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E riecco il popolo dei moderati

Il primo turno delle comunali 2017 mostra come il populismo grillino abbia vita breve e come il fronte dei moderati abbia ancora spazio per affermarsi

Le elezioni che prevedono il secondo turno sono un po' un terno al lotto: succede, e non di rado, che candidati in netto vantaggio sull'inseguitore o addirittura prossimi alla maggioranza assoluta siano poi sconfitti al ballottaggio. Quello che però è accaduto l'11 giugno con il voto parziale per i sindaci, al netto di alcune ovvie considerazioni come la presenza di liste civiche, consegna una fotografia molto attendibile su quanto potrebbe accadere in occasione delle elezioni per il rinnovo del Parlamento quando certamente non ci sarà il ballottaggio.

Il dato più importante è che abbiamo assistito alla ricostituzione del blocco sociale dei moderati, che in parte è tornato a far sentire la sua voce dopo anni di apatia dalla politica espressa con un astensionismo elevato. Questo blocco sociale ha espresso con chiarezza un'indicazione che, con alleanze variabili tra partiti nazionali e in parte con le "civiche", si è comunque ritrovato su un'idea della politica che abiura in radice qualsiasi pulsione populista.

L'offerta nella quale ha confluito un'ampia fetta del paese è quella di un'amministrazione che prometta di essere assennata e pragmatica, che rifugga da slogan un tanto al chilo e da icone costruite dai media con scarsa aderenza alle esigenze del territorio: i casi di Genova e Lampedusa sono gli esempi più lampanti di questi due estremi, anche geografici. Il risultato di Genova, inoltre, con il "modello Toti", fondato su una lungimiranza di un asse dei moderati che sappia temperare alcune forzature della Lega, risalta ancora di più perché avviene nella roccaforte di Beppe Grillo - in una città peraltro dominata storicamente dalla sinistra - e dimostra che la vittoria alla Regione del centrodestra nel 2015 non fu un episodio isolato ma l'inizio di un percorso di buona amministrazione oggi premiato dai cittadini.

Se i 5 Stelle fossero dotati di spirito di autocritica dovrebbero immediatamente far tesoro di questa Waterloo elettorale che premia a Parma un sindaco come Federico Pizzarotti, scomunicato dal Movimento, e punisce indistintamente da una parte all'altra dell'Italia quasi tutti i candidati. I grillini pagano certamente l'effetto Raggi, il caravanserraglio di Roma con tutte le umiliazioni che sta infliggendo all'Italia. E pagano un prezzo così alto proprio per non essere stati capaci di fare autocritica sull'esperienza romana con la difesa oltre ogni ragionevole certezza della fallimentare giunta capitolina.

Quanto al centrosinistra emerge con chiarezza la mancanza di galvanizzazione del suo elettorato, smarrito e confuso dall'atteggiamento del Pd di Matteo Renzi costretto a navigare a vista tra il sostegno a un governo-trappola con l'odiatissimo alleato Angelino Alfano e la conseguente mancanza di visione del Paese.

Il blocco dei moderati ha così la grande chance di tornare a essere protagonista. Va dato atto a Silvio Berlusconi di non aver ceduto, anzi di aver nettamente contrastato le sirene del populismo e di aver al contrario rilanciato ancora una volta l'idea di un progetto autenticamente liberale fondato sulla centralità del benessere dei cittadini. Ora è il momento di rafforzare questo fronte, di imprimere l'accelerazione finale in vista delle elezioni politiche.

Il vento del voto in Europa (dall'Olanda alla Francia in attesa della Germania) porta con sé la consapevolezza che il populismo è come un tornado: fa paura e anche molti danni, ma di sicuro finisce per esaurire la sua forza. Guardate alle macerie di Roma e alla punizione inflitta dagli elettori ai 5 Stelle, ne avrete la dimostrazione.

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