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Renzi & co. in fuga dalla realtà

Non è casuale che l'attenzione sia stata spostata sui temi del referendum costituzionale di ottobre

Gli elettori chiamati tra il 5 e il 19 giugnoa scegliere il sindaco che governerà le loro città sono investiti di una grande fortuna. Le urne, infatti, consegneranno un verdetto che su scala nazionale non potrà essere ignorato.

Il segretario del Pd Matteo Renzi ha fatto campagna elettorale, eccome se l'ha fatta, sia diretta sia indiretta: ha iniziato con le primarie dove ha lasciato impronte indelebili nell'indicazione di aspiranti sindaci di sua stretta osservanza e ha continuato con le vesti improprie di presidente del Consiglio con alcune trovate propagandistiche tra le quali svetta ineguagliata la festa del 16 giugno per l'abolizione della Tasi sulla prima casa (peccato che nel frattempo i Comuni, da Milano a Napoli, abbiano aumentato gli altri balzelli su rifiutie seconde abitazioni con rincari fino al 300 per cento!).

Non è casuale, affatto, che l'attenzione sia stata spostata da Renzi & Co. sui temi del referendum costituzionale di ottobre, come se il tagliando delle amministrative fosse inifluente. Così non è, da qui la gran fortuna in capo agli elettori. È dai territori, dal cuore pulsante del Paese che arriverà, inesorabile, la pagella all'esecutivo: non è vero che si vota "solo" per il sindaco, perché tutti i candidati contrapposti al centrosinistra nelle grandi città hanno chiaramente contestato alla radice le politiche di questo governo. Con toni e accenti diversi hanno messo in mora un "modello" amministrativo figlio del corso renziano. Non si vota "solo" per eleggere un sindaco che ripari le buche, come si sforzano di far credere da Palazzo Chigi.

Si elegge, piuttosto, il primo referente di ogni cittadino nell'affrontare i problemi di ogni giorno, anchee soprattutto quelli posti da Palazzo Chigi.A cominciare dalla gestione dell'immigrazione, dell'accoglienzae dell'ordine pubblico nelle città. Incapacitàe improvvisazione si distinguono nitidamente nella gestione a livello centrale dell'ondata migratoria, un fenomeno colpevolmente sottovalutato che continua a non essere governato e che anzi viene puntualmente scaricatoa livello locale. È quindi ovvio che con la scelta del 5 e del 19 giugno si darà inevitabilmente anche un giudizio sulle politiche dell'immigrazione, altro che storie.

A Palazzo Chigi tutto questo è ben presente, la riprovaè nell'ossessionata ricerca di fuggire dalla realtà. A parte il gran baccano sul referendum di cui si è detto, basta scorrere i titoli dei giornali delle ultime settimane per averne la riprova: è un florilegio di benaltrismo. Sono state sganciate bombe di propaganda nelle forme più svariate: dopo i bonus in tutte le direzioni e verso ogni categoria, si è aperto per l'ennesima volta il capitolo delle pensioni con aumenti ipotizzati per quelle minime. Si è arrivati a ridiscutere della vendita delle carceri nei centri delle città come se fosse una novità e non la solita minestrina che viene riproposta da decenni. Una legge che ci cambia la vita, per dovere di onestà, potrebbe essere approvata molto presto su iniziativa del Pd: prevede di aumentare la pena per i giornalisti che diffamano politici e magistrati fino a nove anni. Il rappresentante europeo dell'Osce, Dunja Mijatovic, l'ha definita "agghiacciante". È da tre anni che governo e maggioranza prendono in giro lei e tutto il mondo, affermando che l'Italia avrebbe cancellato il carcere per quel reato. Ora addirittura vogliono aumentare la pena. Senza vergogna.

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Giorgio Mulè