La mamma di Loris, cronaca di un fermo annunciato
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La mamma di Loris, cronaca di un fermo annunciato

Gli elicotteri, il pianto di Diego in casa, i flash dei cronisti. E la donna portata via pochi secondi prima dell'inizio dei tg

Cronaca di un fermo annunciato. Che poi, se anche arresto non sarà, poco male, la diretta era aperta. Alle 17.15 scatta il blitz in casa Stival, a Santa Croce Camerina. Appena le decine di cronisti, telecamere e parabole satellitari si sono piazzati, su due linee parallele, ai lati della strada, messi in riga dai carabinieri, gli investigatori, con il capo della Squadra mobile di Ragusa, Antonino Ciavola, sono entrati nella casa di Loris Andrea Stival, il bambino scomparso la mattina di sabato 29 novembre e trovato in un canale lo stesso pomeriggio.

Pochi minuti per poche parole e dalla casa scendono i poliziotti con la mamma di Loris, Veronica Panarello, che si tira un cappuccio nero fino al mento, inutile e fragile scudo agli sguardi della folla di curiosi e ai flash. Fonti investigative, dalla mattina, riferiscono e annunciano la visita, specificando che si tratta di un ulteriore interrogatorio come persona informata dei fatti. Le stesse fonti, però, ammiccano che in quella casa, per un po' Veronica non rientrerà, suggerendo che si passi dal fermo di polizia fino addirittura all'ordinanza di custodia in carcere. Omicidio aggravato e occultamento di cadavere sono le motivazioni del fermo.

A pesare sulla giovane madre, tanto chiacchierata in paese ma in realtà poco conosciuta davvero, le numerose incongruenze nei suoi racconti di ricostruzione di quel sabato mattina. Incongruenze smascherate come vere e proprie bugie dalle telecamere di sorveglianza di cui è disseminato il paese. Telecamere che la riprendono in orari e luoghi diversi da quelli che lei ha fatto mettere a verbale. E, forse, potrebbero aver pesato anche i risultati delle analisi sui tabulati di Veronica e sulle tracce biologiche trovate sul piccolo Loris.

Era dalla mattina che i cronisti si affollavano sotto casa Stival. Prima i meno informati, poi quelli con gli agganci giusti. Fino al via libera: i decani hanno annunciato che si poteva andare a mangiare. Poi, pigramente, tutti tornano sotto la casa, in via Garibaldi. Dentro c'è ancora la mamma, il papà Davide, la nonna e il fratellino piccolo di Loris, Diego, di appena quattro anni. Sono asserragliati dentro. Nessuno può uscire senza essere colpito da una scarica di flash.

Da giorni i giornali e le tv annunciano un suo arresto, certificano la sua colpevolezza, argomentano i suoi torbidi moventi. Tutti sanno che oggi "se la porteranno". Il segnale arriva, per tutti. Mentre, in casa, Diego piange che le urla si sentono fino in strada, davanti al portone carabinieri e polizia in tenuta da rappresentanza recintano l'ingresso. Comincia a fare buio, e così si accendono i lampeggianti. La scena si fa surreale. Dentro casa si attende la sorte. Alle 16.57 il piccolo Diego non piange più, ma urla, quasi voglia fermare gli eventi. Sotto, ai cronisti, arriva il segnale: le auto degli investigatori sono partire dalla questura. Ci vorranno venti minuti. La conferma arriva dall'elicottero della Polizia, che si ferma in hovering pochi metri sopra casa Stival. I cronisti, soddisfatti, annotano e riprendono. Il rumore è assordante, certamente entra anche dalle finestre. Lo sentono la mamma e il papà di Loris e lo sente il piccolo Diego. In strada, qualcuno, ironizza: "A cu si vinnero a pigghiari? A Messina Denaro?".

Manca poco ai tg. Pochi secondi. "Ok, siete in onda". Si apre la diretta, Veronica può uscire.

Il dirigente della seconda sezione dello Sco Vincenzo Nicolì (D) durante un sopralluogo nella zona in cui è stato trovato il corpo di Loris, il bambino ucciso nel Ragusano, Santa Croce Camerina (Ragusa), 4 dicembre 2014. ANSA/ CIRO FUSCO

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Giorgio Sturlese Tosi

Giornalista. Fiorentino trapiantato a Milano, studi in Giurisprudenza, ex  poliziotto, ex pugile dilettante. Ho collaborato con varie testate (Panorama,  Mediaset, L'Espresso, QN) e scritto due libri per la Rizzoli ("Una vita da  infiltrato" e "In difesa della giustizia", con Piero Luigi Vigna). Nel 2006 mi  hanno assegnato il Premio cronista dell'anno.

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