Libia, continua la guerra tra milizie
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Libia, continua la guerra tra milizie

L’aviazione bombarda gli aeroporti di Tripoli e Misurata. Alba Libica attacca Zintan e i terminal petroliferi di Sidra e Ras Lanuf

Per Lookout news

In attesa di conoscere gli sviluppi dei nuovi negoziati convocati per giovedì 5 marzo in Marocco dalle Nazioni Unite, in Libia si continua a combattere. Martedì 3 marzo raid aerei dell’aviazione dell’esercito guidato dal generale Khalifa Haftar hanno colpito postazioni della coalizione islamista Alba Libica negli aeroporti di Mitiga, vicino la capitale Tripoli, e di Misurata.

 I vertici della difesa libica hanno affermato che i raid sono stati effettuati in risposta ai bombardamenti effettuati dalle milizie islamiste a Zintan, città fedele al governo di Beida guidato dal premier Abdullah Al Thinni. Nelle scorse ore aerei di Alba Libica avevano attaccato i terminal petroliferi di Sidra e Ras Lanuf, sul golfo della Sirte. Fermi dal mese di dicembre a causa del conflitto, a regime i due impianti coprivano la metà della produzione petrolifera del Paese, oggi ferma a circa 400.000 barili al giorno contro gli 1,6 milioni dei tempi della dittatura del Colonnello Gheddafi.

 

Emergenza Stato Islamico
Sempre il 3 marzo miliziani dello Stato Islamico hanno attaccato e preso il controllo dei giacimenti petroliferi Al Bahi e Al Mabrouk e adesso si starebbero dirigendo verso il giacimento di al-Dahra.

 Secondo il ministro degli Esteri del governo di Al Beida, Mohammed al-Dairi, molti degli oltre 5mila combattenti stranieri entrati in Libia negli ultimi mesi sarebbero confluiti proprio in ISIS. In un video propagandistico pubblicato la scorsa settimana, un militante di ISIS in Libia si rivolgeva ai miliziani jihadisti di Arabia Saudita, Tunisia ed Egitto intimando loro di venire a combattere in Libia. Per il portavoce dell’esercito regolare libico il più grande campo di addestramento di ISIS in Libia è situato a soli 45 chilometri dal confine con la Tunisia. Da qui sono stati inviati decine di miliziani tunisini a compiere attacchi e attentati soprattutto a Bengasi.

 Nella roccaforte di Derna la figura di riferimento di ISIS è l’iracheno Abu Nabil al Anbari, il cui braccio destro è lo yemenita Abu al-Baraa el-Azdi (il vero nome è Mohammed Abdullah). Mentre a Tripoli agirebbe in prima linea un tunisino conosciuto come Abu Talha, a cui l’organizzazione del Califfo Al Baghdadi avrebbe affidato il compito di coordinare operazioni del gruppo anche in Europa.

 

Nonostante sia tutt’ora in vigore un embargo internazionale sul commercio di armi, secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato la scorsa settimana, dall’uccisione di Gheddafi il Paese continua a essere lo snodo principale per i traffici che si sviluppano principalmente verso Algeria, Tunisia, Egitto e Mali. Un contesto ideale, che ha permesso allo Stato Islamico di insediarsi anche in Libia dopo l’avanzata in Iraq e Siria.

Cittadini in fuga

18 febbraio 2015, cittadini egiziani in fuga dalla Libia. EPA/TAREK FARAMAWY/ALMASRY ALYOUM EGYPT OUT

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