Berlusconi e il voto al Senato: e se mozzassimo le mani di chi sbaglia?
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Berlusconi e il voto al Senato: e se mozzassimo le mani di chi sbaglia?

La richiesta del voto palese ad personam in Giunta e il clima da caccia alle streghe alimentato da sinistra e grillini

Quante cose si possono fare con un dito. Giocate di immaginazione, ma non esagerate. Il nuovo grattacapo dei partiti ruota attorno al dito con cui i senatori saranno chiamati a pronunciarsi sulla decadenza di Silvio Berlusconi. Voto palese o segreto? Il regolamento parla chiaro. Come ricorda Michele Ainis sul Corriere della Sera, dal 1988 in poi il voto palese è diventato la regola, quello segreto l'eccezione. I padri costituenti la pensavano all'esatto opposto, ma non importa.

E' invece bene tenere presente che la segretezza dello scrutinio, baluardo della libertà di coscienza dell'eletto, viene sempre assicurata quando sono in ballo questioni che attengono ai diritti di libertà o a singole persone. Se così non fosse, lo capisce chiunque, il voto sarebbe indebitamente condizionato da elementi esterni, potrebbe persino dar luogo a un illecito mercanteggio. Il parlamentare, se non avesse la certezza di non essere poi sottoposto alla pubblica gogna o a un processo di piazza, o addirittura a ritorsioni personali, sarebbe obiettivamente limitato nella sua libertà di agire come meglio crede. Da biscazziere o da franco tiratore? C'è il rischio, come negarlo. Ma questo rischio fa parte della dinamica - in Italia più "trasformistica" che altrove - di una democrazia liberale fondata sulla delega parlamentare e sull'assenza del vincolo di mandato.
 
Sia chiaro: "il modello Westminster", come viene definito in scienza politica in ossequio alla culla della democrazia anglosassone, non è l'unico possibile. Ma è quello a cui i nostri Padri Costituenti si sono ispirati, è quello che dà forma alla "Costituzione più bella del mondo". Che è sempre bellissima, quando fa comodo. Senonché il M5S è fautore di un modello diverso, "disintermediato", dal basso. Lo slogan, di matrice leninista, potrebbe suonare così: "Soviet + elettrificazione". Dove l'elettricità serve ovviamente ad accendere i tablet per postare su Facebook, twittare i comunicati rivolti al popolo e mandare in onda le dirette streaming (quando fa comodo, s'intende).
 
In effetti, per il voto che deciderà sulla decadenza del Cav il dito conta. Se, com'è prevedibile, venti senatori chiederanno e otterranno il voto segreto, qualcuno potrebbe disobbedire agli ordini di scuderia. Come scongiurare l'esiziale ipotesi? Si potrebbe, si fa per dire, imporre il voto per alzata di mano, e tagliare naturalmente quelle che sbagliano. Che ne dite? Vi convince? Oltre all'innegabile potere dissuasivo contro eventuali furbastrerie, una trovata simile avrebbe un indiscutibile vantaggio per il futuro. Mi spiego. Le mani sono due. Per chi sbagliasse non una ma ben due volte, scatterebbe automaticamente e irrimediabilmente l'inibizione al voto. "Per ragioni di sopravvenuta inidoneità", c'è pure la formula. In altre parole, un meccanismo a mani mozzate. Un po' talebano, forse, ma così in linea coi tempi grillini che corrono. Ché poi a quelli impazienti di modificare i regolamenti contra personam, magari come primo stadio per una successiva sovietizzazione della "Costituzione più bella del mondo", bisognerebbe far notare che da qui alla fine dell'anno l'ArciNemico sarà interdetto comunque. Ma a loro non basta. Le dita vanno mozzate, subito.

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Annalisa Chirico

Annalisa Chirico è nata nel 1986. Scrive per Panorama e cura il blog Politicamente scorretta. Ha scritto per le pagine politiche de "Il Giornale". Ha pubblicato "Segreto di Stato – Il caso Nicolò Pollari" (Mondadori, pref. Edward Luttwak, 2013) e "Condannati Preventivi" (Rubbettino, pref. Vittorio Feltri, 2012), pamphlet denuncia contro l’abuso della carcerazione preventiva in Italia. E' dottoranda in Political Theory a alla Luiss Guido Carli di Roma, dove ha conseguito un master in European Studies. Negli ultimi anni si è dedicata, anche per mezzo della scrittura, alla battaglia per una giustizia giusta, contro gli eccessi del sistema carcerario, a favore di un femminismo libertario e moderno.

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