Europee 2014, tutte le parole della campagna elettorale
ANSA/POL
News

Europee 2014, tutte le parole della campagna elettorale

Si va dal classico "vaffa" grillino al "non votate i buffoni" di Renzi, passando per Dudù e i gufi, Hitler e Stalin. Il clima verbale si surriscalda man mano che si avvicinano le elezioni

Più che un batti e ribatti di programmi il tema principale della campagna elettorale per le Europee 2014 è improntato allo scambio di insulti gridati. Beppe Grillo in questo - ça va sans dire - la fa da padrone. Con la voce roca in piazza non perde nemmeno un'occasione per aggredire gli avversari, Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, ai quali si riferisce con i nomignoli di "Tinto Bass" e di "Ebetino", una variante del "Citrullino" utilizzato mesi fa per fare riferimento all'ex sindaco di Firenze che oggi è presidente del Consiglio.

Sembra una gara a chi urla di più. Una gara in cui nascono anche strane alleanze, come quella (solo via etere) tra Renzi e Berlusconi, compatti nel definire Grillo un "pericolo assoluto" per la democrazia. Così il Cavaliere dà un affondo "storico" nei confronti del comico genovese: "Grillo è come Robespierre, Stalin, Pol Pot e soprattutto Hitler". 

La risposta del leader del M5S non si fa attendere e mette nel mirino il barboncino di Berlusconi, Dudù, che - ignaro - si ritrova catapultato sotto i riflettori della campagna elettorale. "Dudù deve essere affidato alla vivisezione", dice Beppe Grillo, che durante lo stesso comizio rincara la dose definendosi "Oltre Hitler". Ed esplode il caso. Il comico fa marcia indietro, ma non troppo, e dichiara di essersi spiegato male e che la vivisezione non dovrebbe toccare a Dudù, ma "al suo proprietario".

Berlusconi non resta in silenzio e lancia l'allarme sulla natura del movimento di Grillo: "Grillo è un pazzo che vuole distruggere tutto - dice il Cavaliere - e quelli che lo votano sono dei disperati". 

Convergenze parallele tra Berlusconi e Matteo Renzi che, durante un'intervista televisiva con Massimo Giletti chiede agli elettori di "non votare dei buffoni", laddove "buffoni" sta per candidati grillini. Il presidente del Consiglio non è nuovo a questo termine. Già a dicembre 2013, appena incoronato dalle primarie alla testa del Pd, aveva detto a Grillo: "Ci stai a giocare in modo pulito e trasparente senza accordi e senza patti? Se sei disponibile, se ci stai, si fa, se non ci stai, sei per l'ennesima volta un chiacchierone e l'espressione buffone vale per te".

C'è da dire che tra le parole più gettonate della campagna elettorale restano i grandi classici della retorica grillina ("vergogna!" e "vaffa"), ma troviamo anche delle new entry. La vicenda che ha visto protagonista Genny 'a carogna fa salire nella top ten dei termini usati nei comizi il Daspo (il divieto di partecipare alle manifestazioni sportive). Così Renzi lo chiede per i politici corrotti, utilizzandolo come slogan di pulizia e trasparenza del suo governo. 

Altro tema gettonato è quello della "spesa" (si può o non si può fare in due settimane con 80 euro?) e quello del reddito di cittadinanza grillino, definito da Renzi una "elemosina di Stato".

Poi, in linea con la tendenza animalista, il presidente del Consiglio mostra di preferire ai cani (a rischio vivisezione) i volatili, in particolare i "gufi". Così, chi crede che il suo governo non ce la farà a realizzare quanto promesso diventa automaticamente un "gufo" e il re di tutti i gufi è Beppe Grillo, ribattezzato all'uopo come "Beppegufo".

Ma, insomma, di Europa non si parla mai? Non è proprio così. Beppe Grillo nomina per ben due volte qualcosa di "europeo" nei suoi comizi. Una volta parla di Angela Merkel, e la definisce una "culona" (peccando di mancanza di fantasia, a dire il vero). Un'altra volta il leader del M5S nomina Martin Schulz, socialista e attuale presidente del Parlamento europeo, in predicato di andare a capo della Commissione europea qualora il PSE si aggiudicasse questa tornata elettorale. "Io sono oltre Hitler. E senza Stalin, Schulz avrebbe la svastica", dice Grillo davanti alla sua gente in piazza.

Insomma, storia, Europa e politica. Grillo gioca con il passato e propone una nuova Norimberga, che questa volta veda sul banco degli imputati non i nazisti, bensì i giornalisti: "Noi cittadini abbiamo il diritto di fare un processo virtuale e non violento. Siamo italiani brava gente! Abbiamo diritto di giudicare questa gente (i giornalisti ndr)". E ancora: "Sono veramente dei parassiti coglioni! (sempre i giornalisti) Ops, scusate ho detto coglioni!".

Tutti a processo tranne uno, naturalmente, e quell'uno è Andrea Scanzi, fantasioso giornalista del Fatto Quotidiano in grado di creare nomignoli-beffa come se piovesse. E' suo il soprannome "Cipì" (che sta per "Citrullino pingue") riferito a Matteo Renzi e utilizzato dal "popolo del web" made in M5S. Chissà se sarà lui il giudice unico del processo "virtuale" alla stampa che avrà inizio appena saranno terminati i conteggi delle schede elettorali il 25 maggio.

I più letti

avatar-icon

Anna Mazzone