Elezioni europee 2014: le pagelle ai manifesti
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Elezioni europee 2014: le pagelle ai manifesti

La Prof.ssa Giovanna Cosenza, docente universitaria ed esperta in linguaggi della politica giudica i cartelloni (e perché stanno sparendo)

Sarà che sono finiti i soldi, sarà che le elezioni europee non scaldano abbastanza i cuori, ma di manifesti elettorali in giro se ne vedono pochini. "Però se il livello è questo, non ne sentiamo la mancanza" commenta Giovanna Cosenza, Professoressa di Filosofia e Teoria dei linguaggi all'Università di Bologna e autrice di un saggio "Spotpolitik, perchè la casta non sa comunicare".  Le abbiamo per questo chiesto di commentare insieme le singole campagne di comunicazione messe in campo dai partiti. 

Sono in pochi a metterci la faccia...

"In un momento in cui la Casta è sotto attacco è normale che sia così, proprio come era successo dopo Tangentopoli". 

Cosa ne pensa dei messaggi scelti dai partiti?

"Un'osservazione a parte merita la scelta degli slogan. Sono sempre troppo legati alla singola campagna elettorale e poco legati al partito. Il Pd ne è un esempio. Con Renzi si è passati da "Adesso" a "cambiaverso". Gli slogan cambiano sempre. I miei studenti lo sanno che non va bene perchè non serve a costruire e gestire nel tempo l'identità del marchio. Qui Berlusconi si rivela più attento, addirittura recuperando il marchio "Forza Italia" dopo vent'anni. Negli altri casi, se domani ci fosse un'altra elezione cambierebbero di nuovo tutti colore, slogan, immagine".

Nella campagna delle europee mancano del tutto i manifesti del Movimento Cinque stelle che però promette risultati importanti alle urne. Come si spiega questa controtendenza? 

"Ha una comunicazione diversa anche in questo. Per loro è meglio farsi vedere in piazza, stringere mani, fare comizi, piuttosto che infestare città di cartelloni. Si distinguono, così come usano in maniera diversa la rete, la tv e la comunicazione in generale. Entrano nel contenitore tv in maniera eccezionale e creano l'evento anche in questo. L'apparizione di Grillo da Bruno Vespa è stata senz'altro una notizia". 

Le abbiamo chiesto di commentare insieme le poche affissioni elettorali di queste europee.

FORZA ITALIA: come nel 2008 manca il volto del leader. Lo stile sembra farci tornare agli anni '80, quando ancora non c'era la personalizzazione dei partiti. Siamo tornati ad un'epoca precedente a Bettino Craxi. Silvio Berlusconi nel 2008 toglieva la faccia dai manifesti del Pdl in contrapposizione alla campagna elettorale di Walter Veltroni, che invece era sempre presente. In quel caso non apparire era una chiara scelta strategica. Stavolta Berlusconi punta sulla comunicazione di brand, anche per glissare sui suoi problemi con la giustizia: non c'è il suo volto ma resta il suo nome, pur non essendo lui candidato. 

FRATELLI D'ITALIA: Il manifesto di Giorgia Meloni è stato molto chiacchierato per via del foto ritocco, ma non è la prima volta: tutti ricordano "Senza paura" delle scorse elezioni politiche. In questo caso Meloni ha risposto alla critica con molta autoironia pubblicando in rete una versione del manifesto con una cozza. Ma ricordiamo che il foto ritocco è trasversale: lo usano tutti. Meloni fa comunque una scelta coraggiosa: sono in pochi a metterci la faccia in questa campagna elettorale. 

ALTRA EUROPA CON TSIPRAS: Qui abbiamo solo il simbolo, il che si comprende bene. Tsipras è greco e in Italia non avrebbe senso mettere il suo volto su un manifesto elettorale.

PD: Anche qui mancano i volti dei leader. Si è scelto lo slogan "Ce lo chiede..." accostandolo a volti e corpi di persone comuni. Il problema in questi casi è che le immagini sono troppo patinate per rappresentare cittadini. L'estetizzazione dei problemi e della vita delle persone non va mai bene, neppure nelle campagne pubblicitarie delle grandi aziende. 

NCD: La foto di Alfano non lo rappresenta certo al meglio, ma quasi lo ridicolizza. È un problema cronico della comunicazione politica italiana: o si eccede nel tentativo di abbellire il leader, o lo si peggiora. Qui siamo all'estremo opposto rispetto al caso di Fratelli d'Italia.

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Sara Dellabella