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La grande presa in giro di Mare Nostrum

Non si tratta di bollare i migranti che sbarcano sulle nostre coste come criminali ma bisogna dire chiaramente, anche in Europa, che Mare Nostrum è un meccanismo infernale che sposta tutto il peso dell'immigrazione africana sull'Italia

Vogliamo continuare a farci prendere in giro dall’Europa sulla missione “Mare Nostrum”? Prima si incontrano i tecnici, poi i politici, i ministri dell’Interno europei, per decidere come gestire, possibilmente insieme, i flussi migratori e trasformare Frontex, l’agenzia europea di controllo delle frontiere, in una sorta di Frontex Plus, utile supporto del dispositivo tutto italiano di allerta e soccorso in mare dei migranti. Al momento sono più di 113mila quelli arrivati dall’inizio dell’anno, negli ultimi quattro giorni ci sono stati tre naufragi con un numero di morti imprecisato ma alto, in 48 ore ne sono stati salvati e portati a riva 4mila. Una situazione insostenibile. Impressionante. Un’ecatombe. Senza speranza. I morti sono ancora troppi. Sono sempre di più.

L’Italia ha dato prova di formidabile abnegazione, efficienza, ma anche ingenuità (per non dire stupidità). Dall’ottobre 2013 abbiamo attivato un meccanismo che ci costa 9 milioni e mezzo al mese (in pratica assorbe i fondi per la manutenzione dei mezzi della Marina), solo per coprire spese vive come il carburante. I ripetuti messaggi lanciati da personalità come l’ex ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge o il presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini, hanno trasmesso ad Africa e Medio Oriente la percezione, chiarissima, che l’Italia apre le porte, spalanca le braccia, offre rifugio. Loro, i migranti siriani, eritrei, egiziani, afghani, sub sahariani etc., non vedevano l’ora e si sono messi in marcia. Raggiunti i porti di partenza, hanno affrontato il mare, sempre avendo in testa il miraggio di un’Italia ricca e accogliente (scoprendo alla fine che non è ricca né accogliente come pensavano). I trafficanti hanno brindato e adesso, siccome c’è Mare Nostrum e hanno la certezza che gommoni e battelli verranno requisiti, mettono a disposizione dei “clienti” imbarcazioni che sono casse da morto. Da buttare.

Nel frattempo, manca qualsiasi possibilità reale di controllo stringente sui flussi per scongiurare che sui barconi arrivino anche terroristi infiltrati e bacilli di malattie pericolose. Qui non si tratta di marchiare i migranti e bollarli indiscriminatamente come criminali o monatti. Si tratta invece di ragionare sull’obbligo che hanno i governanti di tutelare al massimo la sicurezza dei loro cittadini. Vigilare, prevenire, reprimere. I bambini egiziani arrivano a Roma solo per finire fra le braccia dei trafficanti di droga e degli sfruttatori lavorativi ai mercati generali, negli autolavaggi e nelle frutterie. Le giovani nigeriane vengono arruolate per battere la strada. Eritrei, afgani e tanti altri scappano, non si fanno identificare, cercano di ricongiungersi con familiari e amici dl Nord Europa (ma la Germania, per esempio, comincia a respingere in Italia chi prova a passare la frontiera). Attorno alle stazioni delle grandi città tocchiamo con mano il propagarsi della micro e macro-criminalità che usa la manovalanza clandestina. I centri d’accoglienza, con le loro sigle diverse per categoria di migranti, scoppiano, non bastano più, diventano luoghi di sofferenza, distrutti da chi dovrebbero ospitare.

E intanto ci sono i soliti portavoce della Commissione Europea, anonimi o anche no, che fanno il controcanto ai proclami del ministro dell’Interno italiano, Angelino Alfano, e avvertono: “Frontex non può sostituire Mare Nostrum, non ha i mezzi”. Tutto il peso del contrasto all’immigrazione sul fronte Sud è sull’Italia. Noi ne andiamo fieri. Abbiamo salvato migliaia di vite umane. È vero, ma quanti altri sono morti perché allettati dal sogno di sbarcare in Occidente? Quanti sono affogati perché i trafficanti li hanno trasportati su imbarcazioni fatiscenti ben sapendo che tanto sarebbero stati raccolti in mare appena messo il naso in acque non lontane dall’Italia? E quanto dobbiamo essere poco grati alla Francia per la guerra che Sarkozy ha mosso a Gheddafi, facendolo cadere, anzi avallando il suo linciaggio, quando proprio Gheddafi con i suoi accordi bilaterali con l’Italia e la UE riusciva (quando voleva) a impedire l’esodo? Perché dobbiamo pagare gli errori di Parigi, Londra, Washington? Perché sopportare l’egoismo di paesi come la Germania che si ostina a attribuire solo all’Italia il “privilegio” di essere un paese europeo potentemente in prima linea sull’immigrazione? Perché consentire che la Marina faccia un lavoro diverso dal suo, i taxi del mare, e non possa più fare addestramento e prepararsi alle crisi militari?

 Che cosa aspetta Alfano a dire basta e interrompere Mare Nostrum (il che non significa smettere di salvare vite umane, ma soltanto non collaborare di fatto coi trafficanti di esseri umani)?

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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