Garzòn e Assange, quella strana coppia di Peter Pan
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Garzòn e Assange, quella strana coppia di Peter Pan

L'ex magistrato anti-Pinochet interdetto dalla carica sarà l'avvocatro del re degli hacker anti-USA. Se si aggiunge il comico Beppe Grillo, il trio è al completo.

Sarà pure una “strana coppia”, ma il sodalizio tra l’ex magistrato andaluso Baltasar Garzòn e il re australiano degli hacker e animatore di Wikileaks, Julian Assange, è di quelle che non stupiscono. Garzòn ha fatto sapere che sarà lui l’avvocato di Assange.

C’è da scommettere che i due faranno molto parlare, andranno molto sui giornali, creeranno molto scandalo, insomma continueranno a fare quello che hanno fatto finora. Non è solo la stravaganza scomoda delle rispettive carriere a rendere perfino banale l’incrocio dei percorsi, ma l’infortunio nel quale sono entrambi incappati: la curiosità intrusiva illegale. È questo il loro vizietto. Garzòn è naufragato per delle intercettazioni illegali in una inchiesta sulla corruzione di esponenti del Partito popolare spagnolo. Il secondo è finito agli arresti domiciliari in Gran Bretagna, poi rifugiato con richiesta d’asilo politico nell’Ambasciata dell’Ecuador a Londra, dopo che sul sito Wikileaks era comparsa una mole imponente di materiale trafugato dalla rete diplomatica americana (ma la vicenda per la quale dalla Svezia si chiede la sua estradizione è relativa alla denuncia di due sue ex amanti per abuso sessuale).

Se rinasco, mi piacerebbe essere uno dei due o tutt’e due. L’impressione è che abbiano trovato il modo di divertirsi non poco, con tutto il baccano che hanno provocato e ancora provocheranno. Se fossi stato un magistrato con l’hobby di entrare a piedi uniti in tutti i casi politici più scottanti del globo, e fossi stato visceralmente di sinistra come Garzòn (nel ’93 parlamentare socialista), avrei provato a utilizzare la toga come lui: per cause giuste e/o ingiuste ma sempre clamorose, provocatorie, indiscutibilmente discutibili.

Sarà un caso che il padre di Garzòn vendeva materiale infiammabile in una pompa di benzina? Il figlio lo ha assistito, pagandosi gli studi anche come muratore e cameriere. Professore e poi magistrato, diventa famoso quando chiede l’arresto di Augusto Pinochet per la tortura e l’uccisione di cittadini spagnoli in Cile. Indaga quindi sui terroristi baschi dell’ETA e sul loro braccio politico, Batasuna. Fa un'incursione nei territori della poesia politica ordinando la riesumazione del corpo di García Lorca. Manifesta il desiderio, condiviso da molti, di incarcerare Henry Kissinger per aver appoggiato le dittature sudamericane (operazione Condor), finisce quasi naturalmente a indagare su Telecinco e Berlusconi. Spicca mandato di cattura per Osama Bin Laden, ma critica gli USA per le detenzioni di presunti terroristi a Guantanamo.

Ecco un altro punto in comune tra i due: l’anti-americanismo anni ‘70. In realtà Assange, nato nel ’71 (Garzòn è del ‘55) a diciott’anni è già sposato e presto collabora sotto pseudonimo di Mendax con un gruppo di hackers denominato “Sovversivi internazionali”. Un nome, un programma.

Nel ’91 i federali gli mettono a soqquadro la casa di Melbourne con l’accusa di aver violato diversi siti, tra cui quello del Dipartimento di Stato americano. È l’inizio di una luminosa (si fa per dire) carriera, che lo porta agli onori delle cronache planetarie con la pubblicazione di 251mila dispacci USA. È l’innesco di una catena di gaffe e incidenti diplomatici centellinati con sadismo mediatico ai danni dell’amministrazione statunitense. Divertente, ma non per il Segretario di Stato Hillary Clinton costretta a chiedere scusa a mezzo globo, compresi avversari e dittatori.

Personaggi mediatici tutti e due, Garzòn e Assange. Il secondo conduce un programma settimanale per il canale tv Russia Today dalla sua abitazione-prigione londinese. Nella prima puntata, per non smentirsi, ospita Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah.

Quanto a Garzòn, scatena manifestazioni di piazza in Spagna quando viene punito e interdetto dalla magistratura. Peter Pan cosmopoliti e spregiudicati entrambi, le loro ombre (incongrue come quelle del giovanotto con le ali) suscitano mille supposizioni sugli interessi che si agitano dietro le loro misteriose silhouette. Se poi alla strana coppia si aggiungerà (non sappiamo come) un altro patito dell’intrusione virtuale, il comico Beppe Grillo, il trio sarà al completo.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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