Che brutta campagna elettorale
ANSA/GIUSEPPE LAMI
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Che brutta campagna elettorale

Pochi contenuti, poca Europa, tanto odio ed una foto in bikini - Lo speciale - Risultati - Retroscena

E adesso, la parola agli elettori. È stata una brutta campagna elettorale. Stanca, livida, senza contenuti. Con tre protagonisti: Renzi, Berlusconi, Grillo. E due co-protagonisti: Salvini e Giorgia Meloni. Più il fantasma della lista Tsipras, che ha avuto il suo momento di gloria unicamente grazie all’ironica foto-provocazione della portavoce Paola Bacchiddu in costume da bagno.

Uno scenario tripolare che non promette nulla di buono per le prossime (forse non troppo lontane) elezioni politiche.

Grillo si è tolto la maschera nel “Porta a Porta” di Vespa colpito soprattutto dalle mancate risposte del comico a domande puntuali e dirette. Il “tutti a casa” resta il nocciolo del programma di Grillo. Nebbia fitta su tutto il resto. “Non siamo violenti, ma cattivi”. In quale gruppo di europarlamentari confluiranno i pentastellati, sempre che confluiscano, non è dato sapere. Né sappiamo quale sia l’idea di Europa che il M5S porta avanti.

Se la rete non ha ancora deciso, ciò che sappiamo al momento è soltanto che gli euro-cittadini grillini ripeteranno a Strasburgo e a Bruxelles le acrobazie di Montecitorio: salteranno sui tetti. Ma per Grillo il valore di queste elezioni non è continentale ma nazionale. È un voto politico per mandare a casa Renzi e Napolitano. E si profila una bella manifestazione sotto il Quirinale in caso di vittoria (sorpasso sul Pd). Con esiti che Berlusconi paventa come potenzialmente minacciosi per la democrazia: lo scivolamento in disordini di piazza.

Già, Berlusconi. Renzi gli ha riconosciuto doti da combattente perché a dispetto di tutto (la condanna, l’espulsione dal Senato, l’affidamento ai servizi sociali e lo stillicidio di attacchi che proseguono anche attraverso sentenze e motivazioni di sentenze in processi nei quali il leader di Forza Italia non è neppure imputato) il Cavaliere ha condotto la campagna senza arrendersi.

Ha ottenuto un bel vantaggio grazie alle rivelazioni dell’ex segretario di Stato USA al Tesoro, Tim Geithner, sul complotto per farlo cadere nell’autunno 2011. E c’è chi rimpiange gli indicatori economici di quel periodo, al netto del crollo dei mercati se Berlusconi non si fosse dimesso, certo migliori di quelli di oggi e degli ultimi anni sotto Monti-Letta. Però Forza Italia non è il Pdl, è il frutto di una duplice dolorosa scissione dei Fratelli d’Italia di Meloni-Crosetto e del Nuovo Centrodestra di Alfano-Schifani-Cicchitto. A conti fatti, forse, il fronte dei moderati tra governativi e no conserverà un peso che sarà fatto valere nelle politiche. Nel frattempo, Berlusconi lotta per restare sopra il 20 per cento. Impresa non facile. La Lega, invece, potrebbe salire nei consensi con Salvini che ha avuto un solo messaggio, netto, senza sconti, scolpito sulla T-Shirt: basta Euro.

Infine, Renzi. Che ha molto da perdere. Che insiste, significativamente, che qualunque sarà il risultato il 25 maggio notte, il governo non cadrà perché questo non è un voto pro o contro il governo, o per restituire una legittimità popolare a un esecutivo che deve la sua legittimità solo alla Costituzione (a Napolitano e al Parlamento, non direttamente agli elettori).

L’affanno del premier nonché segretario del Pd è evidente e lo è stato fino all’ultimo. Renzi ha puntato sulla contrapposizione tra lui e Grillo, tra la speranza e la rabbia. E ha convocato una conferenza stampa elettorale a Palazzo Chigi per rivendicare le cose fatte in 80 giorni, e per tentare di rintuzzare l’accusa di aver fatto troppe promesse e averle non mantenute. Ma non ha trovato di meglio che farne altre, come l’estensione non meglio definita e precisata nei modi, nei tempi e nelle coperture, del bonus di 80 euro anche a pensionati e partite IVA. E poi, ancora slide…  

C’è stanchezza negli elettori. La senti. Disillusione. Sono volati gli stracci. Per Renzi, Berlusconi e Grillo sono due condannati e due falliti. Per Grillo gli altri sono ebetini o pregiudicati. Per Berlusconi, Grillo è Hitler e Renzi un tassatore. Le Europee sono fatte per lanciare segnali ai partiti, è sempre stato così. Grillo ha un’occasione forse irripetibile. Berlusconi, in fondo, ha tutto da guadagnare. Chi paradossalmente rischia di perdere di più, se non vincerà come spera, è Renzi. 

E ora, che abbia inizio il conto alla rovescia.

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