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Ci sono i migranti, non c'è lo stato

Lo stupro di Rimini è l'esempio di come non ci siamo ancora dotati di procedure efficaci per controllare chi accogliamo e manteniamo in Italia

Come spesso accade è necessario un episodio eclatante, addirittura enorme, per risvegliare l'attenzione su un problema. Lo stupro di Rimini è uno di questi. I responsabili, al netto delle vigliaccherie difensive (con dichiarazioni tipo "Mentre avveniva la violenza dormivo e sognavo di non essere lì..."), sono tutti giovanissimi o giovani extracomunitari e segnalano il clamoroso fallimento della loro integrazione in Italia.

Prevengo la prima obiezione così andiamo rapidamente al cuore della questione: potevano essere italiani i colpevoli e sarebbero stati ugualmente delle bestie. Abbiamo invece quattro ragazzi (due fratelli marocchini di 15 e 17 anni, un nigeriano di 16 e un congolese di 20) che squadernano le falle di un sistema da rivedere senza indugio.

Per mancanza di spazio basterà scorrere il "curriculum familiae" dei ragazzi marocchini. Il padre e la madre hanno perennemente guai con la giustizia. Lui è un delinquente arrestato per furti e aggressioni, condannato e agli arresti domiciliari, espulso per la prima volta quindici anni fa ma mai rimpatriato.

La madre ha cinque querele perché perseguitava la vicina e un processo alle porte, un ammonimento del questore per stalking con i figli etichettati come bulli irrecuperabili a scuola e usati dalla madre per compiere spedizioni punitive contro la vicina (l'ultima prognosi dopo la "visita" dei ragazzi è di 15 giorni).

A questa famiglia lo Stato garantiva una casa con affitto gratuito, bollette pagate e buoni per la spesa. Bene, uno Stato che si comporta così si può definire in una sola maniera: un perfetto idiota.

Dopo aver dolosamente sottovalutato o addirittura negato l'ondata migratoria, infatti, non ci siamo ancora dotati di procedure efficaci per controllare chi accogliamo e manteniamo nel nostro Paese. La baraonda di permessi concessi con lo status di rifugiato politico o di tipo umanitario si rivelano sempre più un lasciapassare per i fuorilegge.

Il peggiore alleato di questo laissez faire è il buonismo, questa nuova forma di estremismo che ha sostituito le teste malate del '68 e pretende oggi la bontà a tutti i costi. Bollano come "razzista" o "fascista" chi osa chiedere regole certe, controlli accurati, diritti comuni.

E mentre blaterano non si accorgono che a Rimini lo Stato con il buonismo senza fondo verso la famiglia dei marocchini ha celebrato la sua Caporetto stracciando i principi della stessa Costituzione: poteva garantire la legalità e non lo ha fatto, doveva garantire la certezza della pena e non lo ha fatto, poteva garantire la sicurezza e non lo ha fatto; così come non ha garantito un equo trattamento sociale ed economico rispetto alle altre famiglie disagiate.

L'orrore che si è consumato nei Bagni 130 in Romagna obbliga questo Stato a rinsavire e rimettere mano alle procedure di accoglienza. Si potrebbe iniziare con controlli periodici dello status del migrante e proseguire con espulsioni certe ed immediate nel caso dei criminali. Sarebbe un buon segnale, significherebbe aver imparato la lezione. Prima di accorgerci che un kamikaze era tra noi, magari con alloggio popolare pagato dallo Stato.

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Giorgio Mulè