Veronica
ANSA/CIRO FUSCO
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Omicidio Loris, psichiatri in carcere da Veronica

I periti del tribunale devono decidere se può mantenere lo status giuridico di mamma del figlio rimasto. Che non le permettono di sentire da cinque mesi

Gli strizzacervelli arrivano in carcere da Veronica Panarello. L’appuntamento è fissato per sabato prossimo. La donna accusata di aver ucciso il figlio Loris riceverà la visita dei periti incaricati dal tribunale per i minori di Catania che deve decidere sulla potestà genitoriale al momento sospesa.

A Veronica è rimasto un figlio, Diego, quattro anni. Ma per decisione dei giudici non lo vede e non lo sente dal giorno in cui è entrata in carcere. Spezzato ogni legame tra il bambino e la donna che gli ha donato il bene più prezioso: la vita.

E chissenefrega se siamo ancora nella fase delle indagini preliminari e non è ancora stata trovata una prova certa e incontrovertibile che la inchiodi come l'assassina di Loris. E chissenefrega se la donna si trova in prigione per l’applicazione di una misura di custodia cautelare, se la sua colpevolezza è ancora tutta da dimostrare, e se in punta di diritto è innocente fino a sentenza definitiva, come prevede la nostra carta costituzionale. E chissenefrega se un bambino, sia pure di quattro anni, si vede sparire la mamma dalla sua vita così, dall’oggi al domani, senza una spiegazione e senza un perché.

O tutto o niente, senza una via di mezzo, un’uscita di scena graduale, sotto tutela e controllo di chi teme che possa fare del male anche al figlio più piccolo. Così hanno stabilito i giudici trincerandosi dietro il codice.

C’è da augurarsi, per loro ma soprattutto per Veronica, che sia davvero responsabile dell’omicidio del figlio. Perché se così non fosse, allora tutto ciò che la donna ha passato e subito in questi mesi sarebbe qualcosa di molto vicino alla tortura.

La perizia sulla capacità di essere mamma inizierà sabato mattina dentro il carcere di Agrigento dove è rinchiusa da cinque mesi. Veronica Panarello risponderà alle domande di Gioacchino Gugliotta, dirigente del Dipartimento di salute mentale dell’Asl di Catania, e della psicologa Flavia Albergina. Non sarà certo un lavoro facile, perché tolto il motivo per cui la donna si trova in carcere, tutte le testimonianze raccolte fino a oggi, compresa quella dello stesso marito, la descrivono come una buona mamma che non ha mai fatto mancare le sue cure e il suo amore ai figli.

Anche per questo, un dubbio, pur velenoso, ci assale. E se fosse questo un modo per ottenere oggi, quando le difese di Veronica sono abbassate, quello che poi tornerà utile nel processo penale? A pensar male si fa peccato. Resta il fatto che anche il suo avvocato Francesco Villardita non si fida e ha nominato come consulente di parte il professor Giuseppe Sartori dell’università di Padova, che starà accanto alla donna e marcherà stretti i due periti del tribunale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Carmelo Abbate