Bruno Vespa: Il mio Grillo così strano
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Bruno Vespa: Il mio Grillo così strano

Il conduttore spiega perché il leader del Movimento 5 Stelle sia andato a Porta a Porta. E con quali risultati

Al telefono ci siamo dati del lei: non ci vedevamo da 31 anni. Ma quando Beppe Grillo è entrato in via Teulada era come se ci fossimo lasciati il giorno prima. Facciamo mestieri diversi, ma in fondo sullo stesso palcoscenico. Il tono franco e informale della conversazione (di fatto non è stata un’intervista tradizionale) sarebbe stato perfetto anche in un incontro al bar.

All’inizio della campagna elettorale, non avrei mai immaginato di poter avere Grillo in studio: piaccia o no, Porta a porta ha un suo stile diversissimo da quello del comico-leader. Non serve a chi cavalca sentimenti estremi, a meno che... Grillo è venuto per quel "a meno che...". La nostra trasmissione è seguita da un pubblico socialmente, culturalmente, politicamente, geograficamente trasversale. I 5 milioni che in certi momenti hanno seguito Porta a porta lunedì 19 maggio fanno parte di quella fascia di pubblico che decideva il vincitore delle elezioni politiche in tempi di bipolarismo: scelse per due volte Romano Prodi e per due Silvio Berlusconi. Sono gli indecisi, gli sprovvisti di un bagaglio ideologico di principio: molti decidono all’ultimo istante se andare alle urne e a chi dare il voto.

Il Grillo dei "Vaffa day" è l’antitesi di Porta a porta. Il Grillo che spera di battere il Partito democratico alle elezioni del 25 maggio ha invece bisogno di cercarsi tra i nostri 4-5 milioni di spettatori i voti necessari all’ultimo salto o comunque di mettere tra sé e Matteo Renzi uno scarto inferiore a ogni attesa. Grillo cresce se l’Italia decresce, se c’è qualche scandalo, se la Tasi rischia di mangiarsi un po’ degli 80 euro. Perciò ha bisogno di rivolgersi agli scontenti o ai superscettici che vanno oltre lo schieramento no-euro di Lega Nord e Fratelli d’Italia, due partiti comunque interni al sistema, per abbattere il sistema stesso. Gioco assai rischioso, soprattutto se Grillo dimostra di non avere ricette chiare e vincenti.

In un Paese di pensionati e comunque di anziani (il nocciolo duro delle televisioni generaliste, il popolo che usa internet con molta parsimonia) Grillo aveva bisogno in ogni caso di parlare a quell’italiano su 3 o 4 che ha più di 55 anni e ha visto la trasmissione del 19 maggio. Aspetto curioso: lo share è stato più debole nelle regioni dell’estremo Sud (attratte dal Grande Fratello). Ma lì Grillo è già dato per vincente. L’ascolto è stato invece fortissimo proprio nelle regioni rosse dove la competizione col Pd è davvero all’ultimo voto, oltre che nelle fasce d’età che rappresentano l’obiettivo del leader del Movimento 5 stelle.

È stato sorprendentemente alto anche nella fascia d’istruzione più alta: quasi un laureato maschio su 2 ha seguito la trasmissione. Non sappiamo come andranno le elezioni, ma nella politica italiana è cominciata davvero una partita che non prevede pareggi.

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