Spagna: quei devastanti effetti dell’austerity
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Spagna: quei devastanti effetti dell’austerity

Tre bambini su 10 a rischio povertà, il 24,9 per cento di abbandono scolare, 13 milioni di indigenti... Tutti i numeri della crisi.

Il 29,9 per cento dei minori in Spagna corre il rischio di cadere nella povertà, entrando in un tunnel dal quale non potranno più uscire. Secondo il segretario generale della Caritas europea, lo spagnolo Jorge Nuño-Mayer, si tratta di una "generazione perduta". L’ultimo rapporto annuale di monitoraggio della crisi, pubblicato da Caritas Europa, ha presentato dati allarmanti sulla povertà nell’Unione, rivelando che la Spagna è seconda solo alla Romania per rischio di povertà infantile.

Il tasso di povertà generale del 28,2 per cento indica che sono oltre 13 milioni i sudditi di re Juan Carlos che vivono nell’indigenza. Questo significa che quasi uno spagnolo su tre può contare su entrate comprese fra il 40 e il 50 per cento degli introiti medi. Non bastasse, circa 700 mila famiglie vivono senza entrate o con salari minimi.

Ma il problema non si limita alla disoccupazione: il 12 per cento di coloro che lavorano non guadagna abbastanza per sfuggire al rischio povertà. Se prima della crisi a chiedere l’aiuto della Caritas erano soprattutto immigrati, oggi sono per lo più spagnoli, in particolare donne, giovani coppie con figli o genitori single. Un’altra ombra minaccia i giovani spagnoli: secondo il ministero dell’Istruzione circa un quarto dei ragazzi (24,9 per cento) abbandona la scuola prematuramente, quasi il doppio rispetto alla media europea. Per la Caritas il dato è più allarmante se si considera che l’accesso all’istruzione è la migliore ricetta contro la povertà, oltre che il fattore più favorevole per la mobilità sociale.

La povertà infantile ha un enorme impatto sulle chance nell’età adulta: dalla salute alla scolarizzazione, dalle opportunità di lavoro al rischio di povertà. Con una disoccupazione che tocca oltre 6 milioni di persone, i giovani spagnoli rischiano proprio di essere una generazione perduta. Anche perché non lavoreranno a sufficienza per pagarsi la pensione.

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