Ecco il rimedio contro le spese folli delle regioni
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Ecco il rimedio contro le spese folli delle regioni

Gli episodi di ieri ed oggi tra ironia e rabbia dimostrano come ci sia una sola via d'uscita. Tagliare i fondi, alla base - Spese folli, regione per regione  - Spese folli, l'Hit Parade

Facile fare colore. Dalle mutande verdi del leghista governatore del Piemonte, Cota, alle spese per casinò, lap dance e pecore (mix triste-bucolico) in Molise fino ai vassoi di cornetti, paste secche e latte di mandorla per i parenti del caro estinto in un funerale “politico” in Calabria, laddove di politico ci son solo i protagonisti (a carico del contribuente), o alla miscellanea di spesucce “inevitabili” avendo a disposizione milioni non tuoi. Siamo o no un paese cattolico, tanto consapevole delle proprie fragilità da implorare il Padreterno di “non indurci in tentazione”, piuttosto che farci essere specchiati come santi? 

In fondo i consiglieri regionali - da Nord a Sud, di destra e di sinistra, vecchi e nuovi, giovani e anziani (che non è la stessa cosa di vecchi e nuovi), professionisti della politica o reduci della società civile – non fanno che lavorare per darsi un’occasione e poi, naturalmente, coglierla. Tutti integerrimi difensori del bene comune, finché non mettono il naso nel “piatto ricco” (e allora, anche loro, obbediscono al “mi ci ficco”). 

Qualcuno presenta le ricevute senza camuffarle. Così come sono. Senza pudore. Con quell’incoscienza che deriva solo dall’arroganza del potere. Ristoranti a 5 stelle, cenoni di Natale, cesti di zampone, panettoni e vini. Spumanti e regali di nozze per gli amici, visto che ci siamo anche la tassa sui rifiuti e quella sulla casa. E vuoi non investire nei rifornimenti di caffeina (montagne di cialde) per alimentare e tirare per le lunghe le riunioni? Non è forse politica anche quella? E le buste d’acqua minerale? E l’auto blu? E quella non blu, ma acquistata col bancomat del gruppo? La politica costa. Il politico costa, il mandato è un ingaggio. 

E il tempo scarseggia. Io mi faccio in quattro per voi, ho vinto le elezioni, voi dovete pagare. C’è un perché se mi avete scelto: io vi rappresento. 

Strano, però. Ci sono delle costanti di regione in regione: la biancheria intima per la trasparenza pubblico-privato. E le penne, le feste (strane ma vere quelle con le “teste di maiale” sul tema Roma Antica), i piccoli sfizi tipo modellismo, francobolli, occhiali griffati e tintura per capelli. E libri. O la semplice spesa al supermercato. Ma c’è chi ha superato la linea rossa e quella viola. Ecco i gioielli, i Suv, le ricevute taroccate e gonfiate. Come in Basilicata, dove l’aggiunta di una cifra moltiplicata per un certo numero di fatture di ristorante diventa un’altra indennità: da 23 a 230 euro, da 92 a 292, da 86 a 386… Magie. Sotterfugi. Truffe. Peculato. 

Piccoli truffatori si comprano l’automobile mettendola in conto a noi, si sbizzarriscono in biglietti aerei, rimborsi chilometrici, cravatte e penne Mont Blanc. Spese di rappresentanza. Perché loro… ci rappresentano!

Prendiamone atto: lo spauracchio del carcere, i rischi politici e mediatici, non sono ancora abbastanza per debellare la corruzione. Non sono serviti neppure certi moralismi ipocriti da parte di chi mai avrebbe dovuto o potuto scagliare la prima pietra. In Italia c’è un solo modo per metter fine agli scandali: tagliare i fondi. Prosciugare gli affluenti. 

Non indurre il tentazione il Palazzo.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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