Il nuovo primo piano della Torre Eiffel
 Agence Moatti-Rivière
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Il nuovo primo piano della Torre Eiffel

Suolo e pareti in vetro, perfettamente integrati, al primo piano dell'edificio: c'è un'italiana, la veneziana Giovanna Carrer, altimone della comunicazione del vittorioso e luminoso progetto della studio di architettura Moatti-Rivière

 

Lo studio di architettura Moatti-Rivière si trova fra i Grands Boulevards e la Gare de l’Est, nel cuore del decimo arrondissement di Parigi. All’entrata di una lunga galleria organizzata con dei tavoli paralleli per i collaboratori e delle zone per le riunioni e la scelta dei materiali (materioteca), il primo desk sulla destra è quello di Giovanna Carrer. Veneziana (di laguna come sottolinea sorridendo) vive da parecchi anni a Parigi. Con studi di lettere ed alla prestigiosa Ecole du Louvre alle spalle, dopo aver assaggiato il mondo dell’edizione e della moda ha trovato la sua realizzazione lavorativa 7 anni fa in questo studio di architettura di medie dimensioni (circa una ventina i collaboratori) fondato da Alain Moatti e Henri Rivière, quest’ultimo deceduto improvvisamente nel 2010.

Giovanna Carrer si occupa della comunicazione e dello sviluppo dello studio che nel 2009 ha vinto uno degli appalti più prestigiosi della sua, ancora giovane, storia: il rinnovo del primo piano della Torre Eiffel.

All’ingresso degli uffici fanno bella mostra di sé, diversi oggetti di design progettati dagli architetti che vi lavorano. Una lampada verticale multicolore realizzata con sfaccettature in resina (ideate per il museo di arti decorative di Marsiglia), un lampadario in fibra di carbonio e cristallo realizzato per il 250esimo anniversario di fondazione della Maison Baccarat ed una poltrona in cemento e legno progettate per le boutiques di Yves Saint-Laurent, sono alcuni esempi dell’inventiva e del gusto firmato Moatti-Rivière.  

Come è giunto Moatti-Rivière, vicino al mondo della moda e del lusso a progettare il rifacimento del primo piano della Torre Eiffel? “Quando inizi a lavorare in un campo e ci riesci ti mettono per forza un’etichetta addosso, ma il credo dell’architetto Moatti è quello di diversificarsi e di raccogliere continue nuove sfide”, spiega la Carrer mentre sfoglia il libro/catalogo dello studio dove fanno bella mostra di sé i lavori realizzati sino al 2009. “La riabilitazione del primo piano della Torre Eiffel, non è solo un lavoro di architettura avanzata su un monumento unico al mondo, ma è una possibilità di fare delle scelte ambiziose, di spingere più in là i limiti di concezione, progettazione e realizzazione”.

I padiglioni e l’arredo del primo piano della Torre erano effettivamente vetusti; la Sete, società di gestione del monumento di proprietà del comune di Parigi, decise, cinque anni fa, di indire una gara di appalto per il loro restyling. “Assieme all’impresa Bateg che realizza i lavori, in corso dalla primavera del 2012 e che dovrebbero terminarsi in agosto di quest’anno, abbiamo vinto un progetto ambitissimo”, racconta la Carrer che aggiunge: “Le soluzioni proposte nel progetto, suolo in vetro ed un’ architettura dei padiglioni completamente influenzata dalle linee curve della Torre, hanno, credo, contribuito al successo del progetto che di sicuro non è il più grosso in termini economici realizzato dal nostro studio (30 M di €), ma è uno dei più prestigiosi”.

Quali sono dunque le novità che apporterà il restyling Moatti-Riviere alla Dame de Fer che proprio in questo mese di marzo spegnerà 125 candeline?

“I padiglioni Eiffel e Ferrié sono stati completamente demoliti per lasciare spazio a due nuove costruzioni le cui pareti seguono le linee della Torre ed i cui volumi sono compresi nelle travi della Torre. Niente fuoriesce dalle sue linee sinuose, tutto è perfettamente integrato. L’altro punto importante è la trasparenza dei due padiglioni, costituiti da vetrate ampie, che non tolgono la possibilità di guardare la città attraverso di essi. Il loro colore esterno è l’antico colore della Torre: un rosso bordeaux, che grazie ad una tecnica speciale di posa, diventa cangiante quando incontra la luce”. Al rinnovamento dei padiglioni Eiffel e Ferrié, uno dedicato ad incontri, mostre e possibili privatizzazioni per convegni e feste e l’altro dedicato ai servizi per i visitatori, si aggiunge quello delle cosiddette pagode, le protezioni dei luoghi di arrivo e di partenza degli ascensori. Anch’esse saranno dotate di ampie vetrate, linee sinuose e dipinte dello stesso colore dei padiglioni.  

L’esperienza sensoriale più forte sarà però quella del suolo in vetro. I quattro bordi interni del primo piano della Torre sono stati liberati dai vecchi parapetti anni ’80 per fare spazio a dei parapetti di vetro leggermente inclinati verso l’interno della cavità della Torre, in maniera da accentuare il senso di vuoto per il visitatore. Al suolo in corrispondenza dei parapetti è stata posata una porzione di vetro a forma di mezza luna, larga nella sua massima ampiezza 1 metro e 85. Il vetro speciale fornito da Saint-Gobain con una particolare zigrinatura antiscivolo, permette dunque di camminare in sospensione, 57 metri sopra il suolo di Parigi, e di ammirare alcune parti delle travi originali della Torre.

Le vetrate dei due padiglioni (Ferrié ed Eiffel), come quelle del Ristorante 58 che non è stato rifatto ma al quale è stata applicata una “pelle” in tutto e per tutto simile a quella delle due costruzioni del primo piano, sono anch’esse attirate dal vuoto all’interno della Torre, creando così di fatto un balcone. Vetrate di questo tipo sono prodotte da un pugno di aziende in tutto il mondo. Quelle utilizzate e posate di notte per non creare problemi di sicurezza per il pubblico sono state  fornite dalla padovana Sunglass.

“Il proprietario del ristorante non solo non ha chiuso un solo giorno a causa del cantiere, cosi’ come la Torre del resto, ma grazie all’applicazione di queste vetrate ha aggiunto sei tavoli al suo locale!”, chiosa divertita Giovanna Carrer che con questa affermazione indica la complessità di un cantiere che ha lavorato e lavora tutt’ora in simbiosi con un  monumento del tutto particolare come la Torre Eiffel, aperto tutto l’anno e mai abbandonato dai turisti di tutto il globo.

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Luca Endrizzi