C'era una volta un selfie, un macaco e la sua potente lobby
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C'era una volta un selfie, un macaco e la sua potente lobby

Dopo anni, si chiude la causa legale tra il fotografo e l'autoscatto di una scimmia che, a suo dire, gli ha rovinato la carriera

Delle due l’una. O miss Naruto aveva diritto a sfruttare il proprio selfie e David Slater è solo un usurpatore del titolo, oppure la signorina, in qualità di assistente o di modella, avrebbe dovuto comunque percepire parte degli introiti per lo sfruttamento della sua immagine.

Ci sarebbe anche una terza opzione: il selfie è talmente poco una fotografia, ed è invece l’ossessione banale di qualsiasi “giapponese” che meccanicamente riproduce il proprio volto mono-espressivo nei diversi contesti del peregrinare mondano, da non meritare neppure l’attribuzione di un “diritto”.

Sto parlando del celebre autoscatto nel quale una scimmia appartenente alla specie dei cinopitechi, macachi neri, immortala se stessa mentre si guarda all’obiettivo con l’ottusa e allegra sorpresa di tutti i selfie, e le simpatiche grinze del sorriso sulle guance ruvide.

L’immagine risale al 2011, in Indonesia, e pubblicata da Wikimediasenza corrispondere i diritti al fotografo, David Slater, con la giustificazione che semmai spettavano al macaco.

Attenti alle scimmie (e alle loro potenty lobbies...)

La querelle ha generato due anni di causa intentata dal proprietario e ideatore del set indonesiano. Solo in questi giorni Slater è uscito vincitore dal processo contro la Peta, forte associazione animalista che per conto del cinopiteco, ribattezzato Naruto, rivendicava a suo favore i proventi della foto.

Ma Slater ha dovuto contrattare una devoluzione del 25 per cento a favore della fauna selvaggia e delle comunità di macachi indonesiane, pur di non affrontare le spese e le incertezze del ricorso. E dire che nel processo non è stato chiarito neppure con sicurezza se Naruto fosse una femmina di 6 anni o un maschio di altra età, come riteneva il fotografo-viaggiatore. E la scimmia eventualmente titolare del copyright non era perciò identificabile con sicurezza. Nel branco, un individuo aveva afferrato la macchina fotografica e si era selfizzato.

Slater aveva messo di suo l’idea, l’apparecchiatura, l’elaborazione e la commercializzazione dell’immagine, inizialmente pubblicata in un libro dal titolo geniale: Wildlife Personalities. Personalità del mondo selvatico. Non è bastato.

La lezione che possiamo trarne?

Attenti ai macachi, specialmente a quelli neri classificati come cinopitechi. Hanno alle spalle lobby potenti. Quindi se vi trovate per caso nelle foreste indonesiane, prima di fotografarli chiedete loro il permesso. Potrebbero costringervi a vendere casa per ripagare il copyright. Perché i macachi non hanno solo un’anima. Hanno anche l’avvocato.

Mondo bestia.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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