Marò: si cerca un capro espiatorio?
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Marò: si cerca un capro espiatorio?

Secondo ambienti militari al Ministero degli Esteri starebbero cercando un colpevole proprio tra i soldati

Alla vigilia della Festa delle Forze Armate del 4 novembre, la situazione dei due marò è ancora lungi dall'essere risolta. La prossima settimana, l'8 novembre, l'Alta Corte indiana si pronuncerà (o almeno dovrebbe farlo), sulla comptetenza, stabilendo una volta per tutte e dopo 9 mesi, se a giudicare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone dovrà essere un tribunale indiano o, come invece prevedono le leggi internazionali, dei giudici italiani.

I due fucilieri del Reggimento San Marco sono infatti accusati dall'India della morte di due pescatori indiani, lo scorso 15 febbraio, durante un'azione antipirateria. Ma la faccenda è molto più complicata. In ballo non ci sono solo le norme internazionali che regolano le missioni all'estero, sotto egida Onu, ma anche il diritto marittimo. E proprio su questo fronte si starebbe consumando una battaglia tutta italiana e soprattutto intestina. In ballo c'è la reponsabilità di aver lasciato che la nave mercantile Enrica Lexie entrasse in un porto indiano, di fatto permettendo che la giurisdizione sul caso diventasse del Paese asiatico. Un'azione che ha anche aperto la strada all'arresto di Girone e Latorre.

Fonti militari dicono che non solo tra il ministero della Difesa e quello degli Esteri da mesi ci sarebbe "maretta". Nelle ultime settimane alla Farnesina starebbero addirittura cercando un "capro espiatorio" proprio tra i ranghi della Difesa e in particolare tra coloro che al momento dei fatti sono stati coinvolti nella gestione del caso, dando il via libera all'attracco della nave nel porto indiano.

Il tutto mentre a livello diplomatico l'unico risultato ottenuto in nove mesi è stato quello di siglare, lo scorso agosto, un accordo bilaterale con l'India, che prevede uno scambio di prigionieri: il nostro Paese restituirebbe all'india i suoi circa 100 connazionali detenuti nelle nostre carceri e in cambio otterrebbe il rimpatrio degli italiani in India (poco più di una quindicina), tra i quali appunto Latorre e Girone. In questo modo, qualunque sia la decisione dell'Alta Corte indiana, i due marò tornerebbero in Italia, anche se non si sa se da condannati o meno. Questo accordo, appena approvato da Camera e Senato, e controfirmato dal Presidente della Repubblica, ha permesso allo stesso Terzi, quindici giorni fa, di assicurare che i due militari faranno ritorno a casa, chiarendo però di non poter date una tempistica certa.

L'intesa, però, ha creato malumori nel mondo militare. Non solo viene definita "poco onorevole", ma c'è chi ricorda che tra i detenuti indiani in Italia, ci sono persone condannate per reati, dunque non paragonabili a militari che godono dell'immunità e la cui colpevolezza è tutta da accertare.

Sull'eventuale giudizio, poi, pesano non poche ombre, dal momento che molte delle prove a discolpa di Latorre e Girone sono state "inquinate": dal peschereccio, lasciato affondare, alla perizia balistica, forse modificata dopo che la prima versione scagionava i due militari, per l'incompatibilità tra il calibro dei proiettili che hanno ucciso i due pescatori e quello delle armi in dotazione ai fucilieri del San Marco.

Il malessere nel mondo militare, però, continua a crescere. Qualcuno, a proposito della Festa del 4 novembre, fa notare che negli spot Rai non vengono menzionati Latorre e Girone ("Di cosa avevano paura? Di un rigurgito di italianità? Vogliono far crescere l'amor patrio, ma non troppo. Devi diventare nazionalista, ma anche europeista. Io mi sento italiano e l'onore dell'Italia lo stanno portando in alto i Nostri Leoni, non questi politici burocrati e corrotti" scrive un militare su uno dei tanti gruppi su Fb) . Molto più duri, poi, coloro che criticano l'intesa con l'India: "E' un accordo ignobile: almeno nella Seconda Guerra mondiale si scambiavano spie per spie, oggi si scambiano militari per rubagalline".

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