Birmania Aung San Suu Kyi
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Le incognite del voto in Birmania

Nonostante la vittoria elettorale la Lega Nazionale per la Democrazia di Aung San Suu Kyi non avrà vita facile: sul Paese pesa il ruolo dei militari

Per Lookout news

Dopo 25 anni d’attesa, domenica 8 novembre il popolo della Birmania ha potuto partecipare elezioni libere per scegliere i componenti dello Hluttaw, il parlamento diviso in una camera alta con 224 membri e in una camera bassa con 440 membri. Lo spoglio delle schede nei primi 17 seggi vede nettamente in testa il partito di opposizione Lega Nazionale per la Democrazia (NLD), il cui leader è il premio nobel per la Pace Aung San Suu Kyi. Da ieri sera i suoi sostenitori festeggiano per le strade dell’ex capitale Rangoon e nelle altre grandi città della Birmania.


Aung San Suu Kyi: da prigioniera a deputata

Eppure quella che tv, giornali e siti di tutto il mondo stanno descrivendo come una grande vittoria, alla fine del processo di verifica dei voti potrebbe rivelarsi un’affermazione a metà per Aung San Suu Kyi. Per questo motivo la leader del NLD continua a predicare pazienza, nonostante il portavoce del suo partito abbia parlato di una vittoria con il 70% e nonostante da candidati di punta della formazione di governo USDP (Partito di Unione, Solidarietà e Sviluppo), il partito del presidente birmano Thein Sein appoggiato dai militari, siano già arrivate le prime ammissioni di sconfitta. L’USDP, al potere dal 2011, ha infatti perso la maggioranza in alcuni punti chiave del Paese, come Rangoon o la roccaforte governativa Hinthada.

Ci vorranno ancora altre 24 ore per conoscere i risultati definitivi. Dopo il primo conteggio dei voti, le schede passeranno al vaglio dei vari uffici circoscrizionali della Commissione elettorale. Sarà questo organismo a decretare il vincitore. Superata questa fase, si dovranno attendere almeno altri tre mesi (forse febbraio) per conoscere il nome del nuovo presidente. Per conoscere l’entità della vittoria dell’opposizione saranno decisivi in particolare i risultati dei seggi delle aree rurali, dove molti voti potrebbero disperdersi a favore dei movimenti che rappresentano le minoranze etniche.

 

I punti in sospeso

Quella che è stata definita come una buona prova di democrazia dagli osservatori internazionali, lungi però dal poter essere considerata “perfetta” su stessa ammissione del segretario di Stato americano John Kerry, è una tornata elettorale che in questa prima fase dovrà fare i conti anche con altre incognite: il voto negato a centinaia di migliaia di persone appartenenti alla minoranza musulmana, i dubbi sulla reale indipendenza della Commissione elettorale, l’assenza di procedure concordate per la verifica dei risultati contestati.

A queste incognite molte altre se ne aggiungeranno una volta che si conoscerà il partito vincitore. Per la Birmania si prevedono infatti mesi di incertezza politica. Qualora dovesse effettivamente vincere, il partito di Aung San Suu Kyi dovrà fare i conti con i militari, a cui secondo la Costituzione spetta di diritto un quarto dei seggi parlamentari (e che oggi ha ripreso gli attacchi anche aerei contro i guerriglieri ribelli dell'Esercito dello Stato di Shan-nord, ndr). Con loro l’NLD dovrà raggiungere un accordo per la formazione del nuovo governo, un processo pieno di insidie se non otterrà una larga maggioranza. E poi resta da sciogliere il nodo della presidenza, considerato che in base all’attuale Carta Suu Kyi non potrà assumere l’incarico in quanto ha figli con passaporto straniero (inglese).

Consapevole dell’esistenza di tutti questi ostacoli, la leader dell’opposizione sta optando per un profilo basso. Andare allo scontro frontale contro quello stesso establishment che l’ha costretta all’esilio forzato e a 15 anni di reclusione, le impedirebbe ancora una volta di avviare quel processo di democratizzazione nazionale per cui si impegna da una vita in continuità con quanto fatto dal padre Aung San, assassinato nel luglio del 1947 pochi mesi dopo aver guidato il Paese all’indipendenza dal Regno Unito.

Birmania al voto

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EPA/NYEIN CHAN NAING
Sostenitori della Lega Nazionale per la democrazia birmana - 9 novembre 2015

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