'Nessun lacrimogeno dal Ministero, anche se...'
Monaldo (Lapresse)
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'Nessun lacrimogeno dal Ministero, anche se...'

Non è ancora chiaro cosa sia successo a Rome negli incidenti di mercoledì scorso...

“Per colpire il muro del ministero da Ponte Garibaldi, il poliziotto o il carabiniere che avrebbe lanciato il lacrimogeno deve aver mirato un uccello in cielo”. Simone Donazio Portavoce Nazionale dei Carabinieri Ausiliari non crede fino in fondo alla ricostruzione effettuata dal Racis, il reparto di investigazioni scientifiche dell’Arma dei Carabinieri, sulla traiettoria del lacrimogeno che ha colpito i manifestanti davanti al Ministero di Grazia e Giustizia, venerdì scorso. Un lacrimogeno che secondo gli specialisti sarebbe rimbalzato sulla folla dopo aver colpito una parete del palazzo e non lanciato da qualcuno proprio dalle finestre degli uffici.

La tesi del Racis su come il lacrimogeno avrebbe raggiunto la folla non la convince totalmente, perché?  

“A mio avviso ci sono ancora molti aspetti da chiarire su questa vicenda. Certo, il raggio d’azione del lancia lacrimogeni, è effettivamente compatibile con quanto dichiarato dai carabinieri del Racis, ovvero 100 massimo 150 metri di lontananza dal punto in cui è caduto. Tale, infatti, è la distanza tra il ponte e il ministero. Ma occorre precisare che è al quanto incredibile pensare che un poliziotto possa lanciarlo in modo così maldestro”.

Secondo lei, esiste anche un’altra spiegazione.

“E’ talmente “maldestra” la traiettoria effettuata dal lacrimogeno che l’altra spiegazione plausibile  è che sia partito accidentalmente dalla pistola lanciarazzi del poliziotto. Sempre e ammesso che sia stato davvero lanciato dal punto indicato dai carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche ”.

Per gli specialisti del Racis il lacrimogeno, sparato da Ponte Garibaldi, si sarebbe frantumato sulla parete del Ministero prima di cadere sui manifestanti…

“Se davvero il lacrimogeno ha urtato lo spigolo dell’edificio e nell’urto si è frantumato, potrebbe aver dato la sensazione ai manifestanti che i lacrimogeni lanciati fossero più di uno.  Effettivamente la violenza e con la quale un lacrimogeno raggiunge una parete è tale da provocarne la rottura. magari per l'urto con uno dei tanti condizionatori collocati sulla facciata esterna che hanno alcune parti particolarmente appuntite. La violenza dell’urto con la parte acuminata potrebbe averlo letteralmente diviso, tagliato, smembrato”.

Lei comunque non crede debba essere abbandonata definitivamente l’ipotesi che i lacrimogeni siano stati lanciati dall’alto, dalle finestre del Ministero..

“I due filmati, ovvero le due uniche testimonianze di quanto accaduto non sono particolarmente chiare per avvalorare la tesi dell’urto del lacrimogeno sulla parete. Occorre precisare, però, che dalle immagini non si può neanche affermare con certezza che siano stati lanciati dal Ministero,  così come neppure escluderla con certezza. E’ necessario indagare bene a fondo sulla vicenda perché se i lacrimogeni sono stati sparati dal Ministero di Grazia e Giustizia ci sarebbero ben altre responsabilità da individuare e punire. Il ministero è sotto la giurisdizione del Corpo di Polizia Penitenziaria ma quest’ultimo non ha in dotazione strumenti per ordine pubblico come i lacrimogeni. Dunque, a sparare sarebbero stati comunque dei poliziotti che potrebbero essere entrati all’interno della struttura solamente con la complicità del personale del dicastero stesso".

Concludendo, lei ha definito gli scontri tra polizia e manifestanti come una “guerra tra poveri”…  

“Certo, è stata una guerra tra poveri. Da una parte gli studenti e i manifestanti disgustati dalla politica e schiacciati dalla pressione fiscale; dall’altra i poliziotti e i carabinieri messi in difficoltà dai tagli operati alle Forze dell’ordine dalla politica. Non si tratta di due facce della stessa medaglia, ma della stessa identica faccia della medaglia. In piazza si è combattuta una guerra tra due parti povere, anzi, ormai impoverite della società. Purtroppo nessun manifestante si chiede mai chi c’è sotto il casco blu. I poliziotti sono uomini uguali ai manifestanti, con gli stessi problemi. Sì, perché nessuno pensa mai che lo sfratto esecutivo può averlo anche un uomo in divisa;  Equitalia colpisce anche un uomo in divisa ; la legge sul licenziamento per giusta causa è esecutiva anche per gli uomini in divisa. I poliziotti o i carabinieri sono lavoratori schiacciati dalla pressione fiscale come qualsiasi cittadino ma vengono bersagliati e additati più di qualsiasi altro cittadino. Ma se c’è stato qualche poliziotto o carabiniere che durante gli scontri ha sbagliato, deve essere identificato e severamente punito”.

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Nadia Francalacci