Anche l'ultimo dei Serenissimi chiede la libertà
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Anche l'ultimo dei Serenissimi chiede la libertà

Luigi Faccia è nel carcere di Vicenza dal 2 aprile. Arrestato per il «tanko» e per i progetti indipendentisti, è l'unico rimasto in cella (gli altri 24 sono stati tutti liberati dal tribunale): solo per orgoglio

Alla corte penale internazionale dell'Aja. All'Alto commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani. Al Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa. A qualche altra istituzione, nazionale e internazionale: come il ministro della Giustizia italiano, la presidenza del Consiglio dei ministri, il governatore del Veneto, la Croce rossa... E ovviamente al Tribunale di Vicenza, a quello di Brescia (che finora ha indagato) e a quello di Rovigo.

A tutti hanno scritto Alessandro Zagonel e Andrea Arman, i due avvocati di Luigi Faccia, 59 anni, chiedendo la libertà per  l'indipendentista veneto che il 2 aprile scorso è stato arrestato con altre 23 persone su richiesta della Procura di Brescia. Faccia, con i suoi compagni, è accusato di associazione eversiva a fini di terrorismo. Secondo i pm bresciani, l'organizzazione dei 24, chiamata «Alleanza», avrebbe progettato in gran segreto una specie di colpo di Stato in miniatura, al fine di scatenare la secessione del Veneto dal resto d'Italia.

Profondamente ridimensionata nella portata e nei risultati dal Tribunale del riesame di Brescia, che nel tempo ha già liberato tutti gli altri presunti congiurati, l'inchiesta era partita da una serie di intercettazioni. Nelle telefonate e nelle riunioni conviviali tra i 24 presunti rivoluzionari veneti, gli inquirenti si erano concentrati soprattutto sulla faticosa trasformazione di un trattore in mezzo cingolato dotato di un piccolo cannone: il «tanko».

Nell'ultima pronuncia, che risale allo scorso 15 aprile, il Tribunale del riesame di di Brescia aveva stabilito il trasferimento ad altre procure l'inchiesta, per competenza territoriale. E aveva soprattutto ordinato il rilascio degli ultimi reclusi. Tutti, tranne Faccia, l'«irriducibile», che non si era mai voluto piegare a chiedere la propria liberazione. «Io sono prigioniero di guerra»: queste le sue uniche parole nell'interrogatorio subito dopo l'arresto.

Nella loro istanza, Zagonel e Arman sostengono che a Faccia sia stata sottratta la libertà in totale violazione del diritto di professare liberamente le sue idee. Negano che il gruppo volesse produrre qualche violenza. Sostengono, con qualche evidente fiancheggiamento culturale, che la storia del Veneto giustifichi l'ideologia secessionista.

Da oggi, con la richiesta presentata dai due penalisti, anche Faccia dovrebbe presto uscire dal carcere di Vicenza, dov'è recluso ormai da un mese e 15 giorni. Faccia, va detto, è un vero personaggio. Nel 1997 era stato tra i primi Serenissimiche dettero l'assalto a piazza San Marco, a Venezia: fu condannato a 4 anni e 9 mesi per l'occupazione del campanile, è stato l'ultimo a uscire di prigione. Anche in quell'occasione sembrò essere il più «duro» tra i suoi compagni.

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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