Le finanze dell'Isis godono di buona salute
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Le finanze dell'Isis godono di buona salute

Non è più il petrolio la principale voce di entrate del gruppo terrorista, bensì la tassazione imposta sui territori che amministra

Le finanze dell'Isis (Stato islamico) godono di ottima salute, nonostante i raid della coalizione guidata dagli Usa e il crollo dei prezzi del petrolio. Secondo un'inchiesta del New York Times, la voce più corposa del bilancio è costituita dalle entrate provenienti dalla tassazione imposta sui territori controllati dai militanti del califfo e dalle estorsioni che ammonterebbe a oltre un milione di dollari al giorno, cui debbono aggiungersi circa 500 milioni di dollari arrivati in tutto il 2014 dai valori rubati nelle banche di proprietà dello Stato, 100 milioni di dollariprovenienti dal commercio del petrolio e 20 milioni di dollari incassati con i riscatti degli ostaggi rapiti. 

LE VOCI DI SPESA
Secondo il New York Times la maggior voce di spesa dell'Isis riguarda i salari dei propri funzionari e combattenti, per i quali l'organizzazione spende dai 3  ai 10 milioni al mese. Una parte consistente delle spese dell'Isis riguarda anche gli investimenti nella sicurezza, dalla polizia ai tribunali, passando per i controlli finanziari nei confronti dei commercianti. L'Isis invece evita investimenti in infrastrutture che, considerata la necessità frequente di spostarsi a causa dei bombardamenti alleati, sono considerati antieconomici.

Le fonti di finanziamento dell'Isis

New York Times

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