Siria, per i pacifisti italiani Putin è il nuovo Gandhi
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Siria, per i pacifisti italiani Putin è il nuovo Gandhi

Mentre si allontana l'ipotesi di un intervento militare Usa in Siria, la rete No War a Roma esprime la sua gratitudine a Mosca per l'impegno nella difesa della pace mondiale

La Russia crede che una soluzione alla crisi siriana sia possibile, non ipotizza alcuno scenario senza Assad e, soprattutto, è felice di aver ritrovato il ruolo perduto di grande potenza. Nel giorno in cui il New York Times pubblica la lettera di Vladimir Putin indirizzata al "popolo americano", a Roma il senatore Igor Morozov, membro del comitato per gli Affari esteri del Senato moscovita, partecipa a un dibattito sulla Siria presso il Centro russo di Scienza e Cultura e si dice molto fiducioso sugli esiti dell'incontro di Ginevra tra il Segretario di Stato Usa John Kerry e il suo omologo russo Sergey Lavrov.

La possibilità di un intervento militare Usa-Francia oggi sembra allontanarsi e Lavrov ha pronto un piano in 4 punti per mettere sotto il controllo internazionale le armi chimiche siriane, con il beneplacito di Bashar al-Assad. Morozov dichiara a Panorama.it che nei giorni scorsi il ministro degli Esteri siriano si è recato a Mosca con una serie di mappe che indicano tutti i magazzini per lo stoccaggio delle armi chimiche, sia quelli in mano al governo siriano che quelli in mano ai ribelli. Tutti felici e contenti? Non proprio.

In Siria si continua a combattere e a morire. Poco più di 24 ore fa nuovi bombardamenti nella regione di Homs hanno mietuto decine di vittime. Bombe certe, bombe di Assad. Ma sullo scacchiere della politica internazionale questo "dettaglio" sembra voler essere lasciato sotto il tappeto, puntando l'attenzione solo sulle armi chimiche e, di conseguenza, sul braccio di ferro Usa-Russia che si protrae da settimane e con risultati sotto gli occhi di tutto: la Russia ne sta uscendo nettamente vincitrice rispetto agli Stati Uniti, che tra il dire e il fare di Barack Obama si sono avvitati su se stessi, dimostrando una paralisi decisionale e una clamorosa confusione generale. Altro che comandante in capo, oggi Obama sembra più un titubante in capo e questo non giova certo al peso e al ruolo degli Usa in Medio Oriente. 

Sì perché la guerra in Siria ormai è diventata una nuova puntata dell'eterna partita a scacchi tra Mosca e Washington e lo si evince dagli interventi dei sedicentipacifisti al dibattito con il senatore Morozov presso il Centro russo di Roma. Un drappello di digiunatori dell'ultima ora, che si sono accorti che in Siria si combatte e si muore con due anni e mezzo di ritardo e che confondono sistematicamente la guerra in Siria con l'intervento militare americano.

Più che fare domande, fanno proclami. Sono i paladini della rete No War e ci tengono a esprimere a Igor Morozov tutta la loro "gratitudine" per contribuire in modo così determinante alla "pace nel mondo"(sic).

Intervengono uno dopo l'altro e dicono sempre le stesse cose. A parte la noia mortale nell'ascoltare parole trite e ritrite liberamente tratte dal vocabolario dell'anti-imperialismo e dell'anti-americanismo d'annata, è curioso che nessuno di loro ricordi il numero dei morti ufficiali in Siria, che stando agli ultimi bollettini di guerra si aggira attorno alle 200.000 unità.

Nemmeno un accenno, come se non ci fossero, come se il numero delle vittime per i no warristi non fosse rilevante. Si presentano come amanti della pace e del dialogo, tralasciano i morti, sputano veleno sugli Usa che vogliono solo la guerra e poi dicono che tutta l'informazione occidentale fa schifo, perché nasconde la verità (che loro sembrano essere certi di sapere....chissà dove si informano). Infine, ringraziano il cielo che ci siano la Russia e papa Francesco a "difendere la pace nel mondo".

Alcuni di loro si spingono persino oltre. Felici come delle pasque perché sono al cospetto di un senatore russo in carne e ossa (alla fine del dibattito fanno pure la fila per scattare delle foto sorridenti al suo fianco), alcuni lanciano una proposta: perché non dare il Nobel della pace a Sergey Lavrov e a Putin visto il gran lavoro che stanno facendo?

Sconcerta il fatto che nessun (sedicente) pacifista ricordi, anche en passant, che la Russia è il primo fornitore di armi del regime di Bashar al-Assad. Un giro di affari da circa 1 miliardo e mezzo di dollari l'anno. Per intenderci, le bombe che stanno cadendo in questi giorni su Homs al 90 per cento hanno stampato un bel made in Russia sulla loro corazza. Ma questo ai no warristi sfugge. Sono tutti rapiti dal nuovo guru della pace mondiale, Vladimir Putin, che - parole tristemente testuali - "ha scongiurato la guerra in Siria impedendo l'intervento militare degli Usa".

Scongiurata la guerra in Siria? Ma la guerra in Siria c'è da più di due anni e purtroppo continua. Bisogna dirlo, il senatore Igor Morozov risponde a tratti imbarazzato, dichiarando di amare la pace e di volere che "tutto il mondo viva senza più guerre" (parole tristemente retoriche). A questo punto ci si aspetta che parta una sorta di catena dell'amore stile Sandra Milo. I sedicenti pacifisti No War sono in brodo di giuggiole. Il senatore Morozov stringe mani ed elargisce sorrisi.

Poi, dietro le quinte, con Panorama.it torna a fare il russo e conferma: "Non pensiamo minimamente che Assad debba andare via. Per noi lui è il legittimo presidente e vogliamo che resti". Quando gli facciamo notare che finché Assad resterà al potere la guerra continuerà, alza le spalle e dice: "Non possiamo intervenire nella vita di uno Stato sovrano e impediremo qualsiasi intervento in Siria. L'unica cosa che possiamo fare ora è risolvere la questioni delle armi chimiche". Anche da parte sua, nessun accenno alle migliaia di vittime civili di questo conflitto.

E i miliardi di dollari di armi convenzionali che Mosca ha fatturato a Damasco nell'ultimo decennio? "Che vuole - dice Morozov - così fan tutti, anche altri Paesi vendono armi. Fa bene alla nostra economia, crea posti di lavoro e non è illegale". Insomma, dietro le quinte le posizioni russe sono tutt'altro che da catena dell'amore. Speriamo che l'accademia di Stoccolma non ascolti i sedicenti pacifisti romani. Dopo il clamoroso errore del Nobel a sorpresa a Obama ora ci manca solo quello a Putin. Gandhi si rivolterebbe nella tomba.

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Anna Mazzone