Legge sulla diffamazione: tempo scaduto
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Legge sulla diffamazione: tempo scaduto

Ultima chiamata al Parlamento per cancellare il carcere per i giornalisti - lo speciale di panorama.it

Il conto alla rovescia che iniziammo 100 giorni fa per cambiare la legge del 1948 che punisce con il carcere i giornalisti per diffamazione e i direttori per omesso controllo è scaduto.

Più di tre mesi non sono stati sufficienti al Parlamento per compiere questo passo di civiltà e allineare l’Italia ai paesi in cui non sono previste le manette per chi, in buona fede, esprime le proprie idee.

La nostra campagna è nata sull’onda di una sentenza emessa a Milano nel maggio scorso, che ha visto condannati a un anno di reclusione un giornalista e un collaboratore di Panorama per il reato di diffamazione e a otto mesi il direttore per omesso controllo. Con l’aggravante che per il giornalista, Andrea Marcenaro, e il direttore, Giorgio Mulè, il giudice non ha ritenuto di sospendere la pena condannandoli al carcere. Non solo, a questa sentenza se ne è aggiunta un’altra, in luglio, che ha visto il direttore Mulè nuovamente condannato, sempre a Milano, per omesso controllo ad altri otto mesi di carcere.

In entrambe le cause i querelanti sono magistrati che hanno avuto ragione da colleghi magistrati.

Va dato atto alla commissione Giustizia della Camera dei deputati, senza distinzione di colore politico, di non avere sottovalutato il caso e di avere esaminato con solerzia le varie proposte di legge. La riforma del reato è infatti approdata alla Camera per la discussione il 6 agosto, prima della pausa estiva, e un punto su cui tutti sono d’accordo è la cancellazione della pena detentiva per i giornalisti. Ora bisogna fare presto e votare il provvedimento senza indugio, affinché possa approdare
al Senato per essere successivamente trasformato in legge.

I rappresentanti dei gruppi della maggioranza alla Camera hanno assicurato a Panorama l’assoluta volontà di fare presto. Il presidente dei deputati pdl, Renato Brunetta, ha messo il provvedimento in cima alla lista delle leggi da votare. Vogliamo dare credito a questo impegno e concedere i «tempi supplementari» al Parlamento. Si tratta di un breve allungamento della nostra campagna per consentire alla Camera di appro- vare questa piccola ma fondamentale riforma di libertà. Già la prossima settimana saremo in grado di valutare se i buoni propositi e la buona volontà saranno stati tradotti in fatti concreti.

I 100 giorni della nostra campagna coincidevano con il tempo per rendere definitiva la condanna al carcere del direttore nel caso non avesse presentato appello. I 100 giorni sono trascorsi e il direttore non l’ha ancora presentato. Significa che un giornalista corre concretamente il rischio di essere privato della libertà personale. Considerata la lunga pausa feriale che si concede la giustizia, i termini per la presentazione dell’appello non sono ancora scaduti. Con il suo voto il Parlamento può evitare di arrivare a questo drammatico bivio.

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