Approvata la nuova legge sulla diffamazione
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Approvata la nuova legge sulla diffamazione

Stop al carcere per i giornalisti ed altre novità. Il testo adesso passa al Senato - La battaglia di Panorama

Fuori tempo massimo ma ce l’ha fatta: la Camera dei deputati ha approvato oggi la nuova legge sulla diffamazione a mezzo stampa. I giornalisti non andranno più in carcere, come ci ha chiesto da tempo l’Europa.

I si' sono stati 308, 117 i contrari, 8 gli astenuti. Il testo passa al Senato. Contro hanno votato Sel e M5S.

Nel mese di maggio Panorama aveva lanciato la campagna “cento giorni per cambiare la legge sulla diffamazione” a seguito della condanna del direttore Giorgio Mulé a otto mesi di carcere senza la condizionale per “omesso controllo”, del collega Andrea Marcenaro a un anno di prigione senza condizionale e a Riccardo Arena a un anno con la sospensione della pena. A questa condanna ne è seguita un’altra, sempre a carico di Giorgio Mulé, ad altri otto mesi ancora per omesso controllo.

Sulla scorta delle sollecitazioni di Panorama, è iniziato in Parlamento un ampio di battito per la riforma di questa legge che ha coinvolto anche direttori di giornali, cronisti, organismi di categoria e tutte le forze politiche. Ma cento giorni sono trascorsi senza arrivare all’approvazione della legge, sempre costretta a cedere il passo alla discussione su altri provvedimenti più urgenti. Mentre gli organi di informazione nazionali si dimostravano abbastanza distratti rispetto a questo tema. Ora però il traguardo è stato raggiunto, almeno a Montecitorio.

La nuova norma non si limita semplicemente ad abolire il carcere per i giornalisti e a sostituirlo con una pena pecuniaria, ma riordina l’intera materia rafforzando lo strumento della rettifica, la cui pubblicazione diventa condizione di non punibilità, sanzionando le querele temerarie utilizzate come strumento di ricatto sui giornalisti più deboli, estendendo la normativa anche alle testate registrate sul web.

Tra le novita' introdotte rispetto al testo della commissione, lo stop alle repliche alle rettifiche: in calce alla rettifica a firma della persona offesa non potranno piu' esserci commenti del giornalista.

Se il delitto di diffamazione viene commesso su internet, la competenza sara' del giudice del luogo di residenza della persona offesa. Approvato anche un emendamento della commissione che, tra l'altro, prevedono le stesse pene della diffamazione anche per i giornalisti che rifiutino di pubblicare la rettifica.

Tra le novita' introdotte, il riconoscimento della possibilita' per il direttore di delegare le funzioni di controllo a uno o piu' giornalisti professionisti idonei a svolgere le funzioni di vigilanza. La delega dovra' avvenire con atto scritto ed essere applicata in relazione alle dimensioni organizzative della testata. Viene poi previsto che, eccetto per i casi di concorso, il direttore o il vicedirettore (anche di testate online) risponda dei delitti commessi con il mezzo della stampa se il delitto e' conseguenza della violazione dei doveri di vigilanza sul contenuto della pubblicazione. La pena e' ridotta di un terzo, e non viene applicata la sanzione accessoria dell'interdizione dall'esercizio della professione giornalistica

Ora le legge passa al Senato dove è già stata presentata un’analoga proposta dai senatori Vannino Chiti (Pd) e Maurizio Gasparri (Pdl) che già nella scorsa legislatura aveva visto un ampio dibattito su questa materia.

Dopo 65 anni forse è arrivato il momento di avere una legge sulla diffamazione al passo coni tempi e con le raccomandazioni europee.

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Ignazio Ingrao

Giornalista e vaticanista di Panorama, sono stato caporedattore dell’agenzia stampa Sir e diretto il bimestrale Coscienza. Sono conduttore e autore della trasmissione A Sua Immagine su RaiUno

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