50 sfumature di Saluzzo
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50 sfumature di Saluzzo

Chi è davvero il professore che ha sedotto due studentesse ma che il suo paese continua a difendere

"E se non piangi ora, di che suoli piangere?" amava dire il professor Valter Giordano. Ma neppure Saluzzo oggi sa per chi farlo. Meriterebbe lacrime questo Giordano, docente simbolo della città, che ha sedotto due allieve con le terzine della Divina Commedia, da sempre la grazia degli amanti maledetti. E le meriterebbero le due studentesse, adesso violate dai brogliacci telefonici, dalle intercettazioni, dagli sms: «Ogni tanto lui veniva, veniva», «ho sognato che eravamo in camera dai tuoi e tu facevi tutto...», «ti avrei dato latte...», «avevi bevuto anche acqua e io la tua». Viene da piangere alla studentessa Marina, al suo amico avvocato Antonello Portera, a cui a ogni luna piena Giordano parlava del Ciaula di Luigi Pirandello, al figlio Eric a cui ha instillato la passione delle lettere e l’ossessione dell’ordine. Non vuole giudicarlo la sua vicina di casa: «Non crocifiggetelo». Ma questo non è amore, non è Francesco Petrarca. E quanto può ancora vincere la compassione del liceo Bertoni Soleri, dove le sue studentesse sognano perfino che presto ritorni?

Povero Giordano, Casanova malato di 57 anni a cui si rimprovera di aver celato anche le lettere di un’anima fragile, quella Paola Vairoletti, morta suicida nel dicembre 2004, che a ogni compito in classe le lasciava nel foglio protocollo: «Caro professore...». Non lo vuole giudicare questa Saluzzo che sarebbe stata la città ideale di Cesare Beccaria (la morale separata dalla giustizia), pronta a ricordarlo solo per la sua professionalità, per la sua taciturna solitudine, non per questo amore contorto che lo ha condotto ad abusare del suo carisma e a commettere il reato imperdonabile per un educatore. «Qui stanno toccando il miglior professore che Saluzzo ha avuto negli ultimi 10 anni» sostiene l’ex allieva Matilde, che lavora in un albergo e arrossisce non appena le si fa notare l’età delle studentesse che hanno avuto rapporti sessuali con Giordano, solo 16 anni, e poi quei giochi, i lacci sui polsi di una delle ragazze legata sul letto schiava «come nell’antica Grecia», sottomessa e stupita, «perché io non pensavo si potessero fare queste cose però mi piacciono un sacco» come scrisse in un sms.

E ha ragione la proprietaria del caffè Dublino, che la quarta B del professor Giordano la conosce quasi interamente, quando dice: «Ormai a Saluzzo sono più i giornalisti che quelli di Saluzzo», solite api che fra questi campi di mais che ricordano l’America di William Faulkner hanno trovato un nuovo alveare. Non sembra vero alla stampa e alle televisioni di trasferire il laido e il sordido delle metropoli in quella che una brutta storia ci fa considerare l’angusta e puritana provincia, dimenticando che la campagna, i poderi, sono stati sempre il teatro della crudeltà italiana, dell’efferatezza, dell’amore molesto. Non sazia la curiosità del pubblico questo epistolario di intercettazioni sciorinate, i 51.360 sms tra il professore e le due studentesse che di lui si erano innamorate al punto da cedergli e conservare con il tampone il sangue della loro verginità, come si fa con i garofani rossi nei diari, il maglioncino del primo bacio, il primo anello di fidanzamento.

Nessuno però crede al sesso in cambio di voti, cioè l’accusa che gli muove la procura, che su questo docente e sulle ragazze si è imbattuta partendo da un’inchiesta sulle sette sataniche a Saluzzo e dalla serie di suicidi di adolescenti proseguita dal 2004 fino al 2011. Sono partiti da Satana e sono arrivati a de Sade, alla sentina delle pratiche sessuali del professore che, dopo la diffusione dell’ordinanza, tutti conoscono. Quei frammenti di discorsi amorosi che si possono pronunciare solo nell’intimità: «Concertino, ela, ale, leo, ziz», con cui professore e studentesse indicavano il sesso e le pratiche dei loro incontri. Rapporti fra un uomo adulto malato di sesso e queste ragazze afflitte «da condizioni di inferiorità psichica, depressione cronica, manipolazione psicologica» come scrive l’ordinanza della procura, tanto da far dimenticare quell’unico messaggio da figlia anziché da concubina: «Volevo farle vedere come guidavo...» lasciato a Giordano da una delle due ragazze.

Chi non può perdonarlo è l’ultima donna di un catalogo di amanti, l’amica cinquantenne conosciuta nel 2011 che fino a poche settimane fa si considerava l’unica compagna di Giordano. E si capisce che non lo «scorticherebbe vivo», come dice, perché tradisce la sua natura di vedova abituata ai lutti. Compiange solo la doppiezza dell’uomo che aveva presentato pure ai figli, che abitano nella casa sperduta su una lunga statale piemontese. «Per due anni mi ha fatto solo del bene. Ma aveva questo prezzo il suo bene?». Lei così diversa da questo professore che la domenica si rinchiudeva in casa solo con il suo giornale per uscirne soltanto il lunedì per andare a scuola. Lei che solo il mese scorso era a Mantova insieme a lui: "Sto uscendo più con te che in trent’anni con mia moglie, mi ripeteva. Mi disse subito che non sapeva ballare, che non voleva uscire. Tenero, galante si ostinava sempre a pagare lui".

Lo cambiavano solo queste montagne e quella casa dei genitori in cui si rifugiava nei fine settimana. E lei pensa che lo abbiano segnato quei 10 anni di seminario frequentato come tanti solo perché in queste vallate era l’unico mezzo per studiare, soprattutto per uno come lui che si è laureato in lettere facendo il muratore a Torino. «Credo che abbia subito una violenza in quei luoghi» insinua ancora la donna. «A me non ha mai chiesto tutto ciò che chiedeva alle studentesse, anche perché non avrei mai accettato». L’ultima volta che lo ha visto portava un camice bianco dopo il ricovero per il tentato suicidio seguito alla perquisizione dei carabinieri.

«Mi ha detto: “Tu conosci la mia debolezza, fino a quando ero stato con mia moglie non mi era mai capitato. Ho ceduto, mi hanno fatto girare la testa”». Lei gli ha risposto che non doveva preoccuparsi, che certo avrebbe pagato. Ma poi ha scoperto che quelle con le ragazze sono colpe vicine nel tempo. «Mi aveva promesso che sarebbe stato meno orso: “Farò quello che piace a te”. Gli avevo offerto perfino di venire a casa mia, tanto che lui rimase sorpreso. Mi chiese: “Allora mi ami proprio? Gli dissi: “Certo, Valter, che ti voglio bene”. All’inizio avevo pensato che quello contro di lui fosse un complotto». Ma qui non c’è complotto, solo l’attesa di vedere completato il «puzzle» Giordano, l’attesa di Saluzzo di fronte alle possibili pene, l’attesa del castigo che lo aspetta. Non brucia streghe, Saluzzo, ma non si riconosce adesso in questa storiaccia, non comprende come in questa montagna sia apparso il torbido, questo rapporto sporco con l’amore.

«Però il satanismo, la storia dei voti in cambio di sesso non regge. Giordano non ha mai bocciato nessuno. L’unica volta che si è opposto l’ha fatto per due studenti, maschi» ricorda la preside Alessandra Tognoli. «Giordano lo conoscevo, le ragazze non gli dispiacevano, certo, era un uomo, e quando vedi queste ragazze puoi perdere la testa. Io origliavo quando spiegava, aveva carisma.

Ma è stato provocato. Sarebbero pronte a vendersi anche per un voto, queste ragazze» afferma Piero Giordano (solo un caso di omonimia), che ha il suo locale proprio di fronte al liceo e che ha servito alle mense del Soleri, un istituto che ospita 800 ragazzi, ma che è quasi interamente femminile, tanto da poter essere considerato un convento. «Invece io sono indignata per come lo difendono sia i professori sia i ragazzi» si sfoga Alessia, alunna di Giordano per 6 mesi, che ha pensato anche di andarsene dalla scuola, come sembra stiano facendo in 40. «Lo sapevano tutti che alle ragazze metteva un voto più alto rispetto ai ragazzi. Si spingeva anche a fare delle battute. Del resto non è il primo, ci sono professori che danno pacche sul sedere, professori che vogliono durante le lezioni di plastica che ci si spogli e ci si metta solo in camice, altri che chiedono i numeri di telefono e poi ti spediscono sms ed email». La pensa così anche Marta: «Sì, le pacche sul sedere i professori le danno, alla fine pensavamo che fosse un altro il professore, non certo Giordano».

E allora perché dovrebbe essere colpa di queste ragazze, s’interroga ora questa quarta B frantumata da colui che aveva compiuto il miracolo di unirla? «Forse si sono innamorate davvero, non sono cattive ragazze. E lui non è un perverso, non è un maniaco, non le ha adescate con l’inganno» dice Giorgia. Ma non ce la fa Maria, quando legge sul giornale di quel sesso vissuto male, e balbetta: «Io sono confusa adesso». E se anche Paola Vairoletti, la ragazza suicida, come scrivono i magistrati avesse avuto un rapporto con Giordano? «Tutto ma non Paola e il satanismo: lui voleva bene a Paola, ne parlava sempre in classe. Diceva che a Paola era accaduta una cosa brutta, delle violenze» ricorda Lisa, che quando Paola è morta era poco più che bambina.

«Giordano? È stato un po’ meno furbo di un altro professore che come tutti sanno aveva iniziato la sua relazione a scuola e l’ha continuata poi. Sì, 10 anni fa si era verificato un altro caso di molestie, il docente si chiamava Salvatore Palazzo. Ed è finito in tribunale con l’accusa di molestie. È la legge dei grandi numeri, qualcuna più vivace c’è sempre, tocca a te frenarle. Un po’ è l’ambiente» confida l’ex bidello da 10 anni al Soleri. «Ma la colpa è delle ragazze, le pare che a 16 anni si vada in casa di un professore?» risponde la donna che ha l’edicola in centro e registra il tutto esaurito dei quotidiani da 10 giorni a questa parte. Ha pensato invece alla debolezza umana l’avvocato Portera, che conobbe Giordano quando anche lui insegnava diritto nello stesso liceo: «Ho pensato alla fallibilità umana. Lui capace di rendere tutto una poesia, così colto da farci invidia. È stato disdicevole, ma non è un uomo spregevole. La storia dell’istigazione al suicidio di Paola non esiste, lui soffrì molto per quell’episodio, lo cambiò, forse pensava di poterla salvare, di poter tenere un canale di comunicazione, forse per questo non parlò mai con i genitori di Paola e delle sue lettere».

Invece non riesce a difenderlo l’altro amico e collega di filosofia, Paolo Burzio. «Provocato dalle ragazze? Questa è una bugia. A 16 anni gli puoi far credere che Cristo è morto di raffreddore e Valter lo sapeva fare. Siamo di fronte a un ottimo uomo, uno splendido insegnante, ma il Valter Don Giovanni è preoccupante. Queste ragazze sono state rimodellate per i suoi bisogni. Lo scenario è inquietante. Abbiamo conosciuto il collega ma l’uomo dietro questa maschera non l’abbiamo intuito. Non è un Barbablù ma soffre di miopia e daltonismo esistenziale. Forse è stato un gioco edonistico che poi si è rivelato una giostra da dove non si può più scendere». Comunque difende questo liceo che sembra non soffrire solo per Giordano. Se ci fossero stati altri professori? «È un liceo di probità, chi dice il contrario getta fango» replica Burzio.

E poi c’è il figlio di Giordano, ormai lontano dal padre, con cui si vedeva solo nei fine settimana, figlio che continua a non giudicare anche quando «ho letto l’ordinanza, i messaggi e ho provato dolore non per una storia cattiva ma sbagliata. A volte ci sono più vittime che colpevoli, qui sono vittime soprattutto queste due ragazze per cui sarà difficile ricominciare». Si è dovuto fare carico di tutta la famiglia anche del dolore della madre, che si rifiuta di parlare e si è rifiutata di tornare insieme al professore anche quando lo ha visto in ospedale. Anche lei è una professoressa, separata da Giordano (non legalmente) dopo aver scoperto un tradimento nel 2011 con un’altra donna, anche se non è mai riuscita a dimenticarlo completamente.

Ora per un momento questo figlio ricorda quel canto che Giordano recitava in classe dando le spalle agli studenti, perché non si accorgessero delle sue lacrime: «Padre, assai ci fen men doglia/ se tu mangi di noi: tu ne vestisti/ queste misere carni, e tu le spoglia». «Mi parlava sempre di questo figlio, diceva fosse d’oro» ricorda la sua amica più cara. Quel figlio a cui dopo l’arresto ha chiesto «scusa perché adesso dovrai affrontare tutto questo. Mi curerò», lui che si rifiutava perfino di prendere un’aspirina. E adesso Eric, il figlio, dice: «Era malato di ordine, ma nell’ordine di quella casa non ci poteva stare l’ordine del mondo. Anche in quelle lettere di Paola, che sono la causa dell’indagine e mai consegnate ai carabinieri, c’è un ordine». Dall’oblio sono tornate queste lettere di cui è venuta a conoscenza la magistratura e il procuratore capo Cristina Bianconi, irritata per quella che chiama «l’attenzione particolare di questo caso» e per la difesa a oltranza di Saluzzo, dei giornali a cui dice di non voler più badare. Non si scompone quando le si chiede se al Soleri altri professori oltre Giordano abbiano potuto avere relazioni con delle ragazze: «Ormai non mi sento di escludere nulla. Spero solo che non escano i nomi delle offese».

In realtà quei nomi sono diventati l’inevitabile esercizio dei ragazzi della scuola. «La più piccola delle due è la meno attesa, la sfigatella, una delle più brave, bruttina, permalosa e ostinata. Un solo ragazzo nella sua vita, brutto pure lui. Sarebbe dovuta perfino andare da Giordano per prendere ripetizioni la prossima settimana. Mi diceva sempre: “Ma non è bravo il professore Giordano?”» racconta Alessia, in short, seduta sotto la statua di Silvio Pellico. Ed è proprio la più giovane delle due, la ragazza a cui Giordano era più legato, tanto da considerarla «il vero amore della sua vita». Eccellente nei voti in tutte le materie, gelosa del suo professore quando alzava la mano e lui non la vedeva, la sola che ha avuto il coraggio di scrivere un messaggio d’addio al professore: «Le do un piccolo consiglio. Se vuole ci ragioni su. Fino alla fine della carriera, da ora in poi, non dovrebbe più mischiare la sua vita privata con la scuola. I “concerti” sono cancellati per sempre e anche io».

Però questo amore è un crimine che la procura chiama «abuso d’autorità. Agli articoli 81,609bis1e2...». E anche se Giordano non è un violentatore, non è neppure una vittima come il professore omosessuale Aldo Braibanti accusato del plagio di due ragazzini nell’Italia bigotta che combatteva Pier Paolo Pasolini. Rimane l’abuso di un professore e soprattutto il suicidio di Paola Vairoletti e ora Saluzzo deve interrogarsi sull’omertà, quella sì, intorno alla morte della giovane Paola.

D’altronde, come chiedere una condanna a questi ragazzi che sono figlie e figli di alunne del professore Giordano, cresciuti imparando a memoria la strofa che il professore di italiano ripeteva come una cantilena: «Or tu chi sei/ che vuoi sedere a scranna/ per giudicar/ di lungi mille miglia/ con la veduta corta di una spanna»? Ma Giordano non troverà conforto neppure tra le braccia di Marco Gallo, il prete che gestisce l’oratorio Don Bosco, che non vuole dare una benedizione né a queste sfortunate ragazze né all’indifendibile professore, a cui non è bastato solo desiderare queste adolescenti come quelle che facevano innamorare Kevin Spacey in American Beauty ma che alla fine preferisce non approfittarne. A Saluzzo nessuno sa più a chi dare carezze, nessuno sa più a chi dare abbracci. In questa montagna l’amore si è intorpidito o forse si è mostrato come è sempre stato vissuto. E solo ora si capisce come ci si possa chiudere in se stessi, come ci si possa far sconfiggere da queste montagne. Proprio Valter Giordano, il professore che ha fatto dono ai suoi allievi della bella lingua di Dante, sta togliendo le parole a questa città. Lui che aveva distrutto la riservatezza, la discrezione, che è il carattere di questi piemontesi, che preferiscono rimanere muti piuttosto che urlare. Una dopo l’altra le parole scompaiono. Rimangono solo cenni, espressioni del viso, smorfie, un furore che non trova sfogo. Non comincia così la follia?

(ha collaborato Gabriele Madala)

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Carmelo Caruso