C'era una volta Mario Monti
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C'era una volta Mario Monti

Doveva salvare il paese; era adorato in Europa e nei salotti "buoni"...

C’era una volta Mario Monti.

Il più «bravo» di tutti (parola di Barack Obama, Gordon Brown e Christine Lagarde).

Il più «europeo» di tutti (Tony Blair, Angela Merkel, Jean-Claude Juncker; e pure Nicolas Sarkozy e poi Francois Hollande, divisi su ogni cosa, uniti solo sul nome del Prof.).

Il più «potente» di tutti (figlio naturale di banche, università Bocconi e Confindustria, membro di Trilateral, Aspen e Bilderberg, già consigliere di Goldman Sachs e Moody’s. Mancava solo la santissima Trinità, ma vedi sotto).

Il più cattolico di tutti (il Vaticano di Ratzinger lo benediceva addirittura: il famoso Montinger). 

Il più qualificato di tutti (docente di fama mondiale, poliglotta, pluriconsigliere di amministrazione, commissario europeo). 

Il più tranquillizzante di tutti (i mercati ringraziano).

Il più elegante di tutti (giacca, cravatta e loden i suoi must da quanto aveva dieci anni d’età). 

Il più mediatico di tutti (Corriere, Repubblica, la Stampa,  il Sole24ore, la Rai a rete unificate, Mediaset a reti alternate, La7 a rete unica: il coro lo dipingeva come «l’ultima speranza per l’Italia»). 

Il più acclamato di tutti (alla presentazione del suo governo ricevette 27 applausi).

Il più lisciato di tutti (al suo primo giorno di incarico esclamò: «Che bella giornata». E via ai peana sulla sua finezza verbale). 

Diciamolo, anche il più bello di tutti (l’opinione è di mia nonna).

Ora, per i vari Obama, Brown e Lagarde, quello bravo è Enrico Letta. 

Il più europeo è diventato Giorgio Napolitano.

Il più potente è sicuramente Mario Draghi.

Il più cattolico (in senso lato, per carità) è Eugenio Scalfari. 

Il più qualificato, tranquillizzante ed elegante è Fabrizio Saccomanni.

Il più mediatico è Cecile Kyenge.

Il più lisciato è Angelino Alfano (che poi è pure il più acclamato).

Quanto alla bellezza, ecco ieri mia nonna (testuale): «E’ sempre un uomo distinto, ma è diventato vecchio all’improvviso».

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Carlo Puca