Prima che di alleanze, parlateci di programmi
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Prima che di alleanze, parlateci di programmi

Dateci una buona ragione per cui valga  ancora la pena uscire da casa e andare a  votare nel 2013

La tua opinione è un fatto
Nel Partito democratico se le danno di santa ragione, nel Pdl non sono da meno. E Beppe Grillo continua a manganellare a destra e sinistra. Confesso di non essere mai stata estremista, al contrario sarei la perfetta descrizione di una «moderata». Sebbene mi sforzi di guardare ai protagonisti della politica per cercare qualcosa in cui riconoscermi non trovo alcun riferimento. E, se penso alle elezioni, tra non molto sarò seriamente angosciata.
Giovanna Lucidi, Milano

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Il tempo che ci separa dalle elezioni stringe. Di qui a sei mesi saremo chiamati a dire a chi vogliamo affidare l’Italia. È dunque ovvio che la politica in questa fase ribolla a destra, al centro e a sinistra. E fino a quando non sarà definita la legge elettorale il balletto delle alleanze, dei corteggiamenti, dei fidanzamenti, delle liti e delle rappacificazioni è destinato a continuare. Oramai manca poco e, definite le modalità della gara, tutto sarà finalmente più chiaro: i giocatori indosseranno la maglia e gli schieramenti in campo saranno ben riconoscibili. Nel frattempo viviamo una fase in cui imperano i teatrini della politica. Che, a dire il vero, possono anche essere divertenti, soprattutto se gli attori recitano copioni credibili. Vale per la destra e per la sinistra.

Altra cosa è invece un teatrino della politica sgangherato, quasi da improvvisazione paesana. Una recita senza trama, ma affidata unicamente a un noioso monologo o a una battuta da avanspettacolo. Ecco, di questi teatrini francamente non si avverte la necessità. Pd, Pdl e Udc, per essere chiari, farebbero bene a lasciare il gran ballo delle alleanze per focalizzare l’attenzione su come intendono rifondare questo Stato. Solo dopo avere definito una nuova idea di Stato, un nuovo patto sociale per la crescita e lo sviluppo, si potrà infatti parlare di alleati e compagni di strada. Si tratta di quelle che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha chiamato «soluzioni lungimiranti». Ed è proprio la capacità di cogliere queste «soluzioni» che manca in questo momento. Così come manca il coraggio di dire finalmente che in questo Paese non funzionano né le regioni né la giustizia, né la burocrazia né gli organi di controllo. L’Italia ha bisogno di un leader che sappia guardare in faccia le rughe oltraggiose della nostra democrazia e che sappia conseguentemente affrontare il percorso indicando anche trappole e difficoltà che ci troveremo davanti quando proveremo a rifondare questo Stato, questa democrazia, questa politica.

Elettori moderati o di sinistra, conservatori o progressisti chiedono soltanto questo alla politica e a chi soprattutto intende proporsi come leader: dateci una buona ragione e quindi un buon programma per il quale valga ancora la pena una domenica di aprile 2013 uscire da casa e andare a votare.

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Giorgio Mulè