Siria, partita la prima nave italiana?
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Siria, partita la prima nave italiana?

L'Italia ufficialmente plaude la "pausa di riflessione" americana, ma intanto invia uomini e mezzi nel Mediterraneo orientale, come americani, russi, inglesi e francesi.

Mentre stanno per salire a cinque le unità navali americane nel Mediterraneo, è partita anche la prima nave italiana. Ufficialmente non si tratterebbe di una manovra legata a un possibile, imminente intervento armato in Siria, ma la coincidenza è più che sospetta. A salpare, solo poche ore fa e in modo del tutto inaspettato fino a pochi giorni prima, è stata la Andrea Doria, un cacciatorpediniere lanciamissili in grado di ospitare a bordo 195 membri di equipaggio.

Ma non si tratta dell'unica "mobilitazione" improvvisa, proprio mentre la tensione è alle stelle e il mondo punta gli occhi sui due missili che sarebbero stati lanciati proprio oggi "verso il Mediterraneo orientale", individuati dai radar del ministero della Difesa russo. Fonti militari riferiscono infatti che dall'Italia ieri sono partiti anche quattro mezzi militari con a bordo personale specializzato, avvisato all'ultimo momento. Si tratterebbe di quattro furgoni del Gos, il Gruppo Operativo Subacquei, dunque palombari della Marina militare, che tra i propri compiti hanno anche quello dello sminamento in acqua.

Ufficialmente la partenza sarebbe motivata dall'esigenza (improvvisa?) di rafforzare il contingente italiano già impegnato nella missione Unifil in Libano, guidata dal gen. Paolo Serra. La casualità vuole però che l'invio di uomini e mezzi in quelle terre non fosse affatto programmato e che da tempo il personale appena partito non fosse impegnato in quella missione. Sta di fatto che nel Mediterraneo al momento si stanno affollando decine di navi. Solo la Us Navy ha già schierato al largo delle coste siriane cinque cacciatorpediniere, dotati di missili da crociera Tomahawk e forse uno o più sottomarini, dei quali - per evidenti motivi di sicurezza - non c'è conferma.

Ma anche la Russia non sta a guardare: dalla base russa di Sebastopoli, nel mar Nero, è partita la nave spia Ssv-201 Priazovye, probabilmente per fare base nel porto siriano di Tartus, unico russo al di fuori dall'area ex Urss. Di certo Mosca non starà a guardare e l'annuncio del lancio di due "oggetti balistici", quest'oggi, non fa che confermare la grande attenzione al Mediterraneo. Secondo l'agenzia Itar-Tass, però, l'ambasciata russa a Damasco ha dichiarato che non c'è stato alcun attacco, mentre Israele ha smentito di essere a conoscenza di lanci di missili in zona.  

Di certo anche in Libano la tensione è alle stelle: qui sono schierati 11.000 soldati di 32 nazioni, dei quali oltre 1.000 sono italiani. Ora al largo delle coste libanesi potrebbe arrivare presto proprio nave Doria , con i suoi 3 cannoni OtoBreda 76/62 SR, 2 mitragliere da 25 mm, il sistema missilistico PAAMS, 8 missili S/S, 2 lanciarazzi SCLAR-H, 2 lanciasiluri binati Eurotorp MU-90, 1 EH101 o NFH90. Una precauzione, a difesa e rinforzo del nostro stesso contingente italiano in Libano? E' possibile, anche se da Roma non si commenta. Dal ministro della Difesa solo poche ore fa era giunta solo la soddisfazione per la temporanea "pausa di rifelssione" americana:"Gli interventi finalizzati a ottenere la pace - ha detto il ministro Mauro, a margine di un convegno sulla Storia militare a Torino - sono la strada maestra, perché attraverso il tempo di contenimento dei conflitti la pace venga raggiunta. Quando possono scatenare rimedi peggiori del male, vanno compresi e quindi impediti. Il caso Siria a quale delle due categorie appartiene? Credo che la pausa di riflessione che i parlamenti britannico, quello francese e il congresso americano si sono presi voglia definire esattamente questo" ha concluso il ministro della Difesa, proprio mentre i motori del Doria si accendevano.

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