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Paternità e diritti negati

Che cosa succede quando il coniuge si rivela una persona diversa da quella che si credeva

Esistono nel mondo realtà tribali, non necessariamente residuali ma anzi sempre più diffuse, in cui sposarsi è come partecipare alla Pesca di Beneficienza.

Si soggiace alla stessa alea e mistero della scoperta: si celebra il matrimonio e solo in quel frangente si disvela l’identità dello sposo o della sposa. E a chi tocca “non s’ingrugna” direbbe il mitico Alberto Sordi.

A ciascuno il suo destino.

In Italia non accade nulla di tutto questo: ci si conosce, ci si piace, ci si fidanza, si chiede la mano e ci si sposa.

Eppure anche da noi può comunque avvenire qualcosa di non così dissimile dalle realtà tribali sopra menzionate, e ciò quando si scopre sull’altare che la sposa o lo sposo sono tutt’altra persona rispetto a quella conosciuta fino ad allora.

È il caso di un uomo, professionista stimato, una vita regolare, il sogno di una famiglia, il calendario che sfoglia inesorabile le sue pagine anno dopo anno, un uomo che un giorno conosce una ragazza e se ne innamora perdutamente.

Si parlano, si confidano, si aprono reciprocamente ed a lui sembra di camminare sulle nuvole.

La porta a Parigi, investe i suoi risparmi, la tratta da principessa, le regala l’anello che mai ha offerto a nessun’altra donna e le chiede di sposarlo.

Il “sì” è il coronamento di un sogno che ormai non si disgiunge più dalla realtà, tutti lo vedono cambiato, raggiante, fiducioso.

I preparativi per le nozze sono così il corollario di questa sospirata promessa: lui si butta a capofitto nella realizzazione di quello che dev’essere il giorno perfetto, da ricordare per sempre e per far ciò finisce addirittura per indebitarsi.

Tutto perfetto finchè a pochi giorni dalle nozze arriva una lettera di un misterioso personaggio che rimarca di avere un enorme credito verso la futura sposa e rivendica una passata liaison proprio con lei.

Il mondo crolla e le certezze si sfarinano come quella lettera tenuta fra le mani: lei nega, giura e spergiura, denuncia il mittente per molestie e ribadisce il proprio amore per il promesso sposo.

Lui vacilla ma non cade, deglutisce ansia ma le crede e il matrimonio viene celebrato.

Poi le mura di Gerico vengono giù in men che non si dica: finita la festa, spente le luci, attinti i piaceri del talamo, avviene la trasfigurazione della bella nubenda: “ho bisogno di questa somma, sono inguaiata”.

Tutt’altro che una sommetta.

Allora era vero, pensa lui, non gli interessavo come persona ma come finanziatore (peraltro tutt’altro che solido NDR)?

È lì che il sogno finisce, che si rende conto di aver sollevato il velo da sposa della sua metà e di aver trovato un’altra persona.

Lei, scoperta, se ne fugge da dove era venuta, tutto nel volgere di pochi giorni ma laggiù, nel sua apparato riproduttore, qualcosa si muove, lavora, produce: è incinta !

Altro che Gerico, questa è la fine del mondo, pensa lui che ancora non sa cosa lo aspetta: nata la bambina i problemi si manifestano fin dall’ospedale ed è l’inizio del travaglio ma questa volta dell’uomo.

Un travaglio che inizia il giorno che nasce sua figlia, una figlia che gli vien preclusa, celata, sottratta con mille pretesti, che gli vien strappata dalle braccia, che non riesce mai una volta soltanto a vedere da solo.

Lei impone modalità che presuppongono la sua presenza ed un controllo ferreo e temporale sulle visite del padre che alla fine cede ed è costretto ad aspettare i pronunciamenti della giustizia.

Lui auspica che questi siano il grimaldello per ottenere l’affermazione dei suoi diritti fino ad allora violati ma così non è perché la moglie/madre di sua figlia fa di tutto per mettere un muro di cautele fra lui e la bambina, ne vincola le visite prima ottenendo la conferma delle stesse modalità fallimentari (visite nel domicilio materno) poi, quando lo stesso Giudice ne percepisce l’inattuabilità, rifiutando ostinatamente di assecondare la facoltà più naturale del mondo: quella del padre di abbracciare una figlia.

Per la moglie esistono solo visite protette, monitorate, temporalmente limitate, della durata di un pit-stop automobilistico.

E così passano i mesi ed una figlia aspetta il bacio del padre ed il padre il sorriso della figlia.

Ho romanzato una vicenda in realtà tragica e delicatissima che ha pregiudicato la serenità e la salute del suo protagonista, in attesa di ricevere dalla giustizia un placet che nulla è se non l’affermazione di un diritto sacrosanto ma che la mancanza di disponibilità e buon senso ha trasformato in una chimera che questo sfortunato marito e padre attende e sogna, ad oggi inutilmente.

 

 

 

 

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Daniela Missaglia

Avvocato matrimonialista e cassazionista, è specializzata in Diritto di famiglia e in Diritto della persona. Grazie alla sua pluridecennale esperienza è spesso ospite in trasmissioni televisive sulle reti Rai e Mediaset. Per i suoi pareri legali interviene anche su giornali e network radiofonici. Info: https://www.missagliadevellis.com/daniela-missaglia

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