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YASUYOSHI CHIBA/AFP/Getty Images
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Il terremoto politico che scuote il Brasile

Scandalo Petrobas: un giudice federale sospende la nomina di Lula a ministro voluta dalla presidente Rousseff per impedirne l'arresto

È un vero e proprio terremoto politico quello scatenato, in Brasile, dalla divulgazione di una conversazione telefonica tra l'ex presidente Luiz Ignacio Lula da Silva e l'attuale inquilino di Palacio do PlanaltoDilma Rousseff, l'ex guerrigliera che lo stesso Lula aveva indicato quale sua erede alla guida del Paese sudamericano e del Partido dos Trabalhadores (PT).

Il colloquio che è stato registrato su ordine di Sergio Moro, il magistrato che sta indagando sul coinvolgimento dell'ex presidente nello scandalo di mazzette e corruzione legato a Petrobras, la compagnia petrolifera statale, non lascerebbe adito a dubbi: Rousseff ha scelto di nominare Lula ministro della Casa Civil, non per elevate ragioni politiche come ha sostenuto, o per avvalersi della sua straordinaria esperienza, ma solo per impedirne l'arresto, perché il suo mentore possa farsi scudo delle guarentigie ministeriali - parole della stessa presidenta - "in caso di necessità". 

Le proteste sono esplose in tutto il Brasile, con migliaia di persone indignate che si sono recate davanti ieri notte al palazzo presidenziale a Brasilia, chiedendo l'arresto di quello che fino a qualche mese fa era ritenuto l'artefice del miracolo brasiliano degli anni 2000.

Un giudice sospende la nomina a ministro
Lula, oggi, ha giurato come ministro, mentre le proteste sotto il palazzo presidenziale sono divampate in ulteriori scontri, con il presidente Rousseff - sempre più isolata - che  ha incoronato Lula a capo di un dicastero politicamente pesante, con frasi che hanno incendiato ancora di più il clima politico e sociale del Paese: "Conto sulla sua esperienza, sulla sua identificazione con il Paese e con il popolo del Paese, sulla sua incomparabile capacità di guardare negli occhi il nostro popolo e capirlo, voler il meglio per lui e anche essere capito e amato".

Nessun accenno, da parte di Rousseff, allo scandalo che ha travolto i vertici della politica brasiliana, e in particolare il suo partito.

Semmai, la nomina ha provocato un terremoto istituzionale, in un tutti contro tutti tra potere esecutivo e potere giudiziario, e un giudice federale che ha deciso di sospendere in via temporanea la nomina a ministro dell'ex presidente, in attesa dello scontatissimo ricorso della presidenta.

La maggioranza perde pezzi
Ne è seguito - dopo la divulgazione della telefonata - anche un terremoto politico nella compagine governativa, con l'annuncio del Partito Repubblicano - fino a ieri uno dei partiti-satellite del Pt - di abbandonare l'alleanza di governo. E mentre la 'camera bassa' ha preannunciato che riprenderà oggi l'esame di un eventuale impeachment contro la Rousseff, l'opposizione di centrodestra - galvanizzata anche dalla fine dell'era Kirchener in Argentina - affila le armi preparandosi a dare l'assalto finale al sistema di potere del PT.

Vilma, certo, non starà a guardare. E provvederà a adottare «tutte le misure giudiziarie e amministrative» contro il magistrato autore della divulgazione, accusato di voler giocare sporco, di voler usare l'inchiesta a fini politici. Lui, Sergio Moro, ha contro-battuto che la desecretazione delle intercettazione telefoniche era in qualche modo un atto dovuto, essendo quelle intercettazione di "rilevante interesse pubblico".

La risposta di Rousseff a quelle che considera intercettazioni illegali è durissima: "È stata violata la Costituzione per fini oscuri ma questi metodi golpisti non mi faranno fare un passo indietro. Compito dalla giustizia è raccogliere le prove nel rispetto delle garanzie costituzionali, delle leggi e dei diritti del cittadino. Non c'e' giustizia quando le delazioni vengono rese pubbliche in maniera selettiva e spettacolarizzata e quando le garanzie costituzionali della stessa presidente della Repubblica sono violate. La presidente non è al di sopra della legge ma se non si rispettano le garanzie della presidente cosa faranno con quelle dei cittadini?"

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Redazione