Le inchieste sul centrosinistra e il vizio del doppiopesismo
Dal caso della segretaria di Bersani al presunto abuso d'ufficio del governatore pugliese: quando lo strabismo giornalistico risparmia uno dei duellanti
Ipocrisia e doppiopesismo sono vizi antichi, ma mai come in questi anni stanno avvelenando l’informazione e la vita civile. Due dei principali candidati alle primarie del centrosinistra, i segretari di PD e SEL Pier Luigi Bersani e Nichi Vendola, a leggere i giornali (e spesso anche a guardare i programmi di approfondimento giornalistico in televisione e i talk show a cui partecipano) sono vergini della politica che possono dare lezioni di buoncostume nella gestione della cosa pubblica e lanciare duri moniti di etica civile. Eppure, attorno a Bersani si sta stringendo quello che anche dentro il suo partito viene definito “il tortello magico”, in analogia col “cerchio magico” di Umberto Bossi disfatto dalle inchieste giudiziarie. E Vendola, addirittura, è rinviato a giudizio per abuso d’ufficio e indagato in un altro procedimento relativo alla malasanità pugliese. Ma sembra che i lettori della stragrande maggioranza dei quotidiani debbano esser tenuti all’oscuro di sospetti e malefatte nel PD, e che vi sia per gli esponenti di certi partiti una presunzione d’innocenza che non vale (anzi, si ribalta nella contraria presunzione di colpevolezza a ogni costo) per chi milita in altre formazioni.
A cominciare da PDL e Lega. Anche le ultime rivelazioni che riguardano Gianfranco Fini, presidente della Camera e marito di Elisabetta Tulliani, sulla casa di Montecarlo e il fratello della Tulliani, non generano grandi articoli o campagne di stampa. Se ne occupano i giornali vicini al centrodestra (e Michele Santoro), sugli altri vediamo solo trafiletti e quasi nessun commento. Eppure, Fini è una delle più alte cariche dello Stato e la sua promessa di dimissioni è rimasta lettera morta.
A Vendola “Repubblica” dedica oggi un richiamo in prima pagina e un lungo articolo nelle pagine interne che riportano la richiesta dell’accusa di un anno e otto mesi di carcere per aver imposto la riapertura dei termini di un concorso per primario ospedaliero. Ampio risalto (giustamente) anche alla sua promessa di chiudere con la politica se sarà condannato. Vedremo. Un’attenzione più ad ampio raggio alle vicende giudiziarie c’è sul Fatto Quotidiano, ma con un protettivo occhio di riguardo per i magistrati e le scorrettezze che li riguardano.
Altro che cultura americana della notizia super partes.
Negli Stati Uniti il giornalismo investigativo precede le inchieste della magistratura e le innesca. In Italia, il giornalismo cosiddetto investigativo lavora sulle veline giudiziarie attraverso un triste doppia selezione delle notizie: in uscita dagli uffici giudiziari e in diffusione (a mezzo stampa). Su “Repubblica” troverete Vendola. Ma non troverete Bersani se non per la “fuffa” politica. Il fatto che il suo ex braccio destro Filippo Penati, la sua segretaria e altri consiglieri abbiano pendenti sul capo accuse gravi di corruzione, truffa e finanziamento illecito, sembra che interessi meno della campagna condotta contro Guido Bertolaso, l’ex capo della Protezione civile candidato oggi a nulla, colpevole di aver collaborato con il governo Berlusconi (e di aver fatto bene il suo lavoro).
L’accusa, ovviamente resa pubblica tramite intercettazioni telefoniche postate su youtube, sarebbe quella di avere “occultato” il rischio del terremoto a L’Aquila. Ma è del tutto evidente, ascoltando quelle conversazioni, che la preoccupazione di Bertolaso, propria dei suoi doveri istituzionali, era quella di non diffondere allarme e allarmismo nella popolazione solo per l’“al lupo, al lupo” di un “tecnico di laboratorio” che in più occasioni aveva già “previsto” il mega-sisma. Silenzio, invece, sulle responsabilità delle amministrazioni locali e dei costruttori riguardo alla qualità e alla manutenzione di edifici costruiti, in zona sismica, senza le dovute precauzioni anti-sismiche. Condanni a sei anni di carcere gli scienziati e “assolvi” i veri colpevoli (come sottolineano tutti i media stranieri e il Financial Times con un editoriale). Il guaio è che il doppiopesismo dei media mina la credibilità del giornalismo in Italia. E inquina la corretta informazione.