sicurezza aereoportuali, è il frutto avvelenato del regime change avvenuto in Egitto dopo la caduta di Mubarak: «La cosiddetta primavera araba che ha portato alla caduta del vecchio dittatore, e alla contestuale ascesa del generale Al Sisi, ha prodotto un deterioramento delle condizioni di sicurezza in tutto il Paese. Quelli citati dalla stampa anglosassone, alla quale alcuni viaggiatori fermi a Sharm hanno raccontato addirittura che basta spesso allungare una mazzetta all’addetto di turno negli scali per evitare le code, non sono purtroppo casi così isolati in un Paese che ha vissuto un cambio di regime».

Sta dicendo che è più pericoloso prendere un volo in Egitto che negli altri Paesi arabi?
Non proprio. Sto dicendo che il deterioramento delle condizioni di sicurezza negli scali egiziani, e più in generale in tutto il Paese, è anche la conseguenza del crollo del vecchio regime, sostituito dall’esercito che era l’unica istituzione forte rimasta nel Paese. Tutto questo è avvenuto in uno stato dove, storicamente, la corruzione era già prima assai diffusa, specie tra gli strati più bassi delle forze di sicurezza. Allungare la mazzetta, in Egitto, è una pratica molto comune.

Sinai, gli egiziani: "L'aeroporto di Sharm è sicuro" - Foto


Non che in altri Paesi mediterranei sia molto diverso
Certo, ma per ciò che riguarda gli scali, a differenza dei Paesi dell’area sud del Mediterraneo, non esistono standard unici per garantire la sicurezza in tutti gli aereoporti. Nel mondo arabo non esiste un’Unione che detta standard comuni. Quello che hanno denunciato i viaggiatori è credibile.

Consiglierebbe a un amico di prendere un volo per l’Egitto dopo la tragedia aerea russa?
Certo, ma non perché gli aereoporti siano i più sicuri del mondo, ma per una ragione operativa: il modus operandi dei gruppi terroristici ha dimostrato fino ad oggi che il terrorismo non colpisce mai nello stesso luogo e nello stesso periodo a distanza di pochi giorni da un attacco già compiuto. Ed è pressoché impossibile, se davvero hanno messo a segno l’attentato al jet russo, che colpiscano nello stesso periodo, e nello stesso Paese. Ora come ora la tratta sull’Egitto è, al netto dei problemi che ci sono stati e ci sono, paradossalmente la più sicura del mondo.

Ora come ora la tratta sull’Egitto è, al netto dei problemi che ci sono stati e ci sono, la tratta più sicura del mondo


È stato giusto cancellare i voli dopo la tragedia?
Non credo affatto. In primis, perché le compagnie occidentali e i Paesi europei che hanno cancellato i voli, sull’onda del clamore mediatico, lo hanno fatto ancor prima di sapere se fosse stata veramente una bomba a bordo la causa della tragedia aerea. Ma c’è un’altra ragione: cancellando i voli hanno fatto un regalo gratuito ai gruppi terroristici. I quali hanno ottenuto perciò quello che volevano: cambiare il modo di vivere della popolazione, arrecare danni enormi al turismo, limitare gli spostamenti. Le ripeto: quella sull’Egitto è una tratta sicura perché difficilmente i terroristi colpiscono due volte, in tempi ravvicinati, nello stesso Paese. 

Che ricadute possono avere queste decisioni sulla situazione politica egiziana?
Enormi, perché l’incidente è avvenuto in un momento in cui l’Egitto di Al Sisi stava cercando di posizionarsi come modello di sicurezza per tutto il mondo arabo. Si pensi solo che Il Cairo, alleandosi con il generale Haktar, è stato il primo Paese che è intervenuto, con l’aviazione, contro i gruppi fondamentalisti in Libia. L’attentato e le affrettate decisioni di cancellare i voli hanno rappresentato un vulnus molto forte per l’immagine del nuovo regime. E non escludo nemmeno che tutto questo possa portare a nuovi sommovimenti e a un ulteriore deterioramento della sicurezza nel Paese.

 Ci sono Paesi mediorientali dove è più sicuro volare?
Ci sono Stati arabi e Stati arabi. La Giordania, che sta conducendo una battaglia molto forte contro l’Isis dopo che gli hanno arso vivo un pilota, ha standard quasi europei. L’aereoporto di Amman è gestito amministrativamente dai francesi, con apparecchiature di ultima generazione. I sostegni economici occidentali finanziano in larga parte il sistema della sicurezza, grazie al fatto c’è una situazione politicamente relativamente stabile, con una monarchia che gode di un vasto sostegno popolare. Il ché è una prima barriera anticorruttiva. Anche il Libano è un Paese con apparati di sicurezza forti  negli aereoporti. I controlli sui bagagli sono numerosi e tutti effettuati con metal detector. Al gate non ci sono solo hostess, ma anche agenti in divisa. È un sistema meno tecnologico di quello giordano, ma con più risorse e personale addetto alla sicurezza.

E il Marocco?
Come la Giordania, il Marocco è un Paese stabile, con una monarchia ben accetta dalla popolazione, con apparati di sicurezza anche negli aereoporti sostanzialmente leali.  Certo, Rabat ha il problema dei centinaia di foreign fighters che hanno ingrossato le fila dell’Isis, ma la monarchia ha tutto l’interesse a mantenere sicura la situazione negli scali ed è dotata di apparecchiature tecnologiche all’avanguardia. Non che non esista la corruzione, specie tra gli strati più bassi della polizia, ma rimane sostanzialmente un Paese  sicuro. E anche l’Algeria, nonostante tutti problemi politici, non è messa male negli scali: è di qualche giorno fa la pubblicazione di un report sulla sicurezza aeroportuale cui la stampa ha dato grande risalto.

Caos a Sharm el Sheik

David Degner/Getty Images
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Paolo Papi