A Bangkok il golpe del Generalissimo è tutto in salita
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A Bangkok il golpe del Generalissimo è tutto in salita

La Thailandia pagherà da subito l'imposizione della legge marziale con un vistoso calo nel settore del turismo, che rappresenta una buona fetta del Pil nazionale. Foto

"Super Prayuth ora dovrà scalare una montagna", l'editoriale in prima pagina sul Bangkok Post fa immediatamente capire che la decisione dei militari di imporre la legge marziale nel Paese non è certo risolutiva, anzi, il "Generalissimo" Prayuth Chan-ocha ha imboccato una strada che è molto rischiosa.

Guai a chi lo chiama "golpe". A Bangkok ci tengono a sottolineare che un golpe esautora il governo in carica, mentre l'imposizione della legge marziale permette il controllo della sicurezza nazionale senza creare un vacuum nelle istituzioni. Sarà, ma a dirlo sono i militari e la censura immediata sulle televisioni sembra in realtà tipica del classico colpo di Stato. 

Va detto che la mossa del generale Prayuth non è una sorpresa. Da tempo i militari thailandesi lanciavano messaggi sia al governo che ai manifestanti in piazza. Più volte lo stesso capo dell'esercito ha dichiarato di voler intervenire nella crisi politica che scuote il Paese da sei mesi e che ha già fatto 28 morti e più di 700 feriti. E dalle intenzioni è passato ai fatti, proprio quando il fronte delle camicie rosse (UDD - Fronte unito per la democrazia e contro la dittatura) ha annunciato una nuova manifestazione nella capitale.

Il Generale sostiene che la legge marziale eviterà "nuovi spargimenti di sangue" e ristabilirà la pace nel Paese. In quanto tempo non è dato sapere. Ma con queste condizioni politiche la montagna che il capo dei militari si trova davanti è davvero molto alta da scalare. Le posizioni politiche dei vari gruppi che si scontrano in piazza sono inconciliabili e la legge marziale rischia di esasperare ulteriormente la situazione.

Le armi dei militari spingeranno gli avversari politici a raggiungere un compromesso per il bene della Thailandia? Probabilmente no, e anzi è lecito pensare che contribuiranno a inasprire la lotta delle fazioni in campo. Inoltre, già in tanti sottolineano i primi effetti devastanti delle leggi marziali, che terranno lontani dal Paese i turisti.  

I conti li presenta l'agenzia Bloomberg che scrive che la Thailandia "marziale" rischia di veder scendere del 5% il suo flusso di turisti. Sarebbe il calo più vistoso dal 2009, quando gli Stati Uniti e il governo di Hong Kong dissero ai loro cittadini di evitare per prudenza il Paese, a causa degli scontri e delle manifestazioni anti governative delle camicie rosse. Se teniamo presente che il turismo pesa per il 10% del Pil thailandese, ci rendiamo facilmente conto di quelli che possono essere i costi "accessori" dell'imposizione della legge marziale.

I militari per le strade non fanno certo bene all'immagine di Bangkok come paradiso dei night club più trasgressivi e alla moda del pianeta, ed è certo che i vacanzieri del'isola di James Bond vicino a Phuket non sopporterebbero di sorseggiare un mojito in spiaggia alla presenza di mitra e fucili a vista.

Credere che la pacificazione in Thailandia passi attraverso il controllo dei militari è un controsenso, in un Paese che ha vissuto l'ultimo colpo di Stato nel 2006. E il tycoonShinawatra, l'esiliato d'oro che governa da Londra sulle sorti di Bangkok, tace e sorride. In questa situazione un suo ritorno nel Paese è un'ipotesi più che concreta. Per lui ora è meglio restare sotto coperta e attendere.

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Anna Mazzone