Legge di stabilità: Renzi durissimo con le proteste delle Regioni
ANSA/ANGELO CARCONI
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Legge di stabilità: Renzi durissimo con le proteste delle Regioni

Chiamparino aveva detto che la manovra è insostenibile e che inciderà sulla spesa sanitaria

Matteo Renzi non ci sta. Davanti alla levata di scudi delle amministrazioni regionali contro la legge di stabilità, il premier ritiene inaccettabile che dicano "che se noi tagliamo le tasse loro le rialzano a livello locale: sarebbe un atto al limite della provocazione".

Inciderà sulla spesa sanitaria
Il presidente della conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino aveva così sintetizzato la posizione degli amministratori locali: "La manovra è insostenibile per le Regioni a meno di non incidere sulla spesa sanitaria".

Legge di Stabilità, le misure del governo Renzi

Per il presidente del consiglio la polemica è fuori luogo: "Credo che si debba avere un po' di senso della misura. Non credo che convenga alle istituzioni continuare una polemica sui tagli, sugli sprechi, prima si guardi in casa propria. Noi siamo pronti a incontrare i presidenti delle Regioni e chiunque. Ma se l'Italia vuole ripartire, e noi la faremo ripartire, c'e' bisogno di ridurre gli sprechi per tagliare le tasse".

Inizino a tagliare gli sprechi
"Inizino a tagliare anche loro, a fare sacrifici, perché le famiglie li fanno da anni. Se vogliono sfidarci su questo campo ci siamo: le porte di Palazzo Chigi sono aperte. Leggere le frasi che ho letto - ha proseguito il capo del Governo - è al di fuori di ogni possibile immaginazione. Il Governo fa la propria parte e credo che i cittadini sappiano farsi sentire anche rispetto a chi ha usato parole francamente contro la realtà di questi ultimi anni".

Attacchiamo gli sprechi di tutti
"Vorrei che fosse chiaro il gioco a cui stiamo giocando - ha affermato in un altro passaggio Renzi - e vorrei che nessuno cercasse di prendere in giro gli italiani. Noi siamo in un momento in cui dopo tanto tempo si va finalmente ad attaccare gli sprechi di tutti, a ridurre le spese, partendo da Palazzo Chigi, che fa il taglio percentuale più grande. Si tratta di gestire meglio i soldi degli italiani. È un'operazione che vale 36 miliardi: rispetto allo scorso anno alle Regioni è chiesto un contributo di 2 miliardi, quattro comprensivi dell'accordo di luglio, su 36. Credo si debba avere un po' di senso della misura..."

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