Maltempo Emilia Romagna. I vigili del fuoco angeli oggi e dimenticati domani
(Ansa)
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Maltempo Emilia Romagna. I vigili del fuoco angeli oggi e dimenticati domani

Sempre in prima linea per garantire soccorsi e salvare vite. Ma la realtà è ben diversa:«A causa della carenza di organico rischiamo di rinanere noi stessi vittime nei luoghi in cui operiamo»

L’emergenza alluvione in Emilia Romagna ha richiesto l’impiego di centinaia di vigili del fuoco che ancora una volta sono in prima linea per garantire i soccorsi e salvare delle vite umane. Un corpo da sempre impiegato in tutti i drammi che hanno colpito il Paese ma che soffre più degli altri della carenza di organico e di una retribuzione inferiore rispetto a tutte le altre forze operanti durante le emergenze. Eppure a fronte di turni massacranti che richiedono un’alta prestazione psicofisica nell’immaginario collettivo si è portati a credere che per i vigili del fuoco ci sia un’attenzione maggiore o almeno adeguata rispetto al solo ringraziamento istituzionale, ma non è così. Eroi da spendere in tutte le emergenze ma che non ha gli stessi diritti degli altri.

«A prescindere dalla carenza di organico garantiamo sempre il soccorso. Adesso in Emilia Romagna siamo in mille più le squadre ordinarie ed è scattato il raddoppio dei turni passati da 12 a 24 ore. È ovvio che è un grande stress psicofisico e che rischiamo di essere vittima di infortuni, di rimanere noi stessi vittime nei luoghi in cui operiamo ma è il rischio del nostro lavoro»- racconta Boriassi Riccardo segretario generale aggiunto di Conapo sindacato dei Vigili del Fuoco.


Siete in carenza di carenza di organico?

«I Vigili del fuoco scontano una carenza strutturale di mille operativi a causa dei tagli sulle assunzioni operate dal governo Monti in tutte le amministrazioni pubbliche e dal 2013 non sono stati mai recuperati. A questo si aggiunge il problema endemico dell’eta media che oscilla sui 51 anni, ed è molto avanzata vista l’operatività del nostro corpo. Inoltre entro il 2030 oltre 10mila vigili del fuoco su 34mila (in pratica un terzo dell’organico) andranno in pensione con un ricambio generazionale che farà perdere inevitabilmente l’esperienza acquisita. Ma non solo le nuove assunzioni di chi andrà in pensione nel 2023 richiederanno un anno di formazione quindi solo dopo 2 anni ci saranno nuovi vigili del fuoco in grado di sopperire alle cessazioni».

Che può dirci delle vostre retribuzioni?

«Siamo stati per decenni sottopagati rispetto agli altri corpi con una differenza retributiva di circa 400 euro al mese colmato solo ultimamente con una legge del 2020 che andrà a regime solo quando verrano perfezionati gli accordi sindacali. Il nostro stipendio di base è di 1400 euro che dopo 30 di servizio può arrivare anche a 2mila euro per una turnazione come le dicevo di 12 ore, che in emergenza arriva a 24 ore».

Cosa sarebbe giusto fare?

«Sicuramente anticipare i turnover di almeno 2 anni e completare il percorso retributivo per equipararlo a quello degli altri corpi insieme ad un potenziamento degli organici. Vede le nostra missione principale è salvare delle vite umane con strumenti tecnologici ma anche a mani nude. Il vigile del fuoco rischia la vita ogni giorno e per questo vorremmo maggiori garanzie e più personale soprattutto dopo la dismissione del corpo forestale che ha ci dato anche il carico degli incendi boschivi e il cambiamento climatico che certamente causerà nei prossimi anni nuove emergenze. I nostri Vigili del fuoco vanno spesso in burnout ma per paura di non essere idonei cercano di curarsi fuori dall’amministrazione perché anche se abbiamo difficoltà il nostro lavoro per noi e per la comunità è importante».

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Linda Di Benedetto