Grillo apre a Renzi e la base Pd prepara i pop-corn
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Grillo apre a Renzi e la base Pd prepara i pop-corn

Ecco come tra i militanti democratici è stata accolta la richiesta di Beppe Grillo. L'analisi

Fidarsi o no dell'improvvisa disponibilità di Beppe Grillo (senza consultazione degli attivisti sul web), a dialogare con Matteo Renzi e il Pd sulla riforma della legge elettorale?

Che in casa 5Stelle fosse in atto un cambio di strategia, sia politica che di comunicazione, è cosa nota da quando, dopo la batosta delle europee, il guru Gianroberto Casaleggio e l'ex comico avevano accennato a qualche timido mea culpa sui toni usati durante la campagna elettorale (salvo prendersela con gli anziani che non vogliono cambiare l'Italia) ed operato qualche sostituzione tra i responsabili della comunicazione spedendo Claudio Messora in Europa e Rocco Casalino al Senato.

Adesso l'invito domenicale recapitato via blog – il suo - al premier a “battere un colpo” e a incontrarsi pubblicamente. “Sì ma con lo streaming”, la risposta di un Matteo Renzi comprensibilmente sospettoso dopo la prestazione offerta da Grillo in occasione delle consultazioni per la formazione del suo governo. Una richiesta già in parte respinta dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio secondo il quale, stavolta, lo streaming non sarebbe poi così necessario.

Ma come? - si inalbera un militante Pd che di cedere alle richieste Grillo non vuole nemmeno sentir parlare – Hanno mandato quei due (Roberta Lombardi e Vito Crimi, ndr) a umiliare davanti a tutti Bersani e adesso che non sanno più che pesci prendere e rischiano loro di rendersi ridicoli davanti ai propri elettori dicono che lo streaming non serve più?

Renzi è stato legittimato da un voto popolare e non dai voti della sola direzione Pd” ha scritto Grillo per motivare la sua inversione a U: dal “Renzie dimettiti”, ai brogli, a “ricontiamoci”, al Maalox fino a questa richiesta che ufficialmente sarà avanzata oggi e che tradisce la preoccupazione di Grillo di finire isolato rispetto segretario Pd e a Silvio Berlusconi  che presto dovrebbero incontrarsi di nuovo proprio per rinnovare l'accordo sulle riforme, ma anche di essere travolto dall'ira della sua base per la guerra lanciata contro il sindaco di Parma Federico Pizzarotti e l'alleanza in chiave europea con il leader dell'Ukip Nigel Farage, da lui definito "uno con senso dell'umorismo e per nulla razzista” mentre in patria è stato accusato di aver ricevuto fondi per l’affitto di un ufficio di cui invece usufruiva in modo gratuito.

“Adesso Grillo ci viene a proporre la sua riforma elettorale? Lo stesso che ieri non si voleva alleare con Bersani e oggi non si scompone per niente a trattare con un razzista ed evasore come Farage? – sbotta un'altra iscritta al Pd – Streaming o non streaming Renzi stia molto attento”.

Di “trappolone che va smascherato” parla anche Roberto, “Grillo prova a comandare il gioco – dice – ma ora ci vuole una pausa, un bel brano musicale dei 'Grillage People'”.

A buttarla sull'ironia gran parte della base Pd. Tanto che la battuta che gira di più è: “acquistiamo i popcorn per assistere alla diretta streaming”.

Chi non rinuncia a lanciare qualche frecciata è anche Tommaso Giuntella, presidente del Pd Roma e tra i principali collaboratori, insieme a Roberto Speranza e Alessandra Moretti, della campagna elettorale di Pier Luigi Bersani all'epoca delle politiche del 2013. Capogruppo Pd nel I municipio di Roma, Giuntella ha ricevuto  anche delle minacce di morte sul web per la sua attività di costante denuncia del comportamento da loro tenuto dentro e fuori l'Aula. Per questo, “conoscendo i toni e i contenuti utilizzati fino a oggi”, Giuntella dice di non potersi fidare più di tanto. "Tuttavia voglio pensare che si tratti di un segnale positivo", di cosa? “del fatto che, per la prima volta oltre a dare retta alle poche migliaia che partecipano ai suoi poco trasparenti sondaggi sul web, Grillo dà voce a chi lo ha votato perché voleva semplicemente cambiare il Paese”.

D'accordo con Giuntella anche chi pensa, come Gianluca, che “Grillo si sia reso conto che continuare a perseguire un modello oltranzista a tutti i costi non produce politica ma solo isolamento”. Ma anche che, come forma di tutela, sia un bene aver chiesto la diretta streaming “per non buttarla in caciara anche questa volta”. Anche se praticamente nessuno crede davvero che Grillo sia in procinto di “smettere i panni di eterno contestatore per iniziare a fare  politica”.

Fuori dal mondo Pd c'è poi chi, dopo essere stato espulso dal gruppo al Senato proprio per aver criticato Grillo del fatto di essere andato alle consultazioni con Renzi solo per sputargli in faccia tutto il suo dispresso, esplode in uno speranzoso “meglio tardi che mai!”. E' il caso di Lorenzo Battista che commentando con Panorama.it “la novità” di quese ultime ore domanda ironicamente se non si potesse discutere di riforme già in quella occasione e se quest'ultima giravolta non confermi, ancora una volta che “il M5s non è coerente come dice di essere e che alla fine a decidere tutto è sempre il duo Grillo-Casaleggio”.

Anche al punto di rendersi disponibili (ma Battista sospetta che si tratti solo di una mossa “per dare fastidio” allo stesso Movimento) a un compromesso praticamente impossibile dal momento che anche l'ipotesi di raggiungere un accordo tra chi propone, come Grillo, una riforma in senso proporzionale con preferenze anche negative e chi, come Renzi, punta a un maggioritario con liste bloccate e soglie di sbarramento alte, assomiglia più all'ennesima boutade che a una realistica prospettiva politica.

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Claudia Daconto