L'ultima spocchia
Eccoci all'ennesima esposizione muscolare del premier: andiamo avanti da soli
Mi sono perso qualcosa? Provate a comprendermi: non è facile star dietro alle capriole di quasi 200 parlamentari (più di uno su cinque del totale, un macigno sulla credibilità delle Camere) che vivono in uno stato psicologico da perenne 8 settembre: oggi dicono bianco, domani sostengono nero. Un giorno sono all’opposizione, un altro ammiccano al Governo, un altro ancora votano con la maggioranza. Ad aggravare la confusione metteteci poi le renzate quotidiane, twitter a destra e a manca, proclami alla nazione e via blaterando. Ma la domanda è immutata: mi sono perso qualcosa?
Non mi spiego, anche con gli effetti della transumanza parlamentare in corso, come possa Matteo "fo’ tutto io" Renzi mostrare il petto dopo la rottura del patto del Nazareno con Forza Italia e sostenere che sulle riforme «"andiamo avanti da soli". Ma scusate: la nobiltà del patto non risiedeva forse nella condivisione di un percorso che, sulle grandi riforme del Paese, prevedeva una convergenza tra maggioranza e opposizione? Quelle riforme che incidono nella carne viva delle regole basilari della nostra società, che è la società di tutti gli italiani e non solo della parte che oggi governa, non dovevano infatti essere condivise per dare proprio il segnale di maturità delle due Italie che finalmente s’incontravano? Non avevamo tutti inneggiato a quella parte del Pd che accettava e legittimava di concordare un patto con l’Arcinemico, quel Silvio Berlusconi rappresentante della maggioranza dei moderati italiani vissuto e combattutto per vent’anni dalla sinistra come un corpo estraneo da espellere dal sistema con tutti i mezzi?
Bene. Rotto il patto perché Renzi ha deciso unilateralmente di non condividere il metodo per individuare la figura più rappresentativa e di garanzia del sistema – e cioè il presidente della Repubblica – eccoci all’ennesima esposizione muscolare del premier con cambio di linguaggio: andiamo avanti da soli. Con annesso il solito ritornello: noi (cioè lui) ribaltiamo l’Italia. Il che, se fosse vero al netto delle mille insidie parlamentari a cominciare dai mal di pancia della minoranza del Pd, significherebbe ribaltare male il Paese. Per un motivo semplice: le nuove regole dell’Italia finirebbero per essere assoggettate alle ambizioni personalissime di Matteo Renzi. Staremo a vedere quanto il premier riuscirà ad andare avanti da solo, e soprattutto quanto lontano. L’orizzonte delle elezioni nel 2018, a oggi, sembra infatti un obiettivo che potrebbe infrangersi sugli scogli di una guerriglia parlamentare, figlia di quei capitomboli parlamentari che potrebbero rivelarsi per Renzi dei salti mortali.