L'ultima spocchia
ANSA/GIUSEPPE LAMI
News

L'ultima spocchia

Eccoci all'ennesima esposizione muscolare del premier: andiamo avanti da soli

Mi sono perso qualcosa? Provate a comprendermi: non è facile  star dietro alle capriole di quasi 200 parlamentari (più di uno  su cinque del totale, un macigno sulla credibilità delle Camere)  che vivono in uno stato psicologico da perenne 8 settembre:  oggi dicono bianco, domani sostengono nero. Un giorno sono  all’opposizione, un altro ammiccano al Governo, un altro ancora  votano con la maggioranza. Ad aggravare la confusione metteteci  poi le renzate quotidiane, twitter a destra e a manca, proclami alla nazione e via blaterando. Ma la domanda è immutata: mi  sono perso qualcosa?

Non mi spiego, anche con gli effetti della transumanza  parlamentare in corso, come possa Matteo "fo’ tutto io" Renzi  mostrare il petto dopo la rottura del patto del Nazareno con Forza  Italia e sostenere che sulle riforme «"andiamo avanti da soli".  Ma scusate: la nobiltà del patto non risiedeva forse nella  condivisione di un percorso che, sulle grandi riforme del Paese,  prevedeva una convergenza tra maggioranza e opposizione?  Quelle riforme che incidono nella carne viva delle regole basilari  della nostra società, che è la società di tutti gli italiani e non  solo della parte che oggi governa, non dovevano infatti essere  condivise per dare proprio il segnale di maturità delle due Italie  che finalmente s’incontravano? Non avevamo tutti inneggiato a  quella parte del Pd che accettava e legittimava di concordare un  patto con l’Arcinemico, quel Silvio Berlusconi rappresentante  della maggioranza dei moderati italiani vissuto e combattutto  per vent’anni dalla sinistra come un corpo estraneo da espellere  dal sistema con tutti i mezzi?  

Bene. Rotto il patto perché Renzi ha deciso unilateralmente  di non condividere il metodo per individuare la figura più  rappresentativa e di garanzia del sistema – e cioè il presidente  della Repubblica – eccoci all’ennesima esposizione muscolare del  premier con cambio di linguaggio: andiamo avanti da soli. Con annesso il solito ritornello: noi (cioè lui) ribaltiamo l’Italia. Il che, se fosse vero al netto delle  mille insidie parlamentari a cominciare dai mal di pancia della  minoranza del Pd, significherebbe ribaltare male il Paese. Per un  motivo semplice: le nuove regole dell’Italia finirebbero per essere  assoggettate alle ambizioni personalissime di Matteo Renzi.  Staremo a vedere quanto il premier riuscirà ad andare avanti  da solo, e soprattutto quanto lontano. L’orizzonte delle elezioni nel 2018, a oggi, sembra infatti un obiettivo che potrebbe infrangersi  sugli scogli di una guerriglia parlamentare, figlia di quei  capitomboli parlamentari che potrebbero rivelarsi per Renzi dei  salti mortali.

I più letti

avatar-icon

Giorgio Mulè